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Al Museum-shop il presepe da “Guiness” più piccolo del mondo

La mostra presenta per la prima volta al pubblico l'arte creativa di don Antonio Esposito che aveva celato al pubblico i suoi 33 capolavori in miniatura

“Grazie di averci mostrato il capolavoro dell’uomo col suggerimento dell’infinito”, "Ne è valso il viaggio a Napoli", “Senza parole”, “La dimostrazione che l’arte non ha limiti”, sono questi solo alcuni dei commenti dei visitatori dell’incredibile mostra “I presepi da Guinness” in esposizione al Museum-shop fino al 7 gennaio in Largo Corpo di Napoli.

La mostra presenta per la prima volta al pubblico l'arte creativa di don Antonio Esposito che aveva celato al pubblico i suoi 33 capolavori in miniatura della collezione privata Eredi Calò, rappresentati in una veste molto suggestiva dall’Associazione Culturale Teatro di Kostja Treplev. “Data la delicatezza delle opere, fino ad oggi non si era mai riuscito ad organizzare niente di simile. Alcuni pezzi sono ogni anno in mostra a Castellammare di Stabia e a Torre Annunziata, ma una personale con la quasi totalità delle opere è la prima volta. Il nostro desiderio era proprio quello di esporre come un corpus unico le opere del Nostro per poter entrare pienamente nel suo universo poetico perché queste piccole ma grandi meraviglie non sono un’esperienza casuale nella vita artistica di don Antonio, ma sono il risultato di più di cinquant’anni di lavoro, dedizione e preghiera”, afferma Manuela Mirabile, curatrice della mostra e pronipote del sacerdote artista.

Presepe da guiness (Foto N.Clemente)

L’impatto è davvero affascinante, ci si ritrova ad assistere a 33 vere e proprie rappresentazioni del Presepe, le prime datate 1941, celate all’interno di noci, pietre, gusci di pistacchio e ghiande, visibili nel suo splendore solamente grazie alle lenti di ingrandimento e ad un sapiente sistema di luci. Presente alla mostra anche l'assessore alle Politiche giovanili, Alessandra Clemente, che ha patrocinato l'iniziativa apprezzandone la creatività.

“Questi lavori rivelano la necessità profonda di un lavoro interiore per raggiungere quella pace e quella gioia che caratterizzano l'incontro con il divino. In un mondo fatto di apparenza ed esteriorità è importante cogliere gli inviti che costantemente l’arte ci fa di direzionare il nostro sguardo all’interno, verso il cuore, più che all’esterno, per ascoltare la voce della bellezza che è molto più flebile del rumore in cui siamo immersi ogni giorno. Per accogliere la Natività si va dalla noce di cocco al seme di canapa, passando per una valva di cozza, noci, calici, anfore, gusci d’uovo, guscio di pistacchio, di castagna, ghiande, nocciole, scatolette.. ad eccezione dell’unico esemplare di carta, realizzato con ritagli di francobolli. I pastori sono realizzati inizialmente con sughero intagliato e dipinto, per poi lasciare spazio al mastice dei vetrai lasciato essiccare, modellato e dipinto fino ad arrivare ad una nuova tecnica da lui stesso escogitata, che arriva quasi a spogliare al massimo la materia, esaltando con il solo colore il mistero dell’incarnazione di Dio: gocce di colore ad olio che faceva rapprendere a strati successivi.

Per realizzare la vegetazione si serviva della cicuta e del muschio, ramoscelli, spunzoni di pino, tutti elementi naturali che raccoglieva nelle sue passeggiate nella natura. Faceva disseccare queste piccole piante, poi le immergeva nella trementina colorata che ha il potere di dare il colore e di conservarlo definitivamente. Il tutto, ovviamente, lavorato con strumenti da orologiaio a volte da lui steso fabbricati. Durante tutto l’anno pensava alle sue opere e le concepiva dapprima nel suo spirito pensando i presepi come ambientazioni in cui lui stesso avrebbe voluto vivere”, conclude Manuela Mirabile.

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