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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Patto per Napoli, in Consiglio comunale la relazione di Baretta: "La città vuole un futuro migliore"

L'assessore al Bilancio, nel corso della seduta monotematica del Consiglio comunale sul tema, ha illustrato l'accordo stretto con il Governo

In apertura della seduta monotematica del Consiglio comunale a proposito del “Patto per Napoli”, l'assessore al Bilancio della Giunta Manfredi, Pier Paolo Baretta, ha illustrato la sua relazione sull'accordo raggiunto con il Governo.
Il lungo intervento inizia ripercorrendo il percorso che ha portato al Patto, un'intesa che Baretta definisce “Significativa novità sul piano legislativo, che configura un salto di qualità nel sistema di relazioni tra lo Stato centrale e gli Enti locali in ordine alla gestione del debito pubblico”.

Baretta spiega che il vecchio piano di riequilibrio (del 2013) era basato su prestiti, con interessi rilevanti. Adesso l'intervento è invece a fondo perduto, che “definisce un vero e proprio programma di lavoro”. “Napoli è la terza città d’Italia – ha aggiunto ancora l'assessore – la prima del sud, tra le prime 10 metropoli europee; andava, va, quindi, messa nelle condizioni di rialzarsi e ripartire e, oggi, c’è una Amministrazione fermamente intenzionata a riuscirci”.

L'esposizione finanziaria del comune ammonta a quasi 5 miliardi, una “situazione molto grave” effetto per Baretta della gestione precedente quanto di “problemi strutturali, di cui il principale è la crisi della riscossione”. È assolutamente necessario l'intervento del Governo, ma non è sufficiente.

I fondi che andranno a Napoli

La sostanza di questo patto, sancito nei commi dal 567 al 580 della legge di bilancio, consiste nella erogazione di un contributo statale, come dicevamo a fondo perduto, di 2 miliardi e 670 milioni, che verrà ripartito tra i comuni capoluogo di città metropolitane che abbiano, al 31 dicembre del 2021, maturato un disavanzo pro capite superiore ai 700 euro. Si tratta di 4 città: Napoli, con un disavanzo pro-capite di 2.303 euro; Palermo con 1.483 euro; Reggio Calabria con euro 991; Torino con 908 euro). Il contributo sarà elargito nell’arco di 21 anni (dal 2022 al 2042); così distribuito: 150 milioni nel 2022; 290 mln per ciascun anno ’23 e ’24; 240 nel 2025 e 100 in ciascun anno dal 2026 al 2042”.

Per accedere al contributo ciascuna delle 4 città deve sottoscrivere, entro il 15 febbraio 2022, un accordo/patto tra il Presidente del Consiglio e il Sindaco, che preveda un piano di impegni applicativi di quanto previsto dalla norma. Il riparto, tra le 4 città, avverrà in Conferenza Stato città entro il 31 marzo 2022. “Noi stimiamo di collocarci, come Napoli, in una % tra il 45 e il 50 % dell’intero contributo – spiega l'assessore – quindi una cifra che dovrebbe collocarsi tra 1,2/1,3 miliardi”. Una cifra che definisce “rilevante, anche se non risolutiva, come non poteva essere, di tutti i nostri problemi”.

Elevato nei primi 4 anni il contributo del Governo. Per Napoli significa una cifra che si aggirerà tra i 400 e i 500 milioni. Inoltre l'importo complessivo definito con la legge di bilancio, sarà incrementato dalle ulteriori risorse che il Governo destinerà, a vario titolo, agli Enti locali.

Già nei giorni scorsi abbiamo goduto, per il 2021, di 85 milioni aggiuntivi, frutto del riparto calcolato sul solo disavanzo, di 150 mln decisi da un emendamento del governo al decreto fiscale e, sempre nella legge di bilancio, pochi commi prima, il 565, è previsto un intervento a sostegno dei comuni in difficoltà di 300 milioni, che significa per Napoli 129 milioni”.

I "tre percorsi" in cui impiegare i fondi

Baretta segna poi i tre percorsi che la Giunta ha intenzione di intraprendere dopo la firma del Patto. Inizia con quelle che definisce scelte strategiche: “Intendendo l’incremento della qualità e quantità dei servizi pubblici. In tal senso è già in atto una attività della giunta, con, ad esempio, gli interventi, già per Natale (ben prima, dei fatidici 100 giorni) della apertura della galleria e del programma del verde. E ora, il collaudo dei nuovi treni della metropolitana, la riqualificazione della galleria Umberto in un’ottica che unisce decoro e solidarietà, la presa in carico della questione della raccolta e del ciclo dei rifiuti; il pieno utilizzo ed incremento delle risorse del PNRR e degli altri fondi nazionali ed Europei (i primi 100 milioni destinati al recupero dell’albergo dei poveri sono già stati iscritti in bilancio); la valorizzazione del patrimonio (il tavolo di confronto aperto con Invimit, Cassa depositi e prestiti, Demanio civile e militare è già attivo); la riorganizzazione del sistema di riscossione (attraverso il miglioramento della rete informatica e il potenziamento degli organici, la collaborazione con l’Agenzia delle entrate e, non ultima, la eventuale assegnazione ad altre competenti società del settore esterne per la parte coattiva); la razionalizzazione delle partecipate (a partire dalla loro destinazione d’uso e dalla necessità di un coordinamento che produca una sintesi di indirizzo ed operativa”.

