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Autonomia differenziata, contrari e favorevoli: le risposte agli interrogativi dei cittadini

Le polemiche sul disegno di legge del ministro Calderoli non si placano e con esse neanche le preoccupazioni delle regioni del Sud. Tutto sul progetto di riforma che tanto sta facendo discutere

Il dibattito sull'autonomia differenziata continua a tenere banco in Italia, spaccando in due il Paese tra contrari e favorevoli alla riforma. Le polemiche non si placano e con esse neanche le preoccupazioni di alcune regioni del Sud, con la Campania sin dall'inizio in prima linea contro il progetto del ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli. I cittadini, soprattutto quelli del Mezzogiorno, cercano risposte a numerosi interrogativi. 

Nelle ultime ore la Conferenza Unificata ha dato il via libera al disegno di legge di attuazione dell’autonomia differenziata. Un passaggio che il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, ha definito "un ulteriore passo avanti positivo nel percorso della riforma".

"Contiamo ora di presentare il testo al prossimo Consiglio dei Ministri, per la definitiva approvazione. Dopo aver già accolto le richieste delle regioni nel precedente ottalogo, anche le proposte emendative di Anci e Upi sono state ricevute e verranno portate in pre-Consiglio per una valutazione del loro inserimento nel ddl definitivo. Ulteriori proposte potranno essere presentate come proposte emendative, durante l’esame del Parlamento. Per il resto anche nelle sedute odierne i lavori si sono svolti sempre con pragmatismo e volontà di cooperare. I quattro principi di rapidità, semplicità, efficienza ed efficacia prefissati fin dalla prima riunione continuano ad essere rispettati da tutti", ha aggiunto Calderoli.

Dura la presa di posizione della Regione Campania, che in una nota si è espressa con decisione sull'atto: "La Conferenza delle Regioni ha espresso a maggioranza parere favorevole alla bozza Calderoli sull’autonomia differenziata. Le regioni con governi di centrodestra hanno votato un disegno di legge contro il Sud e contro la Costituzione. Hanno votato contro la bozza la Campania, l’Emilia Romagna, la Toscana e la Puglia, ribadendo che prima di tutto occorre garantire diritti basilari, universali ed essenziali in modo uniforme a tutti i cittadini italiani. Amareggia che le altre regioni del Sud, con governo di centrodestra, abbiano fatto prevalere logiche di partito, allineandosi alle posizioni leghiste e nordiste, a danno delle comunità meridionali".

Cos'è l'autonomia differenziata

L'autonomia differenziata è il riconoscimento da parte dello Stato di forme e condizioni particolari di autonomia per le regioni ordinarie, ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione Italiana. 

Cosa stabilisce il disegno di legge

Il 2 febbraio scorso il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge recante disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario. 

La finalità del disegno di legge - come si legge nell'art. 1 - è definire "i principi generali per l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia in attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione,
nonché le relative modalità procedurali di approvazione delle intese fra lo Stato e una Regione". "L’attribuzione di funzioni relative alle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, relative a materie o ambiti di materie riferibili ai diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, è consentita subordinatamente alla determinazione, nella normativa vigente alla data di entrata in vigore della presente legge o sulla base della procedura di cui all’articolo 3, dei relativi livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione. Tali livelli indicano la soglia costituzionalmente necessaria e costituiscono il nucleo invalicabile per rendere effettivi tali diritti e per erogare le prestazioni sociali di natura fondamentale, per assicurare uno svolgimento leale e trasparente dei rapporti finanziari fra lo Stato e le autonomie territoriali, per favorire un'equa ed efficiente allocazione delle risorse e il pieno superamento dei divari territoriali nel godimento delle prestazioni inerenti ai diritti civili e sociali". 

