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Produttori sigarette elettroniche in rivolta: "La tassazione al 58% creerà disoccupazione"

La denuncia arriva da Napoli, a margine della presentazione di studi su sigarette elettriniche e ricariche. I produttori hanno sottoscritto una lettera che è stata inviata al Parlamento

L'eliminazione del settore sigarette elettroniche creerebbe in Italia 10mila nuovi disoccupati. "Chiediamo con forza al ministero della Salute di battersi perché il prodotto sigaretta elettronica rimanga sul mercato": da Napoli l'appello lanciato da Riccardo Ascione, amministratore delegato di Ovale, in occasione della presentazione di uno studio sulla quantità di nicotina aspirata attraverso le e-cigs e sui liquidi delle ricariche.

"Il governo - ha aggiunto Ascione - vuole spingere il settore delle sigarette elettroniche, da sempre proposto come alternativo al fumo, all'interno del settore tabacchi al cui interno si creerebbe una grandissimo conflitto di interessi che potrebbe portare alla scomparsa del comparto delle e-cigs".

Per far sentire le proprie ragioni è stata redatta una lettera destinata ai parlamentari in cui si denuncia come la tassazione al 58% sia "spropositata e giustificata con l'equiparazione alle sigarette tradizionali". Un provvedimento giudicato "senza alcuna logica" anche in virtù del dato relativo alla salute pubblica secondo cui la sigaretta elettronica "salverebbe" ogni anno dal cancro ai polmoni 30mila persone, con un relativo risparmio per la sanità.

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