L'assessore poi prosegue con i provvedimenti organizzativi: “Riordino degli uffici; gestione del personale e altre autonome iniziative. È opportuno chiarire che il riordino e la semplificazione organizzativa, necessari, non prevedono, per noi, Comune di Napoli, interventi di riduzione del personale; al contrario, come ha più volte detto il Sindaco Manfredi, abbiamo la necessità di aumentare i dipendenti del Comune. Ancor meno va inteso come una riduzione dei costi del personale. Una indistinta imputazione ai sevizi generali di una serie di voci di spesa, come quelle dei debiti fuori bilancio, che hanno avuto, come noto, un peso finanziario fortissimo ha permesso un equivoco contabile che abbiamo già provveduto a correggere e evidenziare al Mef come causa di quella anomala imputazione”.

"Per il 2022 escludiamo interventi fiscali"

Poi, le misure fiscali: “Valuteremo insieme la eventualità di ricorrere a misure fiscali. In ogni caso dovremo tenere conto della situazione sociale evitando di intervenire sui redditi medio bassi. A questo proposito nella riunione della Commissione bilancio è stato posto il problema di elevare la fascia di reddito esente in caso di incremento della addizionale Irpef che, comunque, non andrà oltre lo 0,1/0,2%. È una proposta ragionevole che mi sento di accogliere. Ma è importante che sia chiara una ulteriore conseguenza positiva che l’accoglimento di questa proposta comporta per i cittadini e che non deve sfuggire alla attenzione nostra e della opinione pubblica: l’aumento della fascia esente, ad esempio da 7500 a 12000 euro, comporta per i percettori di questo reddito una vera e propria riduzione delle tasse, in quanto non solo non saranno interessati ad eventuali aumenti, ma, entrando nella fascia esente, non dovranno più pagare nemmeno l’addizionale attuale”.

Baretta ha comunque sottolineato che “escludiamo di adottare alcun intervento fiscale per tutto il 2022. Salvo, ovviamente, la lotta alla evasione”. L'obiettivo è l'allargamento della base imponibile: cioè dei contribuenti e della riscossione. Tasse e multe non riscosse sono state analizzate quartiere per quartiere: “Dai primi dati, provvisori, perché manca l’ultima rata, emerge però una situazione di relativa differenziazione territoriale (a proposito della Tari, ndR). Se, ad esempio, la quota parte riscossa finora a Scampia nel 2021 è solo del 29% a Chiaia è appena del 41%; e così, se a Poggioreale è del 38% a Posillipo non va oltre il 45%”.

Patrimonio immobiliare e partecipate

L’altro grande tema che è stato oggetto del confronto col Governo, e su cui voglio soffermarmi – ha proseguito ancora l'assessore – è il patrimonio immobiliare. La sua dimensione è rilevante: oltre 65 mila unità suddivise in degradate, popolari, di pregio, di valore storico. Il patrimonio disponibile è circa la metà (30mila immobili) il cui valore, a libro, si aggira sui 4/5 miliardi. Ma dovremo compiere una stima più approfondita ed aggiornata, che comprenda sia un censimento rigoroso, sia una rivisitazione dello stesso patrimonio indisponibile. Il punto di partenza, per noi, è cambiare l’approccio sinora praticato. Utilizzare il patrimonio per operazioni di aggiustamento del bilancio, gonfiando il valore presuntivo delle alienazioni realizzabili, è un errore, sia contabile (come si è visto, infatti, prima o poi, il “buco” affiora), sia politico. Ciò che va fatto è perseguire prioritariamente una linea di valorizzazione del patrimonio, attraverso concessioni e riqualificazioni, da affiancare ad una previsione molto prudenziale delle alienazioni, che vanno comunque praticate, ma con oculatezza”.

Un terzo capitolo del dialogo col Governo riguarda le partecipate. Nell’intesa si prevede di operare una loro riorganizzazione. “La preoccupazione di una privatizzazione è del tutto fuori luogo. Le reti non si privatizzano, semmai si affidano in gestione – spiega l'assessore – e niente impedisce che si possano associare alla gestione società pubbliche nazionali o locali, che stanno dando prova di una gestione di qualità nei loro campi di intervento”.

La conclusione di Baretta

La firma del patto è il primo atto della nuova storia che vogliamo vivere insieme per il rilancio della città di Napoli. Per questo terremo rapporti costanti col Consiglio comunale e la Commissione bilancio, ma, anche con le parti sociali, le Istituzioni ed Associazioni napoletane”. “Napoli – ha concluso Baretta – vuole un futuro migliore. Di fronte ai molti problemi che abbiamo si può essere tentati o dallo scoramento o dalla repulsione. Serve, invece, assumerci le nostre responsabilità. Serve una condivisione collettiva e, permettetemi, tanto di quell’entusiasmo e fiducia nel futuro che ho incontrato arrivando qui a Napoli”.

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