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Martedì, 19 Marzo 2024
Salute

Covid-19 e polmonite interstiziale, quando l’infezione colpisce i polmoni: l’intervista allo pneumologo

“Non è chiaro cosa causi una differenza di gravità dell’infezione. Si ipotizza che la sua evoluzione dipenda dal contatto con un’alta carica virale e dalla compromissione delle difese immunitarie dell’organismo ospite”. La dott.ssa Mariella D’Amato, specialista in Tisiologia e Malattie dell’Apparato Respiratorio presso l’ospedale Monaldi, spiega come può evolvere l'infezione

L’infezione causata dal Coronavirus SARS-CoV-2 può manifestarsi in diverse forme. Dall’assenza completa di sintomi alla comparsa di complicazioni come la polmonite interstiziale e l’ipossiemia grave che possono evolvere in una condizione da distress respiratorio acuto (ARDS). L’osservazione dei malati Covid in questi mesi ha portato ad individuare tre fasi distinte nel decorso della malattia sintomatica. Nella prima il virus, attraverso le vie respiratorie, entra nell’organismo e si replica all’interno delle cellule. Nella seconda scende nei polmoni e scatena la polmonite interstiziale bilaterale. Nella terza la risposta iper-infiammatoria (l’ormai nota “tempesta citochinica”) determina un quadro di vasculopatia arteriosa e venosa con un rischio tromboembolico e conseguenze anche su altri organi. Per comprendere meglio come può evolvere l’infezione dalla forma meno grave a quella più severa, abbiamo intervistato la dott.ssa Mariella D’Amato, Specialista in Tisiologia e Malattie dell’Apparato Respiratorio presso l’ospedale Monaldi di Napoli.

- Dott.ssa D’Amato, una delle conseguenze più gravi dell’infezione da Coronavirus è la polmonite interstiziale. Quando il virus può provocare questa patologia e quali sono i sintomi spia?

“SARS-CoV-2 invade le cellule umane usando la proteina Spike per legarsi ad un enzima (ACE 2)  presente soprattutto sulla superficie delle cellule che costituiscono l’epitelio degli alveoli polmonari, ma anche del rivestimento di molti altri organi. Questo enzima è più espresso negli uomini che nelle donne, e a diversi livelli anche in base all'età e alla razza. Ciò che causa una differenza di gravità dell’infezione (soggetti in cui il virus si ferma a livello delle vie aeree superiori e soggetti in cui scende nelle vie aeree inferiori) non è chiara, si ipotizza che la sua evoluzione dipenda da due variabili: il contatto con un’alta carica virale e la compromissione delle difese immunitarie dell’organismo ospite. L'infezione da nuovo Coronavirus provoca una infiammazione dell'interstizio polmonare che viene infiltrato dalle cellule dell'infiammazione (leucociti e macrofagi insieme a liquido trasudato dal sangue). L'impalcatura si ispessisce, diventa ingombrante e impedisce agli alveoli polmonari (che consentono lo scambio respiratorio tra il sangue e l'atmosfera) di espandersi completamente durante l'inspirazione. Comincia a mancare l'ossigeno e il respiro si fa affannoso. Tosse secca, dispnea (mancanza di fiato) e insufficienza respiratoria (saturazione dell’ossigeno che scende sotto i livelli normali) sono i sintomi spia”.

- Quando diventa bilaterale?

“La caratteristica peculiare della polmonite causata dal COVID-19 è che, da subito, è bilaterale, quindi colpisce entrambi i polmoni”.

- Qual è la principale fonte di infezione?

“Le goccioline respiratorie contenenti il virus rappresentano la principale fonte di infezione. Attraverso la vicinanza con secrezioni aerosolizzate, uno starnuto o una tosse di individui affetti, si può contrarre l’infezione”.

- Qual è il periodo di incubazione dal contatto con il virus?

“Il periodo medio di incubazione del SARSCoV-2 è di 6,4 giorni, in uno spazio compreso tra i 2,1 e gli 11,1 giorni”.

- Come viene diagnosticata la polmonite interstiziale?

“I sintomi di cui ho parlato sono molto caratteristici, ma per la diagnosi di certezza si procede con la TC ad alta risoluzione. La TC, attraverso software che calcolano il grado di danno ci rivela gli indici prognostici, attraverso i quali capiamo quanto è grave il danno polmonare e quindi, in misura indiretta, se il paziente ha necessità di ossigeno e di ventilazione”.

- Quali sono i soggetti più a rischio? Chi ha problemi a carico dell’apparato respiratorio è maggiormente esposto?

“I soggetti più a rischio sono i pazienti con patologie croniche: diabete, ipertensione arteriosa, cardiopatie, aritmie, nefropatie. Per quanto riguarda i pazienti con patologie respiratorie, risultano più a rischio i pazienti affetti da fibrosi polmonare e da BPCO (Broncopneumopatia Cronico-Ostruttiva). C’è da aggiungere che i pazienti BPCO sono nella maggior parte dei casi pazienti con più comorbidità (più malattie) e, quindi, di per sé pazienti a grave rischio. Invece non sembrano a maggior rischio di sviluppare una polmonite grave i pazienti affetti da asma bronchiale anche nella forma severa”.

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