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I cinque anni di Esposito: "Soddisfatto con qualche rammarico"

Intervista al Presidente della Settima Municipalità. "Avevamo disegnato delle linee di sviluppo, ma le istituzioni non hanno mantenuto gli impegni presi per contribuire ad una importante riconversione del territorio"

Prima della riforma del decentramento del 2006 erano tre Circoscrizioni separate: Miano, San Pietro a Patierno e Secondigliano. Il Presidente è Giuseppe Esposito, già Presidente della circoscrizione di Miano per un anno. Con il vecchio regolamento, infatti, l’elezione del Presidente avveniva in Consiglio, poi si verificò un ribaltone che ha determinato una circostanza particolare. Colui il quale era stato eletto dai cittadini non è stato eletto Presidente dal Consiglio. Nel 2006 fu eletto come Presidente in quota Margherita. In questi anni il passaggio con l’UDC. Tanti i temi affrontati: sviluppo economico, incompiute e  bilancio.

Presidente, qual è il bilancio di questi 5 anni di amministrazione, anche alla luce della nuova riforma che ha sostituito le vecchie Circoscrizioni con le Municipalità?

Se ci riferiamo al significato delle nuove Municipalità, possiamo dire che ci sono stati dei problemi  rispetto alle nuove deleghe. È stato dimostrato che esse possono avere un ruolo significativo, anche se devono esser messe in grado di poter rispondere ai nuovi compiti assegnati loro. È stato un percorso difficile, ci sono stati dei problemi nella dialettica tra l’amministrazione centrale e le Municipalità perché un meccanismo di start-up che va rodato: è vero che sono state trasferite deleghe ma non si sono trasferite le risorse finanziarie e umane. La mia esperienza dice  che ci vuole un rafforzamento delle deleghe attivate, un  maggiore avvicinamento dei cittadini alla istituzione cui deve reciprocamente corrispondere quello della istituzione e cittadini;  se c’è impegno, sacrificio e passione i risultati si possono ottenere: è un luogo comune dire ‘non ci sono fondi...’. Noi dobbiamo rispondere di quello che abbiamo fatto. La Municipalità funge da stimolo nei confronti dell’amministrazione centrale.

C’è qualche “incompiuta” o qualcosa che si rammarica di non aver realizzato ?

Da un lato possiamo ritenerci soddisfatti per quello che siamo riusciti a fare, ma resta un grande rammarico collegato alla disattenzione da parte dell’Amministrazione centrale nei confronti di questa zona della città. Avevamo disegnato le linee di sviluppo di questo territorio: le caserme di Miano, il quadrivio di Secondigliano, l’ex stabilimento ‘Peroni’, il vallone San Rocco. Le istituzioni che si sono susseguite, a tutti i livelli, non hanno mantenuto gli impegni presi. Ciò avrebbe potuto contribuire ad  una importante riconversione del territorio, lungo direttrici di sviluppo significative e non legato ad interventi episodici. A questo aggiungo un’amara riflessione: le sorti di questa città sono spesso stati legati al sorteggio di eventi sportivi internazionali, in luogo di scelte precise del governo e dell’amministrazione centrale, che coinvolgano i cittadini. Nelle aree delle caserme di Miano ad esempio, in luogo dello stadio, che pure era stato ventilato, si è ipotizzata la creazione una cittadella universitaria onnicomprensiva di residenze , attrezzature sportive (il campione judo Maddaloni aveva dato la sua disponibilità ndr), siglai anche un protocollo con l’allora rettore della Parthenope Ferrara, col 30% di investimenti privati e il 70% investimenti europei,  ma il Ministero della Difesa non ha mai dismesso queste caserme. In realtà non siamo capaci di rompere gli interessi di lobby, e al di là delle diverse connotazioni politiche, di coinvolgere gli interessi dei cittadini dal basso, fin quando non faremo questo non saremo in grado di rilanciare Napoli.

Lei è stato eletto 5 anni fa a capo di una coalizione di centro-sinistra, nel corso di questi anni è passato con l’UDC, quali sono stati i motivi alla base di questo allontanamento? Tale scelta ha avuto ripercussioni nel rapporto con la giunta e con il Consiglio? Quale è stata la maggioranza che l’ha sostenuta?

