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Covid-19 e polmonite interstiziale, quando l’infezione colpisce i polmoni: l’intervista allo pneumologo

“Non è chiaro cosa causi una differenza di gravità dell’infezione. Si ipotizza che la sua evoluzione dipenda dal contatto con un’alta carica virale e dalla compromissione delle difese immunitarie dell’organismo ospite”. La dott.ssa Mariella D’Amato, specialista in Tisiologia e Malattie dell’Apparato Respiratorio presso l’ospedale Monaldi, spiega come può evolvere l'infezione

- L’osservazione dei malati Covid in questi mesi ha portato ad individuare 3 fasi distinte nel decorso della malattia. Può spiegare come evolve l’infezione?

“La malattia lieve è caratterizzata da sintomi del tratto respiratorio superiore, come raffreddore e mal di gola, e spesso sono l'unica manifestazione della malattia. Quando il virus, o per un’alta carica virale o per una compromissione delle difese immunitarie, riesce ad arrivare alle vie aeree inferiori, scatena una polmonite interstiziale bilaterale che, in una prima fase interessa solo i lobi inferiori dei polmoni e solo successivamente può interessare in maniera completa entrambi i polmoni. Ciò è dovuto al danno alveolare legato direttamente all’azione del virus. In particolari condizioni, dopo questa fase, si instaura una forte reazione immunitaria, chiamata tempesta citochinica, caratterizzata dall’innalzamento di vari indici infiammatori tra cui il didimero (espressione di un’alterata coagulazione), che porta alla liberazione di sostanze in grado di danneggiare prima il polmone e poi altri organi come cuore, reni, cute, ecc. Questo danno, che a sua volta induce ulteriore infiammazione, si esprime in micro e macrotrombosi, sia arteriose che venose, che possono essere l’anticamera di gravi danni agli organi. Tutto ciò nel polmone si traduce in una modifica di ciò che vediamo alla TC ad alta risoluzione, che è il “gold standard” della diagnosi: da un danno a vetro smerigliato si passa ad addensamenti multipli. Questo danno è un segno clinico di un aggravamento delle condizioni respiratorie: se il paziente prima aveva bisogno solo di un supporto di ossigeno, da questo momento in poi necessità di aiuti più spinti fino alla ventilazione non invasiva. Se i segni della polmonite diventano più gravi, con rapido deterioramento delle condizioni cliniche e insorgenza di segni di acuto distress respiratorio (ARDS), il paziente va trasferito subito in terapia intensiva”.

- Nei bambini la polmonite interstiziale da Covid-19 è rara. Come mai?

“I dati tratti dall’attuale epidemia di Covid-19 confermano che l'infezione nei pazienti adulti è clinicamente diversa dall'infezione che colpisce i bambini. In particolare, due punti meritano di essere evidenziati. Innanzitutto, l'epidemiologia conferma che l'infezione sembra essere meno frequente nei bambini. Ma questo, soprattutto nella prima ondata, potrebbe essere dovuto al fatto che i bambini sono stati chiusi per più tempo rispetto agli adulti. In secondo luogo, le manifestazioni cliniche sono più lievi con meno complicazioni. Inoltre, una diversa distribuzione, maturazione e funzionamento dei recettori virali ACE2 sono segnalati come una possibile causa di diversa incidenza correlata all'età. Ma l’avere meno sintomi può essere anche a causa di un minor numero di tamponi effettuati in questa fascia di età, con la probabilità di aver perso diversi casi di infezione nei bambini. È ipotizzato, inoltre, che i bambini possano avere una risposta immunitaria innata più attiva nei confronti dei virus come anche che vi sia un'azione cross-protettiva anticorpale svolta da precedenti infezioni respiratorie virali. Cioè rinovirus, virus respiratorio sinciziale e virus influenzali, che hanno un’alta frequenza nei bambini, potrebbero fornire protezione contro l’aggressività del SARS-CoV-2. Riguardo la minore incidenza di polmonite, sarebbe dovuta alla minore probabilità del virus di oltrepassare le vie aeree superiori”.

- Come viene curata la polmonite interstiziale?

“Ad oggi non abbiamo farmaci specifici per il Coronavirus. Il Remdesivir è l’unico antivirale che ha dato una risposta importante, ma è indicato nelle forme di polmonite moderata-grave. La terapia cardine prevede il supporto di ossigeno, cortisonici ad alto dosaggio ed eparina a basso peso molecolare, in una prima fase a dosaggio minimo per prevenzione e poi a dosaggio massimo per il trattamento delle trombo-embolie. La terapia antibiotica è solo di supporto per evitare che l’infezione virale apra la porta a batteri complicando ulteriormente il quadro clinico”.

- Quali possono essere le conseguenze della polmonite interstiziale? Il paziente rischia di non riprendere del tutto la funzionalità polmonare e avere incapacità nel ristabilire le riserve di aria che aveva prima dell’infezione?

“I dati non sono ancora univoci, il Covid-19 è una malattia troppo recente, è necessario un maggior tempo di osservazione dei pazienti. Al momento è stato osservato che ad alcuni pazienti, indipendentemente dall’età, restano cicatrici che compromettono in modo cronico la respirazione e per i quali sarebbe utile la riabilitazione respiratoria, ma nella maggior parte dei casi, con il tempo, scompare tutto o quasi”.

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