Campania, non è una regione per laureati: il perché di un'emigrazione in crescita
“Università e Imprese per lo sviluppo dei talenti” è il titolo della ricerca presentata ieri al Meeting per l’amicizia fra i popoli di Rimini
Solo il 5% delle offerte di lavoro per posizioni che richiedono una laurea sono relative alla Campania. Una percentuale bassissima se si considerano quelle di Lombardia (30%), Emilia-Romagna (13%), Veneto (13%) o anche – più a sud – del Lazio (11%).
Sono dati di Randstad, una multinazionale olandese che si occupa di selezione e formazione di risorse umane, e Fondazione per la Sussidiarietà, contenuti nella ricerca “Università e Imprese per lo sviluppo dei talenti” presentata ieri al Meeting per l’amicizia fra i popoli di Rimini.
È emerso come spesso succede un Paese diviso in due con un Sud che non dà spazio ai suoi laureati e con una Campania maglia nera.
Una regione, la nostra, che ha anche il numero maggiore di laureati disoccupati (30mila circa, che pareggia quello di tutto il Nord Est): insomma tantissimo capitale umano specializzato, ma non operativo. Non solo. Chi lavora, guadagna meno: i lavoratori Campani percepiscono stipendi inferiori al 60% della media nazionale, mentre in Lombardia – ad esempio – questa media è del 25%.
Le conseguenze
Ciò che ne consegue è facile da immaginare. La povertà lavorativa determina l’aumento dei flussi di capitale umano da Sud a Nord. In Campania sono anche gli studenti che si spostano, preferendo studiare direttamente altrove. La nostra da questo punto di vista è la terza regione in Italia per flussi in uscita.