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Caso Cosentino: la cassazione rigetta il ricorso del Sottosegretario

La procura della Cassazione ha chiesto il rigetto del ricorso con il quale il sottosegretario all'economia Nicola Cosentino, tramite i suoi difensori, ha contestato l'ordinanza di arresto emessa nei suoi confronti

Dopo il “no” all'arresto di Nicola Cosentino da parte della Camera dei Deputati, oggi la  procura della Cassazione ha chiesto il rigetto del ricorso che contestava l'ordinanza di arresto emessa nei confronti di Nicola Cosentino dalla Dda di Napoli con l'accusa di concorso esterno in associazione camorristica per presunti rapporti con il clan dei Casalesi.

Lo hanno reso noto i legali Stefano Montone e Agostino De Caro, difensori di Cosentino, al termine dell'udienza a porte chiuse. Il verdetto della Suprema corte si conoscerà tra stasera e domani.

  Siamo sicuri che tutta la vicenda si sarà chiarita  
Hanno commentato gli avvocati: "Siamo sicuri che tutta la vicenda si sarà chiarita e che Cosentino non avrà nulla da temere nemmeno nell'ipotesi in cui, un domani, non fosse più parlamentare". In particolare il rigetto del ricorso è stato chiesto, in camera di consiglio, dal sostituto procuratore generale Vito Monetti innanzi ai giudici della prima sezione penale della Suprema corte.

Il 10 novembre 2009 il gip Raffaele Piccirillo emise il capo di imputazione nei confronti di Nicola Cosentino per concorso esterno in associazione mafiosa. La richiesta di autorizzazione all'arresto per il sottosegretario arrivò alla Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio. In particolare, le accuse di un pentito hanno gravato nella vicenda: in diversi interrogatori a Gaetano Vassallo furono indagati i presunti rapporti tra Nicola Cosentino e i diversi gruppi della criminalità organizzata casalese, la consegna di denaro, il controllo della Eco4 e l'aiuto nelle elezioni.
Il 25 novembre 2009 la giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera respinse la richiesta di arresto nei riguardi del sottosegretario Contro l'arresto votarono 11 deputati, in 6 si espressoro a favore e si registrò un solo astenuto.
Come da procedura, la palla passò a Montecitorio. Il 10 dicembre 2009 l'aula della Camera votò contro la richiesta di arresto.
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