Per quanto riguarda il procedimento di approvazione delle intese fra Stato e Regione - si legge nell'articolo 2 del disegno di legge - L'atto d'iniziativa relativo all'attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, è deliberato dalla Regione, sentiti gli enti locali, secondo le modalità e le forme stabilite nell’ambito della propria autonomia statutaria. L’atto è trasmesso al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro per gli affari regionali e le autonomie che, acquisita entro trenta giorni la valutazione dei ministri competenti per materia e del Ministro dell’economia e delle finanze, anche ai fini dell'individuazione delle necessarie risorse finanziarie da assegnare ai sensi dell'articolo 14 della legge 5 maggio 2009, n. 42, avvia il negoziato con la Regione richiedente ai fini dell’approvazione dell’intesa di cui al presente articolo. Decorso tale termine, il Presidente del Consiglio dei ministri o il Ministro per gli affari regionali e le autonomie avvia comunque il negoziato". "L'atto o gli atti d’iniziativa di ciascuna Regione possono riguardare una o più materie o ambiti di materie". 

Relativamente alla questione tanto discussa dei LEP, l'articolo 3 del disegno di legge stabilisce che "ai fini dell’attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale e i relativi costi e fabbisogni standard sono determinati con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, secondo le disposizioni di cui all’articolo 1, commi da 791 a 801, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, nelle materie o ambiti di materie indicati con legge".

L'articolo 4, poi, indica che "il trasferimento delle funzioni, con le relative risorse umane, strumentali e finanziarie, concernenti materie o ambiti di materie riferibili ai LEP di cui all’articolo 3, può essere effettuato, secondo le modalità e le procedure di quantificazione individuate dalle singole intese, soltanto dopo la determinazione dei medesimi LEP e dei relativi costi e fabbisogni standard. Qualora dalla determinazione dei LEP di cui al primo periodo derivino nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, si potrà procedere al trasferimento delle funzioni solo successivamente all’entrata in vigore dei provvedimenti legislativi di stanziamento delle risorse finanziarie coerenti con gli obiettivi programmati di finanza pubblica".

Per quanto riguarda l'attribuzione delle risorse, l'articolo 5 stabilisce che "le risorse umane, strumentali e finanziarie necessarie per l’esercizio da parte delle Regioni di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia sono determinate da una Commissione paritetica Stato-Regione, disciplinata dall’intesa di cui all’articolo 2. Fanno parte della Commissione, per lo Stato, un rappresentante del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, un rappresentante del Ministro dell’economia e delle finanze e un rappresentante per ciascuna delle amministrazioni competenti e, per la Regione, i corrispondenti rappresentanti regionali".

Relativamente alla durata delle intese, nell'articolo 6 si legge che "l’intesa di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione indica la propria durata, comunque non superiore a dieci anni. Con le medesime modalità previste nell’articolo 2, su iniziativa dello Stato o della Regione interessata, l’intesa può essere modificata. L’intesa può prevedere inoltre i casi e le modalità con cui lo Stato o la Regione possono chiedere la cessazione della sua efficacia, che è deliberata con legge a maggioranza assoluta delle Camere. Alla scadenza del termine di durata, l’intesa si intende rinnovata per un uguale periodo, salvo diversa volontà dello Stato o della Regione, manifestata almeno dodici mesi prima della scadenza".

L'articolo 8, poi, in riferimento alle clausole finanziarie stabilisce che "dall’applicazione della presente legge e di ciascuna intesa non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Fermo restando quanto previsto dall’articolo 4, comma 1, il finanziamento dei LEP sulla base dei relativi costi e fabbisogni standard è attuato nel rispetto dell’articolo 17 della legge 31 dicembre 2009, n. 196., e degli equilibri di bilancio".

Cosa sono i LEP

I "LEP" sono i livelli essenziali di prestazione su cui calcolare i trasferimenti di fondi dallo Stato ad una singola regione. L'articolo 117 secondo comma, lettera m) della Costituzione vuole che vengano garantiti su tutto il territorio nazionale. Il compito della loro definizione spetta esclusivamente allo Stato.

