"Chiedo scusa per le morti che ho provocato": i lavoratori Fiat impiccano Marchionne
Dura protesta di licenziati e cassintegrati Fiat davanti allo stabilimento di Nola. I lavoratori hanno impiccato un manichino di Marchionne e diffuso un finto testamento dello stesso ad
dipendente Fiat in cassa integrazione che si era suicidata lo scorso venticinque maggio. Dopo essersi finti cadaveri insanguinati, i colleghi di Maria questa mattina hanno deciso di "far suicidare" quello che reputano essere l'unico vero responsabile delle loro sofferenze: l'ad di Fiat, Sergio Marchionne. Non si ferma l'onda lunga della rabbia per la morte di Maria Baratto, la
I Cobas del Comitato di Lotta cassintegrati e licenziati Fiat si sono presentati davanti ai cancelli dello stabilimento di Nola con un manichino a grandezza naturale di Marchionne e lo hanno impiccato. Poi, i lavoratori hanno distribuito un volantino con l'ipotetico testamento dell'ad di Fiat.
"I sensi di colpa... il testamento. Il mio lascito prima del mio ultimo respiro. Quelli che verranno dopo di me spero che siano non attenti solo al profitto ma - si legge - al benessere dei lavoratori licenziati e cassintegrati. Chiedo - continua il volantino - come atto di clemenza la riassunzione di tutti i 316 deportati a Nola nello stabilimento di Pomigliano D'Arco. Chiedo - si conclude il testamento - perdono per le morti che ho provocato, chiedo scusa a tutti". Firmato, Sergio Marchionne.