Io non ho aderito subito al gruppo consiliare dell’UDC perché credo che la credibilità degli amministratori debba essere caratterizzata dalla coerenza. In realtà è successo che progressivamente non mi sono più riconosciuto nell’originario progetto della Margherita, perché abbiamo vissuto semplicemente  la compresenza degli ex DS  e degli ex popolari, che hanno portato avanti in un solo partito, due partiti diversi. I fatti poi mi hanno dato ragione. Nel corso delle primarie del PD a gennaio ci furono problemi in alcuni seggi di questa Municipalità. Episodi che mi permisi di segnalare ai dirigenti nazionali, regionali e locali del partito, affinché fosse garantito il voto ai cittadini. Le elezioni andavano annullate e rifatte per consentire la libera espressione di voto, eliminando così soprusi e sopraffazioni.  Purtroppo queste mie segnalazioni sono rimaste inascoltate. Tornando alla coerenza, io mi sono presentato nel consiglio della Municipalità tenendo fede al programma presentato agli elettori, con gli stessi uomini. La mia scelta non ha comportato cambi di poltrone e di assessorati; nessuno ha contestato ciò e noi siamo andati avanti, nel  rispetto della coerenza del mandato proveniente dagli elettori. Le libere scelte degli uomini rispetto ai posizionamenti vanno rispettate. Da poco tempo sono iscritto all’UDC e credo che la mia scelta sia coerente con la mia storia, da uomo di centro.

Questa Municipalità comprende gran parte dell’area Nord della città di Napoli, una zona di “frontiera”, una delle periferie della città. Fino a qualche anno fa Miano era sede dell’importante stabilimento della Birra Peroni, che offriva lavoro a molte famiglie, ora dismesso. Non si è sostituita, sino ad oggi, alcuna alternativa. Cosa ne pensa e che novità ci sono su questa importante struttura di Miano attualmente abbandonata? E più in generale quali sono state, da parte della vostra Municipalità, le misure legate alle politiche sociali e allo sviluppo poste in essere in questi anni e quali quelle che andrebbero adottate nel prossimo futuro?

Precisiamo: l’impianto della Birra Peroni non è stata chiusa dalle istituzioni ma per precisa scelta imprenditoriale da parte di chi gestiva lo stabilimento, pur avendo ottenuto finanziamenti pubblici. Questa decisione comportava un accordo che garantiva l’occupazione dei dipendenti; quasi tutti sono stati ricollocati in altre strutture tranne venti operai che ancora oggi sono in attesa di nuova collocazione. L’area dell’ex stabilimento è stata oggetto di un piano urbanistico attuativo con delibera di giunta comunale. Fu presentato un progetto che prevedeva un’importante azione di riqualificazione dell’area attraverso l’istallazione di un albergo, un ristorante ed un centro commerciale. Allo stato attuale tale iniziativa, della quale si è occupata anche la magistratura, è in corso di definizione e peraltro si scontra con la circostanza che il comune di Napoli non ha ancora approvato il piano commerciale. Devo rilevare che tutte queste operazioni non ci hanno assolutamente coinvolti: ancora una volta grandi iniziative  annunziate sulla città non trovano poi riscontro nella realtà, dove dovrebbero interfacciarsi con il tessuto economico dei territori: è evidente che trattandosi di un grande centro commerciale, se questo non si accompagna  ad una gestione coordinata con la Municipalità di un territorio ad alta densità commerciale esistente, finirebbe per creare dei traumi occupazionali nel tessuto commerciale, circostanza più volte segnalata dal circoscritto ma evidentemente inascoltata, visto il ruolo del tutto marginale  svolto dalla nostra Municipalità sull’iniziativa. Per quanto riguarda le politiche culturali, abbiamo posto in essere delle iniziative tra diverse istituzioni (dirigenti scolastici, parrocchie, associazioni locali ecc)  per creare una rete diffusa che potesse far crescer il territorio nel suo insieme. Penso ad esempio al ‘Festival delle periferie’, per valorizzare le tante risorse giovanili presenti in campo culturale, teatrale e musicale, attraverso il confronto tra band  anche di diversi quartieri ed estrazioni socio-culturali da viversi anche come momento di crescita culturale, oltre che sotto il profilo strettamente musicale. Sulle politiche sociali  di sostegno alle famiglie, il welfare municipale, siamo in  presenza di un altro grande fallimento della politica comunale in questa parte di città. Non ci sono stati interventi rivoluzionari e significativi per il nostro territorio, per le famiglie, sull’integrazione dei ragazzi del tessuto socio-economico basso, al di là del ripetersi di vecchie liturgie di grandi soggetti imprenditoriali impegnati nel sociale per il mantenimento di posizioni già presenti. Se l’amministrazione centrale non fornisce  gli strumenti necessari per contrastare questi diffusi fenomeni, si riesce solo ad arginare ma non affrontare seriamente questo problema.

Clinica Villa Russo, una struttura sanitaria convenzionata la cui chiusura ha comportato la perdita di posti di lavoro. La situazione attuale?

Anche la chiusura di questa struttura sanitaria convenzionata con 350 posti letto è frutto di un scellerata scelta imprenditoriale, facente parte di un vero e proprio ‘saccheggio’ consumatosi sulla città. L’ubicazione di Villa Russo, a ridosso del vallone dello Scudillo e del bosco di Capodimonte, le danno grandi possibilità, ma è stata chiusa dalla magistratura perché è stata  riscontrata la mancanza di condizioni affinché si potesse portare avanti la struttura. Se la città di Napoli non fa emergere forze imprenditoriali sane che possano gestire e valorizzare le tante potenzialità del nostro territorio, saremmo condannati ad un degrado economico e sociale nel quale la criminalità organizzata continuerà a costituire l’unico punto di riferimento per i nostri giovani.