Un excursus storico

Il tema del riconoscimento di forme e condizioni particolari di autonomia per le Regioni ordinarie, ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, si è imposto al centro del dibattito sul rapporto tra Stato e Regioni dopo l'esito non confermativo del referendum sulla riforma costituzionale, anche a seguito delle iniziative intraprese nel corso del 2017 dalle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.

L'articolo 116, terzo comma, della Costituzione prevede la possibilità di attribuire forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni a statuto ordinario (c.d. "regionalismo differenziato" o "regionalismo asimmetrico", in quanto consente ad alcune Regioni di dotarsi di poteri diversi dalle altre), ferme restando le particolari forme di cui godono le Regioni a statuto speciale (art. 116, primo comma).

L'ambito delle materie nelle quali possono essere riconosciute tali forme ulteriori di autonomia concernono:

  • tutte le materie che l'art. 117, terzo comma, attribuisce alla competenza legislativa concorrente;
  • un ulteriore limitato numero di materie riservate dallo stesso art. 117 (secondo comma) alla competenza legislativa esclusiva dello Stato:
  1. organizzazione della giustizia di pace
  2. norme generali sull'istruzione
  3. tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali.

L'attribuzione di tali forme rafforzate di autonomia deve essere stabilita con legge rinforzata, che, dal punto di vista sostanziale, è formulata sulla base di un'intesa fra lo Stato e la Regione interessata, acquisito il parere degli enti locali interessati, nel rispetto dei princìpi di cui all'art. 119 Cost. in tema di autonomia finanziaria, mentre, dal punto di vista procedurale, è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti.

Dall'introduzione di tali disposizioni in Costituzione, avvenuta con la riforma del titolo V prevista dalla legge cost. n. 3/2001, il procedimento previsto per l'attribuzione di autonomia differenziata non ha mai trovato completa attuazione.

Il tema del riconoscimento di forme di «autonomia differenziata» ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione si è imposto al centro del dibattito sul rapporto tra Stato e Regioni dopo l'esito non confermativo del referendum sulla riforma costituzionale, a seguito delle iniziative intraprese dalle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.

Le prime due Regioni hanno infatti svolto il 22 ottobre 2017, con esito positivo, due referendum consultivi sull'attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. La Regione Emilia-Romagna si è invece attivata, su impulso del Presidente della Regione, con l'approvazione da parte dell'Assemblea regionale, il 3 ottobre 2017, di una risoluzione per l'avvio del procedimento finalizzato alla sottoscrizione dell'intesa con il Governo richiesta dall'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.

E' seguita la sottoscrizione – il 28 febbraio 2018 – di un accordo preliminare - come si può leggere sul sito della Camera - per l'attribuzione di maggiori forme di autonomia ai sensi dell'art. 116, comma terzo, della Costituzione tra il Governo e le regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Successivamente, altre regioni hanno avviato, in tale quadro, un confronto con il Governo.

