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Sicurezza

Sos buche stradali: l'iniziativa dell'associazione vittime della strada

Un numero WhatsApp attivato dall'Associazione familiari e vittime della strada onlus

“S.O.S. buche in Italia” è la campagna di sensibilizzazione lanciata dall’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Onlus. L'iniziativa, che coinvolge tutte le 120 sedi sparse su territorio nazionale (di cui 3 attive a Napoli) punta a individuare le buche più pericolose per sollecitarne la riparazione rapida da parte degli enti competenti.

Segnalazioni via Whatsapp Per le segnalazioni i cittadini potranno contattare l’A.I.F.V.S. Onlus tramite Whatsapp al numero 328.1279114, unico riferimento telefonico valido.

I segnalatori, il cui anonimato verrà garantito sin dalle prime fasi, dovranno inviare foto nitide delle buche, precisando la strada e il numero civico. Se invece si tratta di autostrade e superstrade, dovrà essere indicato con precisione il chilometro di percorrenza.

La documentazione ricevuta verrà quindi inviata, con piena garanzia di anonimato per la fonte, agli enti di competenza tramite PEC ufficiale dell’associazione. “Abbiamo proposto questa iniziativa perché riteniamo che l’Italia soffra particolarmente la problematica – spiega il presidente dell'A.I.F.V.S. Alberto Pallotti - da anni ci battiamo in ogni sede, come ha fatto il referente di Aversa ed agro aversano, Biagio Ciaramella, il quale ha richiesto una verifica rispetto alle prescrizioni di cui all’art. 208 CDS, riguardante i proventi derivanti dai verbali effettuati sui territori di Caserta e Napoli dagli enti preposti alla sicurezza stradale ed il loro utilizzo. Tale azione riguarda i proventi incassati dalle amministrazioni comunali negli ultimi 5 anni. Una linea che, insieme, abbiamo deciso di seguire anche su piano nazionale. Ci metteremo sempre la faccia per contrastare il fenomeno, ma è necessaria anche la piena partecipazione dei cittadini. Siamo stanchi delle tragedie stradali riportate dai giornali solo nelle prime fasi, è necessario parlarne in continuazione. I nostri morti – conclude - non sono morti di serie B”.  

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