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Rosy Bindi si difende: “Mai parlato di camorra nel dna, non chiedo scusa”

La presidente della Commissione parlamentare antimafia, nell'occhio del ciclone per aver definito la camorra “dato costitutivo della città di Napoli”, risponde così alle critiche

Non ho mai parlato di dna, io credo che le camorre siano un elemento costitutivo della storia e della sociologia di questa città e di questa regione così come le mafie sono un elemento costitutivo della storia, della sociologia e dell'economia italiana”: Rosy Bindi risponde così alle polemiche sollevate in città dalle sue affermazioni a proposito del rapporto tra Napoli e la camorra.

“Queste mie parole le ripeto con convinzione”. La presidente della Commissione parlamentare antimafia non chiede scusa: “Se qualcuno si è offeso non posso chiedere scusa, perché ne sono convinta. Non ho mai parlato di dna. Non negare la camorra è il primo atto per combatterla. Fin quando ci volteremo dall'altra parte perché il fatto non ci riguarda, apriremo alla criminalità organizzata territori immensi e le consegneremo vite, non solo chi muore ma anche chi spara”.

La parlamentare quindi ha sottolineato che “la camorra in alcune parti della città è radicata nella società e noi ne dobbiamo prendere consapevolezza”. La richiesta è di “non confondere sociologia e storia con la biologia – ha aggiunto – io non ho mai parlato di dna, ho parlato di elemento costitutivo della società e della storia di questa città. Non credo si possa fare la storia di Napoli senza la storia delle camorre, come non si può fare la storia dell'Italia senza la storia delle mafie”.

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