Contrari e favorevoli

Tra i contrari all'autonomia differenziata c'è l'ex presidente del Consiglio e leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. Nel corso di un'intervista a NapoliToday (qui l'intervista integrale a Conte di Alessandra De Cristofaro e Nicola Clemente), l'ex premier ha espresso il suo pensiero: "Giorgia Meloni ha svenduto a Salvini l’unità d’Italia, il Sud e le aree più in difficoltà del Paese, pensando di guadagnare qualche punto alle elezioni regionali. Per colmare i divari tra Nord e Sud servono risorse. Ci opporremo con tutte le forze a questo 'spacca-Italia'. Questo progetto di autonomia dice ipocritamente che verranno definiti i Livelli essenziali delle prestazioni da garantire a tutti i cittadini, prima di trasferire maggiori autonomie alle Regioni che lo richiedono, ma ne affida la determinazione a una cabina di regia composta solo da ministri, senza il benché minimo coinvolgimento del Parlamento, che su questo tema dovrebbe essere sovrano. Eppure il modo in cui vengono scritti i Lep conta, eccome. Le faccio un esempio: io posso definire Lep nella scuola che prevedono che le classi abbiano un numero minimo di alunni; oppure posso definire Lep che prevedono che oltre al numero minimo di alunni ci sia anche il servizio mensa. E' diverso, no?. Servono soldi e la riforma Calderoli dice vagamente che verranno trovati in coerenza con gli obiettivi di finanza pubblica. Ma cosa vuol dire? Tutti sanno che non abbiamo spazio fiscale e quindi le risorse pubbliche scarseggiano. La vaghezza su questo punto rende fondato il sospetto che si voglia dare di più a chi oggi ha già di più, senza dire come si colma il divario con il Sud. Il tutto, peraltro, in palese contraddizione con gli obiettivi del Pnrr, che ha portato in dote all'Italia più di 200 miliardi con l’obiettivo di far correre l’Italia e colmare i ritardi territoriali. Ricordo che se siamo riusciti a portare in Italia tanti soldi è anche perché abbiamo nel Sud aree caratterizzate da forti squilibri economici e sociali. In sanità registriamo differenze enormi tra Regioni, nonostante la definizione dei Lea (Livelli essenziali di assistenza), che non sono stati sufficientemente monitorati, adeguati o corretti per colmare veramente i divari. Ora si fa anche peggio: si apre la strada a differenze retributive tra medici; la contrattazione integrativa regionale può innescare un far west di concorrenza tra Regioni per i medici stessi; più autonomia nella gestione dei fondi sanitari integrativi rischia di dar vita a sistemi mutualistici regionali sganciati dal sistema nazionale. Idem nell'istruzione. La regionalizzazione si abbatterà come una scure sui programmi scolastici, sul reclutamento degli insegnanti e in generale sull'unità del sistema scolastico nazionale. Ma soprattutto sarà il sigillo definitivo di un sistema fondato sulle diseguaglianze: con gli studenti del Centro e del Sud che vedranno messo in discussione il proprio diritto allo studio ed il valore intrinseco dei propri titoli, e con le scuole di tutti i territori alla mercé degli appetiti politici dei presidenti di Regione alla ricerca di risorse e consenso".

Per Severino Nappi, capogruppo della Lega nel consiglio regionale della Campania, invece, l'autonomia differenziata può rappresentare "un'opportunità" per il Mezzogiorno. "La mia idea - ha spiegato Nappi a NapoliToday (qui l'intervista integrale a Nappi di Emiliano Dario Esposito) - è che questa sia un'opportunità. L'autonomia differenziata presuppone uno sforzo serio. Le disuguaglianze nei diritti e nei servizi si possono superare soltanto riscrivendo le regole in modo equo, e la bozza Calderoli fa proprio questo, straccia le regole del gioco dopo 20 anni di immobilismo. Checché se ne dica, nella bozza Calderoli c'è scritto questo: affermazione dei livelli essenziali come precondizione, e dotazione finanziaria per la loro effettiva entrata in vigore.
Di fronte ad un quadro normativo che afferma finalmente un principio giusto, abbiamo l'interesse di confrontarci con chi magari ha obiettivi diversi rispetto a quelli del nostro territorio e costruire insieme un progetto che va per gradi. Il rischio per il Sud è che si faccia una battaglia di tipo politico, partitico, mentre qui la questione è di latitudine. Non è l'appartenenza ad un partito o l'altro che fa la differenza, è la spesa per il proprio territorio. Si sta trattando il discorso autonomia differenziata come un'arma di distrazione di massa. La si vuole far passare come un subdolo attentato al Sud e ai diritti di 20 milioni di meridionali. L'opinione pubblica diventa vittima di un martellamento unilaterale molto banalizzante. È paradossale, perché si evocano i disastri di oggi per dire che domani le cose andranno male. Ma è oggi che le cose vanno male, e lo fanno ora che nel nostro ordinamento non c'è autonomia differenziata, ma la mediocre classe dirigente del fanfaronismo regionalista alla De Luca. In Campania negli ultimi 8 anni sono stati inanellati una serie di primati negativi. Ci sono voci contrarie perché a loro non conviene che qualcosa vada a contrastare l'inefficienza delle loro amministrazioni, del tutto prigioniere di una macchina burocratica qui ancora più scadente che altrove. Una riforma che mette a nudo le responsabilità di chi oggi fa il cacicco, comodamente seduto nei palazzi del potere, è chiaro che a molti non conviene. Non è un caso che molti tra quelli che oggi osteggiano l'autonomia differenziata prima la proponevano. Alcuni dei critici di oggi sono gli stessi che 20 anni fa hanno costruito l'autonomia con la riforma del Titolo V della Costituzione, che fu voluta e votata dal governo del centrosinistra di Massimo D'Alema. Non può essere una buona cosa o una cattiva cosa a secondo di chi la propone. Penso a quanto sta strepitando De Luca, la stessa persona che nel 2019, unico presidente delle regioni meridionali, ha firmato una proposta in cui si chiedeva l'autonomia differenziata senza neppure attendere l'approvazione dei Lep".

