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Salute

Acidità di stomaco, cosa mangiare e cosa evitare a tavola per combatterlo

"Cibi aciduli, come agrumi, pomodori, cioccolata, pepe e peperoncino sono incompatibili con uno stomaco sofferente. Per non incorrere nel fastidio è bene preferire fonti magre di proteine e carboidrati integrali, e soprattutto fare porzioni piccole, ben masticate e non troppo speziate". L'intervista al dott. Fabio Mariniello

L’acidità di stomaco, detta anche pirosi o acidità gastrica, è uno dei più diffusi disturbi che colpiscono l’apparato digerente. E’ un sintomo comune di problemi diversi, ed è talmente frequente che sembra difficile trovare qualcuno che non ne abbiano mai sofferto. Solitamente, il paziente lamenta una fastidiosa sensazione di bruciore, che insorge nello stomaco e, con ondate più o meno intense, tende a risalire in alto fino alla bocca.

"Per acidità di stomaco – spiega a NapoliToday il dott. Fabio Mariniello, biologo nutrizionista - si intendono tutti quei sintomi riconducibili alla percezione di bruciore che va dalla bocca dello stomaco fino al palato molle. La sintomatologia ha diverse sfumature e peggiora in base al contesto anatomo/patologico del soggetto. Non di rado i pazienti avvertono un retrogusto acidulo in gola. E, talvolta, il bruciore può trasformarsi in vero e proprio dolore e determinare anche alterazioni dei tessuti esofagei. Nella maggior parte dei casi, il termine più corretto per definirlo è Reflusso Gastroesofageo”. Ma quali sono le cause e come combatterlo a tavola? Esistono rimedi naturali efficaci?

Dott. Mariniello, cosa causa l’acidità di stomaco?

“Le cause possono essere molteplici: obesità, ernia iatale, alterazioni del cardias, iperfagia, infezione da Helicobacter Pylori. Le prime tre cause sono puramente anatomiche. Se il grasso addominale o un’ernia vanno a “deformare” la naturale posizione dello stomaco, può capitare che i succhi gastrici vengano a contatto con l’esofago. Anche il malfunzionamento della valvola “cardias” (ha il compito di far passare il cibo ingerito) può generare il fastidio. Altro discorso è l’iper-nutrizione. Lo stomaco è elastico, ma ha dei limiti. Riempirlo troppo, in tempi brevi può determinare la sintomatologia. Molto comune è anche l’infezione batterica da H. Pylori. Questo patogeno è ubiquitario e si trasmette in condizioni di scarsa igiene. Spesso l’infezione è asintomatica, ma qualora iniziasse a dare fastidio, sarebbe opportuno procedere con una terapia e poi con la sanificazione dell’ambiente circostante. Non sono rari i casi di guarigione e ricaduta”.

Quali sono i cibi sconsigliati in presenza di questo disturbo?

“I cibi tipicamente aciduli sono fortemente sconsigliati. Gli agrumi, i pomodori, la cioccolata, la frutta secca sono spesso banditi dalla dieta dei pazienti con sintomi più gravi. Le spezie, in particolare quelle piccanti, andrebbero evitate. Pepe e peperoncino sono incompatibili con uno stomaco sofferente. Anche le bibite gassate sono da considerarsi proibite. Non solo hanno una base acida, ma i gas tendono a dilatare lo stomaco ed a risalire lungo l’esofago. Altri soggetti risentono anche di alimenti comunemente considerati sicuri. L’approccio terapeutico diviene, quindi, fondamentale”.

Quali sono, invece, i cibi consigliati che possono alleviarlo?

“La domanda è complessa. Non esistono cibi che potremmo definire realmente terapeutici. È il modo in cui mangiamo che può fare la differenza. Pasti con porzioni più piccole, ben masticate e non troppo speziati sono considerati sicuri. Andrebbero evitati gli alimenti fritti, grassosi e difficilmente digeribili. Mangiare fonti magre di proteine e carboidrati integrali è una buona strategia per non incorrere nel fastidio”.

Quali regole adottare per prevenirlo e/o combattere l’acidità di stomaco?

“Innanzitutto rivolgersi ad un medico, il quale dovrà sottoporre il paziente a degli esami. Sarebbe opportuno valutare subito la composizione corporea del paziente. Una condizione di sovrappeso o una pancia molto prominente sono spesso la causa primaria del problema. In secondo luogo, rivolgersi ad uno specialista di nutrizione umana, quali nutrizionisti, dietisti e dietologi. Correggere le abitudini alimentari riduce il problema e spesso lo risolve. Non sarebbe sbagliato procedere con indagini diagnostiche come la ricerca degli anticorpi anti H. Pylori, per escludere da subito il possibile fattore eziologico. In ultimo, se il medico lo reputa opportuno, si può procedere con una gastroscopia per appurare la presenza di ernie o alterazioni morfologiche dell’esofago. Per quanto invasiva, questa metodica consente di prevenire una grave conseguenza del reflusso: “l’esofago di Barret”. Nel caso in cui vi fossero effettivamente alterazioni anatomiche, la chirurgia può essere risolutiva”.

E’ vero che può influire sulla comparsa dell’acidità di stomaco anche la posizione del corpo assunta immediatamente dopo aver mangiato?

“Chi soffre di reflusso dovrebbe rimanere in posizione eretta, o comunque seduto per almeno un’ora o due dopo il pasto. Spesso i sintomi si manifestano da stesi, specialmente se si è mangiato da poco. Nei casi più gravi, però, si percepisce il bruciore anche nella posizione corretta”.

Esistono rimedi naturali contro l’acidità di stomaco?

“I rimedi naturali esistono, ma vanno presi e considerati come palliativi e non come vere terapie. A volte aiutano, altre no; non fanno miracoli. Lo zenzero è comunemente usato come rimedio, ma spesso il paziente subisce un effetto placebo. In caso di infezione da H. Pylori, abbassare drasticamente il sale impiegato in cucina migliora il decorso della malattia. Anche la liquirizia può contrastare l’avanzamento dell’infezione e placare in modo lieve il bruciore. Il mio consiglio è quello di procedere in modo più drastico. Il problema va risolto, non contenuto”.

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