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Autonomia differenziata, Conte: "Ci opporremo, Meloni svende l'unità del Paese"

Il presidente del M5s Giuseppe Conte sulle sorti di Napoli e delle regioni meridionali. L'intervista di NapoliToday

È passata meno di una settimana da quando il Consiglio dei ministri ha approvato il  disegno di legge recante le annunciate disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario, ovvero i principi generali per l’attribuzione alle Regioni di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia con le relative procedure. Si tratta, in pratica, di un vero terremoto istituzionale. Abbiamo chiesto all'ex premier e presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, quali potrebbero essere le conseguenze per la nostra terra e in generale per le regioni del Sud.   

Autonomia differenziata: sarà l'annientamento socio-economico per Napoli e il Sud?

"Giorgia Meloni ha svenduto a Salvini l’unità d’Italia, il Sud e le aree più in difficoltà del Paese pensando di guadagnare qualche punto alle elezioni regionali. Per colmare i divari tra Nord e Sud servono risorse. Ci opporremo con tutte le forze a questo Spacca-Italia. Questo progetto di autonomia dice ipocritamente che verranno definiti i Livelli essenziali delle prestazioni da garantire a tutti i cittadini, prima di trasferire maggiori autonomie alle Regioni che lo richiedono, ma ne affida la determinazione a una Cabina di regia composta solo da ministri, senza il benché minimo coinvolgimento del Parlamento, che su questo tema dovrebbe essere sovrano. Eppure il modo in cui vengono scritti i Lep conta, eccome. Le faccio un esempio: io posso definire Lep nella scuola che prevedono che le classi abbiano un numero minimo di alunni; oppure posso definire Lep che prevedono che oltre al numero minimo di alunni ci sia anche il servizio mensa. E' diverso, no?"

Così aumenterebbe il divario tra Nord e Sud...

"Servono soldi e la riforma Calderoli dice vagamente che verranno trovati in coerenza con gli obiettivi di finanza pubblica. Ma cosa vuol dire? Tutti sanno che non abbiamo spazio fiscale e quindi le risorse pubbliche scarseggiano. La vaghezza su questo punto rende fondato il sospetto che si voglia dare di più a chi oggi ha già di più, senza dire come si colma il divario con il Sud. Il tutto, peraltro, in palese contraddizione con gli obiettivi del Pnrr, che ha portato in dote all'Italia più di 200 miliardi con l’obiettivo di far correre l’Italia e colmare i ritardi territoriali. Ricordo che se siamo riusciti a portare in Italia tanti soldi è anche perché abbiamo nel Sud aree caratterizzate da forti squilibri economici e sociali".

Cosa accadrà quindi a scuola, sanità e sicurezza in città come Napoli e più in generale nel Sud Italia?

"In sanità registriamo differenze enormi tra Regioni, nonostante la definizione dei Lea (Livelli essenziali di assistenza), che non sono stati sufficientemente monitorati, adeguati o corretti per colmare veramente i divari. Ora si fa anche peggio: si apre la strada a differenze retributive tra medici; la contrattazione integrativa regionale può innescare un far west di concorrenza tra Regioni per i medici stessi; più autonomia nella gestione dei fondi sanitari integrativi rischia di dar vita a sistemi mutualistici regionali sganciati dal sistema nazionale. Idem nell'istruzione. La regionalizzazione si abbatterà come una scure sui programmi scolastici, sul reclutamento degli insegnanti e in generale sull'unità del sistema scolastico nazionale. Ma soprattutto sarà il sigillo definitivo di un sistema fondato sulle diseguaglianze: con gli studenti del Centro e del Sud che vedranno messo in discussione il proprio diritto allo studio ed il valore intrinseco dei propri titoli, e con le scuole di tutti i territori alla mercé degli appetiti politici dei presidenti di Regione alla ricerca di risorse e consenso".

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