Esprime preoccupazione ai microfoni di NapoliToday (qui l'intervista integrale a Fico di Massimo Romano) l'ex presidente della Camera ed esponente autorevole del Movimento 5 Stelle Roberto Fico: "Se il Governo continua così, il Sud verrà colpito in maniera considerevole. Con il testo redatto da Calderoli si va verso un'Italia a due velocità, dove chi oggi è ricco sarà ancora più ricco e chi è povero sarà ancora più povero. Settori come la sanità e la scuola pubblica saranno fortemente penalizzati, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia. In Parlamento dovremmo fare le barricate".

Secondo il senatore di Fratelli d'Italia Sergio Rastrelli, l'autonomia differenziata è una "straordinaria opportunità per i territori". "L'equivoco - ha spiegato Rastrelli ai microfoni di NapoliToday (qui l'intervista integrale a Rastrelli di Nicola Clemente) - è frutto della ipocrisia della sinistra. Esiste già in Costituzione per una riforma voluta dalla loro area politica. Inoltre era presente già nel programma elettorale del centrodestra. Il regionalismo differenziato che proponiamo renderà competitivo il Sud con il Nord. Sarà assicurato un livello omogeneo dei livelli essenziali e non ci saranno più alibi per chi non saprà governare. Non ci saranno più cittadini di serie a, b e c". 

(Montaggio e riprese di Giuseppe Cesareo)

Il vicepresidente della Camera ed ex ministro dell'Ambiente Sergio Costa ai microfoni di NapoliToday (qui l'intervista integrale a Costa di Massimo Romano) ha spiegato nel dettaglio i motivi della sua contrarietà a questa idea di autonomia differenziata: "La legge, se passasse così com'è, non prevederebbe investimenti, ma manterrebbe lo status quo. Significa che il gap tra i servizi del Nord e quelli del Sud non si ridurrà. Si individuano i livelli essenziali di servizi da erogare, ma non si danno gli strumenti per raggiungerli. Quindi, se oggi le persone vanno a curarsi al Nord continueranno a farlo. Così come le scuole del Nord continueranno ad essere funzionanti mentre le nostre continueranno ad avere problemi strutturali. Per non parlare dei trasporti e delle infrastrutture, al Sud ancora parliamo della Salerno-Reggio Calabria. Questo Governo ha i numeri per approvarla, se dovesse accadere dovremo subito ricorrere al referendum abrogativo. Non dimentichiamo che nel Governo c'è la Lega, un partito che punta a una forte indipendenza del Settentrione. Però queste sono cose i cui effetti si avvertiranno sulla pelle delle persone. Sarebbe opportuno discuterne insieme e non andare avanti a colpi di maggioranza".

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