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Giovedì, 21 Settembre 2023
Politica

Municipalità ferme a otto mesi dalle elezioni: quello di Napoli è un caso nazionale

Lo stallo, il commissariamento, la sentenza del Tar, la rabbia di Manfredi. Il dibattito tra le liste a sostegno del sindaco riprenderà dopo l'estate, quando le Municipalità di Napoli si ritroveranno ancora ferme ad un anno dal loro insediamento

Sono passati circa 250 giorni dalle scorse elezioni amministrative in città, otto mesi. Eppure a Napoli solo una Municipalità su dieci ha una vera e propria giunta con tanto di assessori. I fortunati cittadini che hanno a disposizione un governo “di quartiere” (per così dire), infatti, sono soltanto quelli della Sesta Municipalità di Ponticelli, Barra, e San Giovanni a Teduccio.

A Napoli Est il presidente Sandro Fucito, sì eletto con Manfredi ma relativamente ai margini della sua coalizione, ha agito senza troppi lacci. Altrove tutto è fermo perché la maggioranza di governo cittadino – che lo scorso ottobre fece en plein aggiudicandosi anche tutti e 10 gli enti di prossimità – ancora non riesce a mettersi d'accordo sulla spartizione degli assessori locali. Certo, Fucito docet a delegarli sono i presidenti eletti in ciascun municipio, ma questi sono tenuti con le mani legate da un'impasse negli accordi tra le 13 liste di maggioranza. E la questione, l'incapacità di applicare il famigerato “manuale Cencelli” sulla spartizione di poltrone, è alla luce del sole. Al punto che è stato lo stesso Gaetano Manfredi a stigmatizzare che il meccanismo si sia inceppato, con una presa di posizione netta, da leader politico della coalizione, ma preoccupantemente senza alcun effetto.

Il difensore civico e il ricorso del Comune al Tar

Eppure, verso fine aprile, sembrava che qualcosa dovesse muoversi. Il difensore civico regionale, figura istituzionale quasi mai entrata in scena nel paese da quando esiste, visto il tempo trascorso dalle elezioni aveva deciso di commissariare la scelta degli assessori municipali riducendola ad una selezione per titoli. Un provvedimento prontamente – e vittoriosamente – impugnato dal Comune di Napoli davanti al Tar, in nome della democrazia. Che però, un ulteriore mese dopo tarda a dare i suoi frutti.

Un assessore municipale guadagna 3mila euro al mese

“La situazione è complicatissima per la maggioranza – ci spiega Diego Civitillo, consigliere di opposizione nella Decima Municipalità – A contendersi gli assessori non solo soltanto le 13 tra liste civiche e partiti. Nella pratica esiste un'area diversa di riferimento per quasi ogni consigliere comunale. Insomma, nella maggioranza quasi non si trovano due persone che condividano la stessa scelta di assessore municipale”. È così importante aggiudicarsi un assessore in una delle dieci Municipalità? “Si sono fatte molte promesse in sede di campagna elettorale, e quei posti fanno gola. Anche economicamente, dato che adesso un assessore guadagna intorno ai 3mila euro netti al mese”.

"Non decide Manfredi, ma i 'capibastone'"

“Lo scenario si è incancrenito – racconta a NapoliToday Salvatore Pace, anch'egli consigliere di opposizione, nella Quinta – ormai è palese che, con l'estate alle porte, per gli assessori se ne riparlerà direttamente verso settembre o ottobre. Sarà passato un anno dalle elezioni”. Ma le Municipalità funzionano intanto? “Siamo letteralmente fermi – prosegue Pace – gestiamo le segnalazioni di emergenza dei cittadini che trasmettiamo agli uffici tecnici, soltanto questo. Tombini, rami di alberi che cascano”. E i presidenti? “Scomparsi, in attesa. Evidentemente si trovano in un sistema politico che non gli consente alcuna autonomia. Ammettono alla luce del sole di non poter fare nulla finché non si trova la quadra. Il problema è che di una cosa simile non ci si vergogna più – incalza Salvatore Pace – È acclarato che esiste un sistema politico, che va dalla Città Metropolitana alle Municipalità, in cui non esiste un'autonomia reale degli eletti”. Eppure il sindaco ha alzato la voce. “Sì – conferma il consigliere della Quinta Municipalità – ma le 13 liste non rispondono a lui, ciascuno risponde al proprio 'capobastone', e finché non decidono i capibastone non ci si muove”.

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