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Martedì, 23 Aprile 2024
Politica

'Patto per Napoli', Clemente: “Lo abbiamo detto per anni. Abbiamo fatto salti mortali”

L'ex assessore della giunta de Magistris va all'attacco

"Il re è nudo. Si scopre improvvisamente che Palazzo San Giacomo si è retto grazie ai salti mortali. Che essendo il comune in pre dissesto non ha potuto fare assunzioni. Che per curare l'immenso verde della città abbiamo solo 130 giardinieri. Che non ci sono dirigenti che firmino i provvedimenti. Che mancano le risorse umane essenziali per spazzare e lavare la città". Lo dichiara la consigliera comunale Alessandra Clemente. "Napoli - aggiunge Clemente - ha lavorato con un organico di 4800 dipendenti comunali, a fronte degli 11mila presenti con la Giunta Iervolino e 21mila dei tempi d'oro di Bassolino. Gli unici che siamo riusciti ad assumere li abbiamo potuti assumere a tempo determinato, grazie alle battaglie di resistenza vinte per non licenziare e stabilizzare il tanto lavoro precario.

Dalla “incapacità politica” - continua la consigliera -  ora siamo all’oggettività empirica. Bene (o male), la qualità informativa alla cittadinanza mi sembra migliorata, a discapito del passato, certo, ma guardiamo al futuro. Il blocco delle assunzioni, stabilito per legge per i comuni in pre dissesto, è l'ennesima tra le politiche nazionali e locali finalizzate ad attaccare i lavoratori ed i salari. Si è sempre più privilegiata la privatizzazione di servizi pubblici e l'utilizzo di agenzie interinali anche per colmare il fabbisogno  di organico delle aziende partecipate pubbliche. Ma i bambini a rischio dispersione, le donne vittime di violenza, il nostro verde, il trasporto pubblico, l'assistenza agli anziani non sono a tempo. Non possono essere demandati a gare, bandi e progetti a termine gestiti da privati che si succedono come giri di giostra, talvolta senza alcun monitoraggio sulle prestazioni e i risultati.

I cittadini e la città hanno bisogni essenziali che non possono che essere rimandati o demandati. Abbiamo provato a dirlo in tutti i modi. Che il problema di Napoli non è Napoli, ma le politiche di governo che in questi anni da un lato hanno determinato il dissesto e pre dissesto di 360 comuni in Italia dei quali 300 al sud, dall'altro hanno avuto il ruolo paradossale di un Robin Hood al contrario, che ruba ai poveri per dare ai ricchi. Ora la città è guidata da quegli stessi partiti di governo che hanno determinato questo stato delle cose. Eppure oggi come ieri quant’è importante Napoli per la politica italiana? E quanto lo è il Sud della nazione? E, per essere ancora più espliciti, le condizioni della terza città italiana sono di qualche interesse per la classe dirigente del Paese? In campagna elettorale Letta, Speranza e Conte hanno firmato un patto impegnandosi a destinare miliardi alla città, soldi di cui oggi non c’è neanche l’ombra tra quelli previsti nella legge di bilancio tanto che il neo Sindaco Manfredi, eletto dai napoletani anche grazie a quest’impegno, dichiara di essere disposto a “lasciare” in queste condizioni. 

Il criterio scelto dal Governo dal 2010 nella distribuzione dei fondi per gli asili e per altri servizi essenziali è stato quello della spesa storica, che distribuisce i finanziamenti ai Comuni considerando quanto le città già spendevano (o non spendevano) per quel servizio, e non basandosi sulle reali esigenze delle persone né sul numero di persone residenti. E nella scelta di allocazione dei fondi del Pnrr, che dovrebbe risollevare le sorti dei Comuni in post pandemia, rischia che si ripropongano esattamente le stesse discriminazioni territoriali tra nord e sud del Paese, come è accaduto con l'ultimo bando di finanziamento (700 milioni) promosso dal Ministero dell’Istruzione che ha deciso di premiare, attribuendo in graduatoria 10 punti a fronte dei 3 di base, ai Comuni che potessero co-finanziare i progetti. Anche su questo ho evidenziato la contraddizione: ancora una volta, si finisce per dare più soldi a chi ha già di più e a Napoli e al Sud in generale, quando va bene, spettano le briciole delle politiche governative. 

Può un patto per Napoli dipendere da una campagna elettorale? Un impegno serio - conclude Clemente - istituzionale per la città, chi come me ha avuto l’onore di fare l’assessore, e non per 9mila euro al mese, (ricordo che si è varato, quello invece si, l’aumento degli stipendi per sindaci e assessori), lo chiede da anni".

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