Questa Municipalità, e in particolare San Pietro a Patierno, ha una densità abitativa bassa rispetto alla media comunale e provinciale, Gran parte del suo territorio ospita l’aeroporto di Capodichino. Spesso si è contestata l’invasività di tale infrastruttura, avanzando ipotesi di delocalizzazione. Ipotesi congelata,  visto che si è  puntato sul rilancio  dello scalo con investimenti significativi Qual è la sua opinione a riguardo, per far si che questa importante infrastruttura cittadina possa essere un’opportunità e non solo un ‘peso’ anche in termini di inquinamento, per gli abitanti delle zone limitrofe?

L’integrazione tra questa infrastruttura e il territorio che lo ospita è un’altra grande incompiuta: era stato predisposto un grande progetto con la Municipalità che comportava l’attivazione di quelle opportunità, cui lei si riferisce, che l’aeroporto potrebbe restituire al territorio e che invece non ha mai dato. Una serie di interventi da attivarsi nel territorio limitrofo all’aeroporto: rivalutazione del patrimonio edilizio, aumento dell’offerta commerciale nella zona per i giovani, insomma onde evitare che l’aeroporto, così come le caserme presenti nella nostra area, rimanesse una struttura chiusa e non integrato col territorio. Come al solito ai grandi progetti non hanno fatto eseguito la concretizzazione degli stessi

Secondo Lei, rispetto all’annoso problema rifiuti, una maggiore delega alle nuove Municipalità, nell’organizzazione e gestione della raccolta differenziata, non potrebbe costituire una svolta radicale per uscire da questa assurda situazione?

La gente di questo territorio  ha capito che l’unica alternativa allo scempio delle discariche è la raccolta differenziata. Se venissero trasferite le competenze alle Municipalità la popolazione sarebbe culturalmente matura per questa svolta. Siamo ragionevolmente convinti che questo passaggio sia necessario per risolvere definitivamente questo annoso problema.

Che voto darebbe al suo operato e quello di suoi Assessori ?

Non spetta a me dare un voto al nostro operato, ma ai cittadini.

 

Abbiamo interpellato due consiglieri della Municipalità VII per sapere da loro un giudizio sintetico sull’operato del Presidente Giuseppe Esposito. I due Consiglieri sono Maria Coppola per la maggioranza (eletta nell’IDV ed attualmente den gruppo mistondr), nonché Presidente della Consulta per le pari opportunità della VII Municipalità; e Rosario Loffredo eletto nelle file di Alleanza Nazionale, attualmente nel PDL, per l’opposizione.

La domanda per entrambi è la seguente: Come giudica l'operato della Presidente Giuseppe Esposito nell'arco di questi 5 anni ? 

Maria Coppola (Gruppo Misto):  Credo che amministrare, una Municipalità come la VII, la quale comprende territori difficili e che per tanti anni sono stati abbandonati a se stessi , sia più che difficile... Le difficoltà del nostro territorio sono molteplici e spesso disperate io credo che più che un buon Presidente ci voglia Padre Pio "in giornata di grazia". Il Presidente Giuseppe Esposito è semplicemente un comune mortale, spesso il suo modo agire non rispecchiava il mio di modo, ma ciò non toglie che questo mi capita, e capita a tutti, anche nella vita di tutti i giorni. Amministrare  una Municipalità come San Pietro, Secondigliano e Miano è molto, ma molto difficile, spesso fare delle scelte è alquanto complicato , chi non vorrebbe fare e risanare quei vuoti che negli anni hanno disastrato il suddetto territorio? Credo chiunque, purtroppo mancano i mezzi. Ma il male parte dalla radice e la radice non siamo NOI. Ora, secondo me, non avrebbe potuto fare di meglio anche perché non è munito di una bacchetta magica.... 

Rosario Loffredo (PDL):La Settima Municipalità presieduta dal presidente Esposito non ha saputo cogliere in questi anni le istanze della cittadinanza, dimostrando di fatto una notevole incapacità sul piano amministrativo. Sono molti i problemi verso i quali il PDL si è posto per la loro risoluzione, ma l'arroganza politica e i limiti di questa amministrazione di centro-sinistra, non hanno consentito di farlo. Un esempio su tutti: l'unica biblioteca storica di Secondigliano, che attende di essere riqualificata, dopo tantissimi anni è ancora chiusa, negando di fatto ai cittadini il diritto alla cultura e ad un luogo di aggregazione. Allo stato, l'attuale classe dirigente del centro sinistra, rappresenta una zavorra per lo sviluppo territoriale dell'area a nord di Napoli avendo fallito nell'arco della consiliatura.

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