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Luisa Ranieri: “La mia Lolita Lobosco, tosta donna moderna del Sud di oggi”

Intervista all’attrice napoletana che interpreta il vice questore tratto dal ciclo di romanzi di Gianisi, destinata a diventare nuova icona di femminilità. Da domenica in onda su Rai1. Tra i produttori Zingaretti

Lolita Lobosco è una donna del Sud di oggi. E’ indipendente e si impone sul lavoro senza rinunciare al suo essere donna. Racconta un femminile che è autorevole senza mascherarsi da uomo. Ecco anche  la provocazione di fare le indagini con il suo bel tacco 12 correndoci pure per tutta Bari per acciuffare criminali” parla così Luisa Ranieri del suo nuovo personaggio che interpreta in ‘Le Indagini di Lolita Lobosco’ serie liberamente tratta dai romanzi di Gabriella Genisi che da domenica andranno in onda su Rai1.

Lolita Lobosco è una donna del Sud, mediterranea, vivace, empatica e single convinta e in carriera; vicequestore del commissariato di polizia a Bari, sua città natale dov’è appena tornata dopo un lungo periodo di lavoro nel Nord Italia. A capo di una squadra di soli uomini per essere autorevole Lolita non ha bisogno di castigare la sua innata sensualità. In un mondo ostinatamente governato dai maschi come quello dell’investigazione e della giustizia.

Una donna fuori da qualsiasi archetipo femminile e che anzi, semmai, combatte stereotipi e pregiudizi, che Luisa Ranieri ha amato da subito fin quando ha letto i libri scoperti dal marito, l’attore Luca Zingaretti che ha coprodotto insieme alla BIBI Film Tv in collaborazione con Rai Fiction. L’attrice napoletana si è calata totalmente nel personaggio in cui riesce a dare vita alle varie sfumature di Lolita fatta di leggerezza  e rigore, dove ci sono anche riflessioni sul ruolo della donna.

Non manca Napoli nella Bari di Lolita Lobosco

Quattro puntate di storie giallo rosa che ha vari piani di lettura dove si mescolano vari generi una Bari moderna lontana dai cliché. Una linea guida imprescindibile per il regista napoletano Luca Miniero (noto per aver diretto Benvenuti a Sud); ha scelto di raccontare un Sud non manierato ma dinamico adatto ai personaggi sfaccettati, dove non manca il dipinto ironico della realtà meridionale tipica di Miniero.

Siamo a Bari ma Napoli si fa sentire. Non solo perché sono due città del Sud diverse e ma dalle percezioni simili con i suoi sapori, le sue tavolate infinite con le famiglie durante le festività, un certo modo di credere che nella vita di una donna non può mancare la maternità e il matrimonio nonostante i tempi, ma anche per  i napoletani che hanno partecipato: oltre a Miniero e Ranieri, napoletani sono anche alcuni attori del cast come Giovanni Ludeno e lo sceneggiatore Massimo Gaudioso.

Retroscena da backstage dicono che durante la lavorazione i profumi del ragù e della genovese ci sono stati e come grazie alla Ranieri che quando era in pausa si metteva ai fornelli per cucinarli.

Lolita Lobosco: dalle pagine del libro alla tv

I romanzi di Gabriella Genisi da cui è tratta la serie, sono una moderna declinazione al femminile del giallo all’italiana ibridato con la commedia rosa.

La sua protagonista è sfaccettata: è bella, intelligente, temeraria e non si fa intimorire da un mondo di uomini senza rinunciare alla sua femminilità.

Per la Genisi non ci sono dubbi, la Ranieri corrisponde perfettamente al personaggio letterario , tanto da sembrare che Lolita prendesse vita dalle pagine del libro. L’attrice e Lolita sono similari sia esteticamente che nei loro temperamenti quindi dà autenticità al personaggio.

Come il vicequestore Lolita, la Ranieri è profonda, rigorosa, fatta di una carnalità naturale che si vede anche nel cibo: “Anch’io come lei adoro mangiare e per non sentirmi in colpa vado correre”, racconta ridendo.

A chi dice che potrebbe essere la versione donna del commissario Montalbano, che è tra i personaggi più amati interpretati dal marito Luca, la Ranieri sorride ma puntualizza che non hanno nulla in comune.

E’ vero non c’è niente che li unisce, eppure nel primo libro del ciclo di Lolita Lobosco, la scrittrice pugliese fa palesare Montalbano attraverso una  telefonata che i due hanno, inoltre, pare, che sia evocata anche un’antica e affettuosa amicizia tra i due. Un’apparizione letteraria speciale che a suo tempo ebbe la benedizione di Andrea Camilleri.

L'intervista

Pensando  alle serie tratte da de Giovanni, Imma Tataranni, L’amica geniale, Montalbano e per finire Lolita Lobosco, sono tutti casi letterari che rilanciano il Sud. Secondo lei quanto la cultura e la tradizione del Sud Italia uniti alla letteratura influiscono  nel successo nella serialità tv?

“Bisognerebbe rifletterci. Certo è che i romanzi proprio perché hanno un racconto composto da una durata lunga si prestano a tanti spunti e quindi c’è la possibilità  di sviluppare e approfondire nella serialità i personaggi che è l’aspetto più interessante. Credo che le ultime produzioni di successo che abbiamo visto tratte dai romanzi siano una risposta che c’è bisogno di racconti che abbiano una profondità nella scrittura che gli sceneggiatori riescono a restituire meglio nella lunga serialità rispetto a un film. In una pellicola resta il limite che tutto deve essere concentrato in poche ore, mentre attraverso le puntate di una serie c’è la possibilità di sviscerare il racconto, poi dipende anche dal libro che si ha davanti”.

