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Cristiana Dell'Anna, l'intervista a Vanity Fair: "Noioso dover difendere sempre Gomorra"

L'attrice napoletana si racconta nel corso di una lunga intervista

Cristiana Dell'Anna è una delle attrici italiane del momento. Dopo il successo di Gomorra, e l'importante ruolo in "Rocco Chinnici", l'attrice napoletana sarà protagonista anche di "In punta di piedi", il film anticamorra di Alessandro D'Alatri.

Dei progetti presenti e futuri e della sua carriera, Cristiana Dell'Anna ha parlato in una lunga intervista rilasciata a Vanity Fair. Ecco i passaggi più importanti:

Prima Caterina Chinnici, ora la mamma coraggio protagonista di In punta di piedi. Due storie di giustizia e riscatto sociale, un bel salto da Gomorra.

«Cambiare registro è fondamentale. Sono molto pignola nella scelta dei miei progetti, anche perché credo che per un attore non variare mai i propri ruoli equivalga ad un suicidio. Vorrei che fossero gli uomini a guardare In punta di piedi, sono loro a dover capire quanto è grande la forza delle donne, noi lo sappiamo già».

Come nasce la sua passione per la recitazione?

«Ero appena una ragazzina quando ho capito che era il mio modo di esprimermi. Poi mi sono iscritta all’università ma non riuscivo a sentirmi realizzata. Così ho fatto i bagagli e sono partita per Londra contro il volere di tutti».

Quali sono stati gli ostacoli più grandi?

«In Italia gli attori non godono di grande considerazione. In Inghilterra sono persone colte, spesso laureate, che non curano soltanto la propria esperienza professionale. Quando ho comunicato ai miei genitori che sognavo di fare l’attrice ho letto lo sconforto nel loro sguardo e ho dovuto dimostrare di potercela fare prima di ottenere il loro sostegno. Inizialmente ero sola».

Londra come l’ha accolta?

«Benissimo. È stata una culla. Sentivo la necessità di confrontarmi con una realtà diversa e, essendo bilingue fin da ragazzina, l’Inghilterra è stata una scelta naturale. Volevo studiare Shakespeare nella patria del teatro e Londra mi ha dato l’opportunità di diventare quello che volevo. La Brexit mi ha spezzato il cuore».

Poi è arrivato il successo con Gomorra. Come l’ha vissuto?

«Ha portato con sé tanto lavoro e tanti riconoscimenti che fanno piacere. Ma vorrei che si limitasse a quello. La fama mi mette un po’ d’ansia».

Che cosa la preoccupa?

«L’invadenza e la possibilità di essere usata soltanto come oggetto pubblico. Sono un po’ schiva, non faccio molta vita mondana. Credo di essere brava a difendere la mia vita privata e ho una famiglia forte alle spalle che mi ha sempre protetta».

Gomorra ha tanti fan ma anche qualche detrattore. Come affronta le critiche di chi pensa che dia un’immagine lesiva della città di Napoli?

«Ormai con grande noia. Se prima mi impegnavo a difendere un progetto in cui credo tantissimo adesso sta diventando stancante sentirsi ripetere sempre le stesse cose. L’immagine negativa o il rischio di emulazione sono argomenti che non stanno proprio in piedi. La mia opinione rimane la stessa: raccontare il male è necessario per trovare soluzioni».

Il suo rapporto personale con la città?

«Conflittuale, come quello di tutti i napoletani. Ma è la mia città, ci vivo e la amo tantissimo. Vorrei migliorarla. Spero di farlo attraverso il mio lavoro».

Che cosa la infastidisce?

«L’egoismo. Abbiamo perso il senso comunitario segnando la nostra fine».

E ora a cosa ambisce?

«A sposarmi! (ride)».

Mi sta dicendo che ha trovato l’amore?

«Sì, finalmente. Le do questa piccola anteprima. Era l’unica cosa che mi mancava. Lo desideravo tanto. Ma non mi faccia aggiungere altro, voglio che la mia vita privata rimanga mia».

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