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Centro disturbi alimentari, le pazienti: "Dove sono finiti i 300mila euro per il semi-convitto?"

Animi tesi nella struttura dell'Asl di Soccavo: "I soldi sono stati stanziati nel 2017 e da allora attendiamo di avere un posto in cui consumare i pasti con l'aiuto degli operatori"

Da oltre tre anni attendono che il Centro disturbi alimentari di Soccavo diventi una struttura semi-residenziale. Per le ragazze e donne affette da anoressia, bulimia, binge, sarebbe un momento importante, perché potrebbero consumare il pasto con l'aiuto degli operatori e delle operatrici che le seguono nel percorso per affrontare la patologia. 

Quando alla fine del 2017 una delibera dell'Asl Napoli 1 finanziò, con 312mila euro, il potenziamento dell'ambulatorio e la creazione del semi-residenziale, la notizia fu accolta con gioia. A oggi, però, quel progetto non è mai stato realizzato. E per questo motivo, le pazienti del Centro si ritrovano quasi tutti i giorni nell'adiacente parco del Polifunzionale di Soccavo, per consumare insieme il pasto portato da casa. 

"Per noi non si tratta solo di mangiare - spiega Manuela Sorice, che soffre di bulimia da molti anni - Si tratta di un momento in cui affrontiamo le nostre paure. Ed è per questo che aspettiamo con ansia che il Centro diventi un semi-residenziale. Invece, ci sembra che la Direzione stia andando da tutt'altra parte. Dove sono finiti i 300mila euro stanziati nel 2017?".

La tensione tra utenti e Asl è scoppiata nel novembre 2020, quando con una delibera interna si prospettava la possibilità di aprire il Centro, fino a quel momento esclusivo per il trattamento dei disturbi alimentari, anche ad altre patologie della salute mentale: "Questo luogo rappresenta la nostra seconda casa. Abbiamo bisogno dell'assistenza di personale dedicato e qualificato, non si possono mischiare problematiche diverse tra loro. Per noi avrebbe rappresentato un ridimensionamento". 

Dopo le proteste, la delibera è stata sospesa, ma le dinamiche interne al centro hanno continuato a destare preoccupazione tra le pazienti: " "Due psicoterapeuti su quattro sono stati trasferiti - prosegue Manuela - e la frequenza delle sedute di psicoterapia si è diradata da una a settimana a una ogni 20 giorni. Decisamente troppo poco". 

Queste donne sono assistite dalla Federconsumatori Campania che, con l'avvocato carlo Spirito, ha inviato lettere di diffida alla Direzione della Salute mentale e fatto una richiesta di accesso agli atti: "Vogliamo capire come sono stati spesi questi 300mila euro e perché non è stato ancora realizzato un centro semi.residenziale, così come disposto dalla delibera dell'Asl del 2017 e come recitano tutte le indicazioni della comunità scientifica internazionale. Invece, si costringe queste persone a consumare un pasto, forse il momento più delicato della loro giornata, all'interno di un parco senza nessun ausilio". 

La replica

In una intervista rilasciata a Napolitoday (clicca qui per l'integrale), Fedele Maurano, direttore della Salute mentale dell'Asl Napoli 1 Centro, replica alle critiche: "Non abbiamo mai pensato di ridimensionare il centro e abbiamo sostituito le due figure professionali trasferite con due operatori part time. Non mi risulta che si siano ridotte le sedute, ma mi informerò ulteriormente per rispondere anche a questo. Per quanto riguarda la realizzazione del Centro semi-residenziale, la pandemia ha rallentato tutto ma è un progetto che riprenderemo a breve. Con i 300mila euro di cui tanto si parla abbiamo assunto personale e comprato arredi per la struttura".  

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