C’è l’impressione che lei si sia molto divertita nell’interpretare questo personaggio, nonostante sia molto femminile, a suo modo, è anche buffa. Siete toste, venite entrambe da un matriarcato, amate le scarpe e il buon cibo. Cosa ha fatto scattare il quid di portare le avventure di Lolita Lobosco in tv?

“La sua modernità. È su tutta la linea una donna di oggi inserita nelle dinamiche della nostra attualità sia lavorative che affettive. I personaggi li affronto  tenendo conto da dove vengono. Vado sempre seguendo la prima emozione che provo quando leggo  un copione  un libro e la prima impressione è importante per me, capendo cosa vuole dire tra le righe. Parto sempre dal testo e nel caso di Lolita,  ovviamente lei è una donna del sud, un contesto che quindi conosco in quanto sono napoletana. Non è etichettatile, anzi, è una donna molto sfaccettata cosa che emerge anche nel modo in cui si rapporta con gli uomini con cui lei lavora. Mi piace la sua ironia che viene fuori nel capitanare questo gruppo di  uomini a lei sottoposti. Una cosa che ho percepito quando ho scoperto questo personaggio è che lei fa il vicequestore ma  potrebbe esercitare qualsiasi professione. Le indagini sono il motore che fanno venire fuori anche i rapporti  personali e familiari ,le sue considerazioni sul ruolo di essere donna oggi. Il giallo è il punto di partenza per affrontare altri argomenti seguendo la linea della vita di Lolita. Se mi  sono divertita? Comm’ ‘na pazza (ndr dice in dialetto napoletano) . Questo è merito anche di Luca Miniero, ha una sensibilità nella capacità di raccontare le sfumature quindi è proiettato a una sensibilità al femminile per raccontare anche una famiglia tutta al femminile come quella di Lolita.”

Da napoletana non sarà stato difficile approcciare al dialetto barese.

“No, il dialetto pugliese ha delle affinità con quello napoletano. Era fondamentale che io avessi l'accento del sud, però, abbiamo dosato l'uso del dialetto ingentilendolo in modo che fosse musicale, dolce, comprensibile a tutti. Il lavoro sulla lingua è stato di squadra e scena per scena decidevamo quando usare il dialetto e quando evitarlo”.

Il lavoro dedicato alla produzione che fate con suo marito Luca Zingaretti con la Zocotoco l’ha definito come quello di produttori di idee. Debuttare nella realizzazione di una produzione di una serie in un periodo come questo è un passo decisivo...

“Vero! La Zocotoco è una casa di produzione fondata da Luca anni fa dedicata a produzioni di spettacoli teatrali e documentari. A un certo punto ci siamo detti che sarebbe bello se fosse anche un laboratorio creativo, producendo idee e concept. Infatti leggiamo molte sceneggiature e libri che potrebbero essere potenzialmente adattabili. È un laboratorio di condivisione che viviamo insieme. Facciamo creatività  affiliandoci a produttori più strutturati come Angelo Barbagallo della Bi.Bi per quanto riguarda il cinema e le serie. In teatro abbiamo avuto il coraggio di aprirci agli altri producendo spettacoli fatti da giovani e abbiamo portato avanti anche sinergie importanti come con il Teatro Bellini di Napoli. Con il cinema abbiamo iniziato con Vita segreta di Maria Capasso che, tra l’altro, girammo proprio a Napoli di cui ero protagonista insieme a Daniele Russo. Mentre alla serialità abbiamo iniziato con Le indagini di Lolita Lobosco e con Il Re interpretato da Luca e andà in onda su Sky. Per quanto riguarda l'aspetto di debuttare nella produzione di serie in un periodo come questo, beh, non è stato facile ed è stato impegnativo...”. 

Cioè?

“Le indagini di Lolita Lobosco è la prima serie partita con i protocolli sanitari post lockdown. Non è stata una passeggiata ma è stato un modo anche per dare del lavoro. Tutto è stato predisposto per permetterci di lavorare su un set completamente safe. Per sicurezza, siamo stati anche chiusi tra di noi e messi in quarantena e questa cosa ci ha rafforzato e unito ancora di più nel lavoro". 

Essere donna ed avere il diritto di scegliere di non essere né madre e né una compagna per qualcuno, per dedicarsi  soprattutto al lavoro è una bella risposta a chi continua a storcere il naso nonostante i tempi di oggi. E’ un bel tasto su cui questa serie preme, invitando anche alla riflessione.

“Sì! Lei ha deciso che la famiglia non è il suo punto di riferimento ma lo è il lavoro. Nel suo caso È una  libera scelta. Lei vuole essere libera di muoversi anche in un mondo che a volte, su certi punti  è rimasto antico, dimostrando che non ha bisogno di stabilità familiare e amorosa per affermarsi . Per una donna del sud è insolito prendere questo tipo di decisioni. E’ una cosa che ho visto proprio su di me prima che nascesse Emma, la mia prima figlia. Ogni volta che tornavo a Napoli, fino ai 38 anni, a me veniva chiesto ‘Ué, ma quando ti sposi? Ué ma quando fai un figlio?’. Detto ciò per alcune invece c’è una vera difficoltà nel coincidere famiglia e lavoro. Sarebbe bello riuscire a conciliare le due cose, ma se le donne fanno fatica a riuscirci è perché per ora non sono per niente aiutate non siamo. Ma penso che pure ci arriveremo a fare dei passi in avanti decisivi anche su questo versante”.

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