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Il caso

Statua Maradona, interviene l'ex assessore De Majo: “Decisioni prese dopo di me”

In un lungo post Facebook ha spiegato di aver raccontato tutto in procura

L'ex assessore alla Cultura, Eleonora D Majo è intervenuta sulla vicenda della statua di Maradona. Una vicenda che la vede indagata dalla procura di Napoli per la procedura indetta all'epoca. Con un lungo post Facebook ha spiegato le sue ragioni all'indomani delle dichiarazioni del sindaco Manfredi e della decisione di restituire la statua. 

“Questa mattina il mio nome è tornato sulla stampa a proposito della statua di Maradona, accanto ad una serie di fatti ed elementi che così presentati, contribuiscono purtroppo ad alimentare la confusione che ormai da due anni caratterizza questa vicenda. Andiamo con ordine: fin dai primi momenti ho sempre manifestato attraverso i miei legali la volontà di essere ascoltata dalla Procura e quando sono stata convocata ho risposto punto per punto alle contestazioni, sicura di poter dimostrare la correttezza della mia condotta.

Oggi vengo tirata nuovamente in ballo nella querelle che si sta generando attorno alla restituzione della statua, nonostante al momento della donazione da parte dell’artista al Comune io non fossi più assessora e non ricoprissi più alcun incarico istituzionale. Alla base della motivazione della restituzione della statua da parte del Comune, che è l’atto che motiva il clamore mediatico di questa mattina, ci sarebbe l’assenza di un bando pubblico per designare l’artista e l’opera. Bene, all’epoca in cui ero assessora io scelsi esattamente quella strada.

Pubblicai un bando sia in italiano che in inglese per permettere anche ad artisti internazionali di mandare il proprio progetto e ho persino prorogato i termini della call per favorire la più larga partecipazione possibile, quando mi sono resa conto che esisteva una volontà di partecipare al bando anche da oltreoceano. La valutazione dei progetti sarebbe stata affidata ad una commissione che definimmo tecnico-popolare di cui facevano parte eminenti personalità della cultura cittadina, insieme ad autorevoli rappresentanti del mondo sportivo, il figlio dello stesso Diego e anche due rappresentanti del tifo popolare. Quella commissione di fatto, al di là delle valutazioni politiche su se fosse opportuno o meno aprire la commissione al tifo, non ha mai deciso nulla perché dopo le mie dimissioni, si agí diversamente.

In una seconda fase, che sorprendente non trova spazio nella ricostruzione di questa mattina, la giunta ha scelto di collocare fuori al Maradona la statua dell’artista Sepe, una scelta, quella dell’affidamento senza bando, che seppure legittima sul piano amministrativo non è stata portata avanti da me. A rendere poi ancora più incomprensibile questo accavallarsi di argomenti confusi è stata l’irrispettosa caduta di stile del sindaco Manfredi, che ieri, evidentemente per cercare una via d’uscita dalla valanga di polemiche che li sta investendo per la restituzione della statua nell’anno di uno dei migliori Napoli di sempre, ha detto che sulla questione ci sono delle ombre e delle richieste di rinvii a giudizio.

Al momento in verità non c’è stata alcuna richiesta di rinvio a giudizio e considerato che dubito che un ex Rettore e un ex Ministro non sappia la differenza tra una conclusione delle indagini e un rinvio a giudizio, penso che la sua affermazione sia molto grave. Qualunque sia la ragione che l’ha spinto a farla. Francamente se l’amministrazione Manfredi pensa di cavarsela su questa vicenda cercando di nascondere la responsabilità di una scelta tutta politica ( quella di restituire la statua) tirando in ballo goffamente altri, è bene che sappia che da quest’altra parte ha di fronte persone che hanno sempre agito con trasparenza, che non hanno alcun timore degli approfondimenti su questa vicenda, che da due anni sono a disposizione della Magistratura e che hanno solo cercato di onorare la figura e la memoria di Diego coinvolgendo nelle scelte non solo la Napoli dei salotti ma anche il tifo popolare.

Aggiungo infine una valutazione tutta politica ed etica: in questa storia non c’è un euro di soldi pubblici. Per la commissione non era previsto alcun gettone di partecipazione, l’artista avrebbe dovuto finanziare l’opera inizialmente con un crowdfunding popolare, per ribadire la natura democratica del processo.

Pertanto trovo surreale questo clamore nella regione in cui la politica ha dato innumerevoli dimostrazioni di usare la cosa pubblica per interessi o per vantaggi personali, soprattutto da parte di chi milita da anni o è sostenuto proprio da quei partiti responsabili di scandali, commissariamenti di amministrazioni comunali per infiltrazioni malavitose, tangenti e corruzione. Basti pensare alle ultime vicende che hanno coinvolto alcuni europarlamentari democratici, uno dei quali napoletano, accusato - fatta salva la presunzione di innocenza che per il Sindaco pare valga per tutti meno che per noi - di aver preso soldi dai governi del Qatar e del Marocco in cambio del silenzio sulle violazioni dei diritti umani degli stessi.

Lo stesso europarlamenare che il Sindaco Manfredi aveva designato come responsabile della cabina di regia per la gestione delle risorse del PNRR a Napoli, incarico revocato solo il 10 Febbraio, molto dopo l’apertura dell’inchiesta che ha visto da subito coinvolti i suoi più stretti collaboratori. Insomma ci vuole una bella faccia tosta a tirarci in ballo sulla statua di Maradona, in assenza di comunicazioni ufficiali, provando a usare questa storia come “arma di distrazione di massa” da questa ed altre vicende e parlando di zone d’ombra e rinvii a giudizio mai ricevuti, tacendo invece per mesi su episodi così deplorevoli sul piano etico oltre che politico.

Auspico infine che la parte sana del consiglio comunale utilizzi gli strumenti che ha a disposizione per esercitare il proprio ruolo di indirizzo e controllo e per far luce sul modo in cui il Comune ha scelto di agire su questa vicenda, a partire proprio dalla restituzione della statua”.

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