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Trilogia dell'Addio, il nuovo romanzo di Vincenzo Torella

Il libro edito dalla casa editrice Homo Scrivens. "Sono grato ad ognuno degli addii che finora ho detto o subito perché è solo grazie ad essi che oggi vivo una delle fasi più intense e speciali della mia vita". L'intervista

“Donne che amano, donne che desiderano. Donne che soffrono, che lasciano, che riprendono. Donne che incassano l'addio, e ripartono”. Trilogia dell'Addio è il nuovo romanzo di Vincenzo Torella edito dalla casa editrice Homo Scrivens. Un libro che rappresenta l'atto unico dell'addio, interpretato però nella pluralità di una trilogia.

Da cosa scaturisce l’esigenza di raccontare i tanti volti dell’addio?
Nasce principalmente dal desiderio di raccontare un'esperienza che ho vissuto in prima persona, per poi provare a romanzarla e magari renderla universale. A me piace molto osservare il mondo che è fuori e dentro di me - non a caso sono un silenzioso - quindi in questi ultimi anni mi sono reso conto che l'addio può davvero esprimersi attraverso una lunghissima serie di sfumature. Raccontare un unico modo di "dirsi addio" mi sarebbe sembrato riduttivo, ed è forse proprio per questo che ne ho raccontati tre, apparentemente antitetici tra loro, ma che in realtà in comune hanno molto più di quello che si possa immaginare: innanzitutto il dolore della separazione e poi la voglia che ognuna delle tre protagoniste ha di riuscire ad andare avanti e scoprire cos'altro ha da offrire la vita. Una sorta di istinto di sopravvivenza che ogni essere umano deve possedere perché è sempre ingiusto - principalmente verso se stessi - ristagnarsi nel dolore e restare immobili in quella dimensione che siamo soliti chiamare passato: la vita va vissuta al presente, con uno sguardo rivolto a quello che abbiamo fatto a mo' di celebrazione, e con un altro rivolto al futuro, impegnandosi per renderlo appagante.

Incassare un addio, rinascere e ripartire. Come affrontare le paure che si incontrano in questo percorso?
Per quanto mi riguarda, l'unico modo per affrontare tale percorso è quello di vivere tutto con la massima intensità, prendendosi i propri tempi, le giuste pause dal mondo, vivendo appieno sia la gioia che il dolore. Assecondandosi, insomma. Ho 32 anni e posso dire di essere rinato, finora, almeno una dozzina di volte proprio perché non ho mai avuto paura di morire ed inaridirmi. Non mi sono mai tirato indietro rispetto alle prove da affrontare, anche quando sapevo fin dalla partenza che mi avrebbero visto perdente, perché non ho mai amato risparmiarmi nella mia vita. Come dice una delle tre protagoniste del mio romanzo: "Io nelle cose mi lancio, perché so che sono pronta a tutto, davvero a tutto, ma non sono pronta ad avere rimpianti"._heart 2-2-2-2

L’addio è diverso per un uomo e per una donna?
Credo che l'unica differenza consista nella maniera di esprimere l'addio: gli uomini, in genere, sono meno inclini a raccontarsi senza filtri, soprattutto quando si parla di sentimenti. Le donne, invece, che da sempre brillano per maggiore coraggio ed istintualità, non fuggono dal racconto di se stesse, anzi, spesso lo ricercano per dare un senso a quello che hanno vissuto e sono state. L'universo intimo delle donne, per chi sa entrarci dentro, è caratterizzato da un'inesauribile varietà di declinazioni cromatiche dalla quale, da sempre, io sono affascinato. Quello degli uomini, per quanto all'apparenza possa sembrare più grigio, è ugualmente vario: ci vuole solo maggiore abilità ad entrarci ma, quando si scopre la combinazione dell'anima di un uomo che si nutre di sensibilità e paure nascoste, l'unica via possibile è innamorarsene perdutamente.

Nel libro, come sottolinea il titolo, tre modi diversi di vivere una fase delicata che prima o poi capita a ognuno. A quale delle tre protagoniste ti senti più vicino?
Questa forse è la domanda più difficile che mi è stata fatta finora, perché scegliere una protagonista piuttosto che un'altra mi sembrerebbe ingiusto. Sono legato a tutte, perché ognuna racconta una mia maniera di vivere l'amore e la separazione. La protagonista della prima storia - la cui donna è scappata e per un anno non fa avere sue notizie - la invidio: anch'io vorrei riuscire a mostrare il dolore in maniera così esteriore, mentre invece in genere tendo a tenermi tutto dentro ritardando il processo di guarigione. La protagonista della seconda storia - abbandonata da un attore con cui ha vissuto una fortissima passione - a volte la detesto perché è troppo immobile e celebrale, ma forse è quella che mi somiglia di più. La donna della terza storia - innamorata di uno studente spagnolo - invece la adoro: mi fa ridere, è tenera, è piena di colori, è apparentemente cinica ma è una che si lascia sorprendere.
Posso dire che c'è un po' di me in ognuna di loro.

Cos'è l’addio per uno scrittore?
Per il "Vincenzo scrittore" - anche se io in genere preferisco definirmi cantastorie - un addio bello forte è stato quando mi sono dovuto separare da "Trilogia dell'Addio", decidendo di condividerlo con i miei lettori. Voglio quindi ringraziare la casa editrice Homo Scrivens - diretta da un editore pulito ed appassionato, Aldo Putignano, e gestita da uno staff al quale sono assai legato - che ha deciso di credere in me e pubblicarlo.
Per il "Vincenzo persona", non c'è nulla di più lacerante e definitivo di un addio, ma io sono grato ad ognuno degli addii che finora ho detto o subito, perché è solo grazie ad essi che oggi vivo una delle fasi più intense e speciali della mia vita: dietro ogni addio c'è un nuovo inizio, bisogna solo saperlo vivere.

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