Oscar Di Maio, 50 anni di carriera e il successo del "Cafone"

"Sono nato facendo l'attore, ho debuttato alla età di 8 anni al teatro Duemila facendo un piccolo ruolo in una sceneggiata dal titolo "Torna al paesello". Ormai sono sulla soglia dei 50 anni di carriera". Così Oscar di Maio in una intervista al Roma.

La sua, una famiglia dalle grandi tradizioni teatrali: la madre, Maria Di Maio, attrice di teatro, il bisnonno attore e drammaturgo, il pro-zio commediografo e il nonno Oscar, commediografo e attore, nonché capocomico della famosa compagnia teatrale CafieroFumo. "Appartenere ad una famiglia simile con quel passato è contato moltissimo. Non credo che avrei avuto opportunità e successo se avessi avuto un altro cognome. Però è anche una grande responsabilità. Portare avanti un cognome artistico come Di Maio comporta tanta applicazione in più. Se sei figlio di una famiglia di tradizione artistica, ti perdonano di meno, molto di meno. Devi essere sempre all'altezza del cognome che porti, e credo lo sia stato anche per gli Scarpello, i De Filippo".

Negli ultimi anni, il grande successo del "Cafone". "Telecafone nasce per fare il verso alla televisione paludata in cui ci sono conduttori die cercano di essere puliti, ma poi magari sbagliano verbi e congiuntivi. E che sono troppo ingessati. È la risposta a tutto questo. È una falsa cultura, perché molti intellettuali, avevano la puzza al naso, ma poi in molti vedevano la trasmissione. Io ho l'orgoglio di sapere che un Roberto De Simone mi apprezza molto e vedeva con affetto la mia trasmissione. Facevamo un milione di telespettatori, nella sola regione, quando un "Maurizio Costanzo Show" ne faceva un solo milione in più in tutto il territorio nazionale. Molti intellettuali come Valerio Caprara hanno definito il cafone come una nuova maschera. Mi hanno fatto anche il pastore a San Gregorio Armeno e mi hanno definito come la maschera di Pulcinella del 2000".