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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica Chiaia / via San Pasquale a Chiaia

Il Teatro Sancarluccio vicino alla chiusura: “Non vogliono aiutarci”

Il prossimo 30 giugno lo storico teatro di via San Pasquale a Chiaia sarà con ogni probabilità costetto a chiudere i battenti, dopo oltre 40 anni di storia, a causa di uno sfratto esecutivo

Gli “schiaffi” alla storia e alla cultura della città di Napoli ormai non si contano più e l’ultimo capitolo di questa triste e malinconica saga, verrà scritto con ogni probabilità il prossimo 30 giugno, quando il Teatro Sancarluccio, dopo oltre 40 anni, sarà costretto a chiudere i battenti a causa di uno sfratto esecutivo dei locali in via San Pasquale a Chiaia.

Sul palcoscenico che negli anni è stato calcato da straordinari artisti del calibro di Massimo Troisi, Roberto Benigni, Vincenzo Salemme, Toni Servillo e Marisa Laurito, solo per citarne alcuni, sabato prossimo potrebbe tenersi l’ultimo spettacolo, una replica straordinaria di “Un thè alla napoletana: pomeriggio in casa Hamilton”, salvo miracoli dell’ultima ora che al momento sembrano lontani dal concretizzarsi.

“Ad oggi – spiega a NapoliToday Egidio Mastrominico del Teatro Sancarluccio – non ci sono novità, a parte che il presidente Caldoro, interpellato da Radio Marte e sollecitato sulla recentissima distribuzione di 60 milioni di euro ai teatri di proprietà o a partecipazione regionale, ha dichiarato che quei soldi sono dei Fondi Europei e che la Regione non può aiutare un’impresa privata tout court, se non attraverso la partecipazione di questa a bandi per privati”.

“Qui il discorso s’ingarbuglia – conclude Mastrominico – e l’unica cosa che resta da dire è quella che si evince: non vogliono aiutare il Sancarluccio”.

Per la “salvezza” dello storico teatro partenopeo, fondato nel 1972 da Franco Nico e Pina Cipriani, si stanno mobilitando già da mesi il coordinatore in Campania dei Verdi Ecologisti, Francesco Emilio Borrelli, Gianni Simioli, conduttore de “La Radiazza” su Radio Marte, oltre ai cosiddetti “Angeli del Sancarluccio”, ovvero coloro i quali hanno aderito, mediante una piccola sottoscrizione, all’appello per non lasciar morire un altro pezzo importante della cultura cittadina.

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