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Gomorra 2, le anticipazioni di Cerlino: "Don Pietro Savastano sarà ancora più spietato"

Cerlino, l'attore che interpreta il boss di camorra, ha raccontato alcuni aneddoti sulla serie tv e parlato della sua infanzia

Pietro Savastano, lo spietato boss di Gomorra, è interpretato da Fortunato Cerlino, che ha rilasciato un'intervista a Panorama, nella quale ha rivelato interessanti aspetti sul suo personaggio e non solo.

Cerlino ha conosciuto la fama solamente a 53 anni con la serie tv che tornerà su Sky Atlantic il 10 maggio, con la seconda e attesa stagione.

Ecco alcuni estratti dell'intervista di Panorama.

FILOSOFIA ZEN - "Ho imparato che una cosa è quello che sei e un'altra è la comice, fatta di circostanze. In questo momento la cornice è luminosa, opulenta, mi è arrivato addosso questo successo immenso, ma io sono io, quello di prima e quello che verrà poi. Vivo la fama con un certo imbarazzo".

DON PIETRO - "Nella seconda stagione è più malefico, scatena tanta violenza intorno a lui. Vuole assaporare il gusto della distruzione di chi ha osato sfidarlo. Lui è Pietro Savastano, gli altri non sono niente, li disprezza, a partire dal figlio Genny che non è stato in grado di reggere il potere in sua assenza. Io sono lontanissimo da lui, arrivo da una famiglia semplice, umile, povera. Sono nato e cresciuto a Pianura, quartiere di Napoli tristemente famoso per le discariche abusive. Mio padre era figlio di contadini, mia madre piccolo borghese. Vivevamo in due stanze al piano terra, e allora eravamo già quattro figli più la nonna. Era una povertà dignitosa".

LE ANTICIPAZIONI DELLA SECONDA STAGIONE DI GOMORRA

I RICORDI - Alla domanda se Fortunato Cerlino sia mai stato vicino ai clan nella vita reale o alla delinquenza in genere ecco la risposta: "Mai. Però ho respirato quell'aria. Quando uscivo con i miei coetanei, alcuni avevano un rigonfiamento sotto la maglietta: la pistola. Una volta, un mio amico mi ha detto: «Dai, accompagnami, devo fare un giro». Salimmo in auto e quando passò davanti alla fermata di un autobus, si mise a sparare contro il cartello. Perché? Avevano fatto passare l'autobus nella via senza chiedere il permesso ai capi camorra di zona. Rimasi agghiacciato. Come quando vidi un ragazzino di 15 anni morto, steso per terra: si era arrampicato su un'impalcatura per rubare in un appartamento. Io ero un bambino".

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