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Salute

Acufene, cos'è e come si cura la malattia che ha colpito Caparezza

Il rapper aveva già raccontato della sua malattia nel brano “Larsen”, ora ha annunciato di voler ridurre la sua presenza sulle scene, senza però parlare di ritiro

“Faccio questi venti concerti e mi fermo. Non posso rischiare troppo". Così Caparezza ha annunciato, in un’intervista a Il Resto del Carlino, che rallenterà la sua attività musicale (senza però parlare di ritiro) a causa della malattia di cui soffre da tempo. "Soffrendo di acufene e ipoacusia - ha spiegato il rapper 48enne - non posso più fare lunghi giri di concerti come accadeva in passato. In questi sette anni di difficoltà ho incontrato tanti colleghi che mi hanno detto ‘fatti vedere da quello’. Io l’ho fatto ma non è cambiato alcunché. Così ho smesso di cercare cure miracolose per il mio deficit uditivo".

"Lì per lì, quando ho scoperto di non poter più ascoltare la musica in cuffia, sono andato in crisi, pensando al mio corpo come a una prigione. Così ho provato di tutto, pillole, iniezioni, psicoterapia, ma alla fine ho capito che dovrò semplicemente tenermelo e magari pensare ad altro, distrarmi", ha aggiunto Caparezza chiarendo che non vuole ritirarsi a vita privata ma solo adattare l’impegno live alla sua situazione, e annunciato il ritorno di fiamma per “la passione mai sopita per il mondo dei fumetti”.

Cos'è l’acufene

L’acufene è un disturbo uditivo molto fastidioso che si manifesta con fischi, ronzii e sibili, avvertiti nelle orecchie o nella testa, in assenza di uno stimolo acustico esterno. Sulla base della sua durata si definisce 'recente" o "persistente", se insorto da più di sei mesi. A soffrirne nel nostro Paese sono più di 6 milioni di italiani, di cui più di 400mila in maniera severa. Quando la condizione è cronica, il disturbo può avere un forte impatto sulla vita quotidiana di chi ne soffre provocando stress, ansia, rabbia e disturbi del sonno, con serie ripercussioni sia sull’attività lavorativa che affettiva.

Acufene soggettivo e oggettivo

“Si distinguono - spiega a NapoliToday la dott.ssa Irma Bencivenga, fisioterapista, osteopata e posturologa, esperta in riabilitazione delle disfunzioni oro-maxillo-facciali - due tipi di acufeni: oggettivo e soggettivo. Il primo, più raro, è determinato da un suono reale che si genera all’interno del corpo. Generalmente è causato da anomalie vascolari che determinano l’insorgenza di un flusso ematico turbolento che attraverso il tessuto osseo viene trasmesso alla coclea (organo dell’udito). L’acufene soggettivo, più comune del primo, origina, invece, da un'anomalia in qualche punto delle vie acustiche causando la percezione di un suono 'fantasma' in assenza di un qualsiasi rumore reale. Varia nei singoli individui per frequenza e intensità ed è sensibile alle condizioni di stress, all’attività fisica, ma anche a certi farmaci o alimenti. Viene facilmente mascherato dagli altri suoni e percepito soprattutto la notte quando c’è silenzio”.

Quali sono le cause

“Le cause dell’acufene possono essere diverse - continua la dott.ssa Bencivenga -. Tra le più frequenti, nel caso di acufeni soggettivi, c’è l’esposizione per brevi o lunghi periodi a rumori molto forti, oppure patologie come otiti o la malattia di Ménière, corpi estranei, ipoacusia (riduzione o perdita dell’udito), stress emotivo, ma anche l’assunzione di determinati farmaci. Gli acufeni soggettivi, come abbiamo visto prima, sono invece essere causati da anomalie vascolari”.

Come si cura

“Le alternative terapeutiche – spiega la dott.ssa Bencivenga - sono varie. Prima di intervenire bisogna però valutare attentamente la situazione del paziente, la causa della patologia e l’esito degli esami diagnostici. Tra le terapie più diffuse ci sono quelle osteopatiche. Le tecniche usate, in questo caso, servono a migliorare il flusso ematico e linfatico dei distretti interessati. Si utilizzano manovre che aiutano la respirazione e la mobilità toracica, nonché tecniche miofasciali per detendere la loggia anteriore del collo, lavoro muscolare sui muscoli cervicali e nucali, oltre a delle tecniche più dirette alle strutture contigue dell'orecchio interno con lo scopo di detendere strutture fasciali, legamentose e muscolari. Un altro rimedio è quello odontoiatrico: consta in una valutazione gnatologica con tanto di esami strumentali e esame clinico/anamnestico per determinare l'efficacia di un bite, e di quale tipo di ortesi occlusale”.

Quando si ricorre alla chirurgia

“Si ricorre all’intervento chirurgico quando l’acufene dipende dal conflitto vaso-nervo vascolare, ovvero se il nervo uditivo tocca l’arteria cerebellare media (provocando la percezione della pulsazione all’orecchio). Si può, infatti, procedere all’operazione, che avviene tramite micro-decompressione vascolare o l’allontanamento del vaso dal nervo anche di parecchi millimetri”.

Come prevenirlo

“L'acufene si può prevenire evitando i fattori causali elencati in precedenza come stress prolungato ed esposizioni a intensi rumori. Se siete al mare, invece, si consiglia sempre l’utilizzo di tappi per le orecchie”.

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