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Martedì, 23 Aprile 2024
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L'Amica Geniale, Emanuele Valenti: "Vi presento il mio maledetto Sarratore"

Intervista al Donato Sarratore della fortunata serie tv: "Il mio personaggio è complesso, ha differenti pulsioni coperte da un'apparenza bonaria. Sul set è stato entusiasmante"

Il suo è uno dei personaggi più controversi della serie tv Rai 'L'amica geniale', tratta dai romanzi di Elena Ferrante. Parliamo di Emanuele Valenti, attore partenopeo che nelle prime due stagioni ha interpretato Donato Sarratore, giornalista-poeta, guida culturale per Lenù. Tra teatro (come attore e regista), cinema e serie tv, Valenti si è raccontato a NapoliToday, partendo dall'esperienza che lo ha reso popolare. 

Come ti sei avvicinato a 'L'amica geniale'? 

Non facevo cinema da un po', mi ero dedicato alla compagnia Punta Corsara, a Scampia. Nel ruolo di Donato Sarratore mi ritrovai quasi per caso. Ero stato chiamato per il ruolo del falegname Peluso. Ma l'attore che era con me per il ruolo (Gennaro Canonico) si esibì prima di me e io pensai "Lui è perfetto". Mi si avvicinò Saverio Costanzo, il regista. Mi chiese se volevo provare un altro personaggio e mi consegnò la scena. La preparai lì, in un angolo, in un'ora, proprio la scena che nella prima stagione ha fatto scalpore ed è stata poi censurata. Mi fu chiaro fin da subito che Donato cercava conferme delle proprie capacità di seduzione con Elena. Donato Sarratore è un narcisista ed è attratto da Elena anche perché in lei vede un amore per la cultura che sua figlia, invece, non ha. Anche Elena è affascinata da lui, in cui trova un amore sincero per la cultura. La Ferrante lo descrive come un padre amorevole. Fermandosi alla superficie in Sarratore non si nota ombra di violenza.

Emanuele Valenti (4)-2

In che modo sei riuscito a interpretare la bifrontalità di Sarratore? 

L'attore deve sempre capire quello che sta facendo, comprenderlo, mai giudicarlo. Ogni personaggio ha le sua complessità. Ma è così nella vita, ognuno di noi ha differenti pulsioni. Questa complessità è espressa bene nei romanzi della Ferrante, nei quali bene e male si compenetrano continuamente. I caratteri hanno cose positive ma sono anche presi da sentimenti di odio. Esattamente come nella realtà.

Eduardo Castaldo, dal fotoreportage a "L'Amica Geniale"

Com'è stata l'esperienza sul set? 

Entusiasmante. All'inizio ero molto emozionato, poi con Saverio Costanzo si è creato uno splendido rapporto. Lui ha enorme attenzione nella direzione degli attori. Ricordo un aneddoto relativo all'ultimo giorno di riprese della prima stagione: Saverio aveva scritto durante la notte una poesia, immaginandola scritta da Sarratore. Io e Nunzia Schiano dovevamo recitarla durante la colazione a Ischia. Era una poesia bruttissima, ampollosa, perfetta per Sarratore in effetti. Abbiamo imparato velocemente questa poesia: c'era un grande feeling sul set, era la colazione del giorno del compleanno di Elena. Ricordo una grande leggerezza. All'inizio invece ero molto, forse troppo concentrato. Nelle prime riprese sulla spiaggia, ero così teso che cominciai a nuotare e non sentii lo stop. Stavo arrivando a Ponza. Anche con Alice Rohrwacher, che ha diretto due episodi, ho avuto un ottimo rapporto. Trovo che il suo sguardo sia stato perfetto per quei due episodi. 

Emanuele Valenti, il 'Donato Sarratore' de l'Amica Geniale (foto Castaldo-Marino-frame Rai)

I telespettatori ti riconoscono? E cosa ti dicono? 

E' bello che mi riconoscano. Devo essere sincero: facendo da tanti anni teatro, che è la mia vita e richiede tantissima fatica, ora mi godo questa popolarità. Quando dicevo "faccio teatro" spesso qualcuno mi chiedeva "e poi come vivi?". Ora mi riconoscono come attore. In strada i telespettatori della serie mi dicono "Eh, il tuo personaggio è tosto". Per fortuno non associano l'attore al personaggio, questo è capitato solo - per fortuna in pochissimi casi - sui social, dove qualcuno identificato me con Sarratore. Ma ho ricevuto tantissimi complimenti anche lì. "L'amica geniale" è una serie che è stata vista ovunque, non solo a Napoli. Credo sia perché molti si riconoscono in quel passato. E' un racconto trasversale, che parla di classi sociali diverse, racconta di un periodo storico che è ritenuto cruciale per la nostra storia. Ed è un racconto al femminile (che è forse la caratteristica che a me è piaciuta di più). 

Parliamo di teatro, che appunto è la tua vita. A gennaio hai portato, da regista, 'Bi, storie di Obaba' al Nuovo Teatro Sanità. A cosa stai lavorando? 

Bi, storie di Obaba è l'adattamento di un racconto del basco Bernardo Atxaga. Parla della precoce entrata nel mondo del lavoro, della diversità. Si racconta come una comunità, un paese, affronta questa diversità. E' una favola contemporanea: parte della narrazione è affidata agli animali. Senza dubbio tornerà al Teatro Sanità nel prossimo anno. In estate, a Milano, sarò all'ex ospedale psichiatrico Paolo Pini per il festival di teatro "Da vicino nessuno è normale", in collaborazione con Olinda, all'interno del quale terrò un laboratorio. Poi sarò a Castrovillari per il festival 'Primavera dei teatri' con "Peggy Pickit guarda il volto di Dio", di Roland Schimmelpfennig con la regia di Marcello Cotugno. 

Ti sei cimentato anche in un videoclip musicale.

"Streets of Naples", divertente follia di Fabio Gargano per il singolo di Alessandro Florio. Abbiamo giocato e immaginato, e in pochi giorni, a fine dicembre, abbiamo girato. Sono scisso tra due personaggi, un'anima sognante e la routine che si ripete attraverso una serie di contrattempi alla Buster Keaton. E' stato divertente. 

Dopo "5 è il numero perfetto" di Igort ti rivedremo anche al cinema?

Farò parte de 'Il fronte interno', scritto e diretto da Guido Acampa, ispirato a un lavoro di Gabriele Frasca. 

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