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Giffoni Film Festival 2011

Umanità e professionalità: Antonella Ferrari arriva a Giffoni

L’attrice milanese sulla sua malattia: “Mi sento a disagio quando mi trattano come una persona diversa. Ci sono valori più importanti dell’apparire sulle copertine dei giornali”

È con molta disponibilità e sincerità che Antonella Ferrari si presta alle domande dei mini-giurati della Sala Alberto Sordi della Cittadella del Cinema. Tanti gli interrogativi per un’attrice che ha affrontato dignitosamente e senza mai mollare la malattia della sclerosi multipla che l’ha colpita fin da giovanissima, e di cui racconta al suo piccolo grande pubblico riunito lì per lei.

Un pubblico che, nonostante la giovane età, capisce e comprende appieno quanto un male del genere possa abbattere nel carattere e alterare nello stile di vita una persona, se questa non ha la forza o la volontà di reagire. Forza e volontà che la Ferrari ha avuto, afferma, una volta che a questo suo malessere è stato dato un nome “Una volta scoperto quale malattia avessi, mi sono detta ‘Ok, il nome della malattia ce l’ho. Ora devo lottare. Anche da malata qualcosa di buono posso farlo” ed è così che l’amore per la danza, di cui i genitori non erano contenti, è stato incanalato tutto nella sua passione per il teatro “La danza ho dovuto per forza abbandonarla, però ho continuato recitando”. È col sorriso sulle labbra e la voce ferma che racconta “Io convivo bene con la mia malattia, ci sono problemi più seri nella vita, l’importante è che ci convivano bene anche coloro che mi stanno accanto”, e proprio sulle persone e sul loro comportamento nei suoi confronti ammette “Mi sento a disagio quando mi trattano come una persona diversa, tra pena e discriminazione. Oggi sono sempre meno le persone che mi fanno sentire così, anche perché ho un bel caratterino, ma ci sono ancora”, e suo malgrado riconosce che anche nel suo ambiente di lavoro alcuni colleghi la discriminano quando vengono a conoscenza della sua malattia “Non mi piace la vita mondana degli attori, i lustrini del mondo dello spettacolo e non mi piace la non meritocrazia che vi impera. Ci sono valori più importanti dell’apparire sulle copertine dei giornali”.

Proprio del valore della meritocrazia e del suo lavoro teatrale dice “Fare l’attore non è semplice, chi lo fa è fortunatissimo e non se ne deve lamentare. Però bisogna studiare, servono una buona scuola di teatro e tanta gavetta per diventare un bravo attore”, e da qui racconta di quanto l’esperienza nella fiction “La squadra” e poi recitare al fianco di Giulio Scarpati in “L’uomo della carità”, siano state importanti ed emozionanti per lei, che si dichiara stufa di interpretare personaggi buoni come in “Cento Vetrine”, nonostante il grande successo che le ha portato. Inoltre afferma che le piacerebbe lavorare al cinema al fianco di registi come Pupi Avati, Nanni Moretti o FerzanOzpetek perché “Trattano la vita con poesia e da loro impari delle lezioni importanti. Non sono mai scontati”. Tra gli applausi del giovanissimo pubblico riceve infine il premio Giffoni Experience, conferma di come quando si ha la volontà di fare e fare bene, qualsiasi ostacolo possa essere superato.

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