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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia Pomigliano d'arco

Fiat Pomigliano, accordo senza Fiom. Il 22 il referendum

Accordo separato, senza la Fiom, sullo stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco e referendum tra i lavoratori il prossimo martedì 22 giugno. Si è chiusa così la trattativa tra l'azienda e i sindacati dei metalmeccanici

Si è chiusa la trattativa tra la Fiat e i sindacati dei metalmeccanici che si sono riuniti in Confindustria e si è conclusa con un accordo separato: senza la Fiom che già ieri aveva detto "no" alle condizioni dell'azienda. Per cui si andrà al referendum tra i lavoratori indetto per il prossimo 22 giugno.

Fim, Uilm, Fismic e Ugl hanno firmato il nuovo documento, integrato, presentato da Torino. La Fiom ha confermato il suo 'no' a un testo che considera "irricevibile", dai profili di "illegittimità", un "ricatto". Le tute blu della Cgil non si sono mosse dalla propria posizione - "di retroguardia" e "irragionevole", per le altre sigle - nonostante gli inviti e le pressioni ricevute. E hanno ribadito il 'no' anche alla consultazione degli operai. Consultazione alla quale, comunque, è legato l'effettivo sblocco degli investimenti Fiat per il sito campano, circa 700 milioni di euro per portare la produzione della futura Panda dalla Polonia in Italia. La parola passa, dunque, ai lavoratori: senza il loro sì, non se ne fa niente. Il Lingotto è stato infatti chiaro nel chiedere il consenso di tutti.

Per questo, il numero uno della Uilm, Rocco Palombella, al termine del tavolo, si è rivolto direttamente a lavoratori: "La posta in gioco è molto alta". E ha riconosciuto che in momenti come questi "la cosa principale è firmare un'intesa che può in qualche modo ridurre anche i diritti, ma mantiene in piedi una fabbrica e non il contrario".

Giudizio positivo anche dagli altri sindacati che hanno firmato. "Abbiamo fatto l'unica cosa sensata che un sindacato poteva fare, assicurando occupazione e reddito", ha affermato il segretario generale della Fim, Giuseppe Farina. "Abbiamo raggiunto un obiettivo di vitale importanza", ha rimarcato il vicesegretario nazionale dell'Ugl metalmeccanici, Antonio D'Anolfo. E' un accordo che "fa giustizia di tutte le polemiche che ci sono state", secondo il segretario generale della Fismic, Roberto di Maulo, che ha sottolineato come sia stato "chiarito che i diritti individuali non sono toccati" e che le eventuali sanzioni potranno riguardare solo i sindacati.

Punto su cui più si sono levate le proteste della Cgil e della Fiom: "il testo è lo stesso e la minaccia di licenziare i singoli lavoratori non è cambiata", ha replicato il responsabile auto delle tute blu, Enzo Masini, che al tavolo di oggi ha preso parte in qualità di osservatore e che ha lasciato al momento della firma da parte degli altri sindacati. Proprio sulle sanzioni è stato inserito dalla Fiat, che ha raccolto la proposta dei sindacati firmatari, un punto aggiuntivo per l'istituzione di una Commissione paritetica di raffreddamento, che potrà essere chiamata ad esaminare le violazioni caso per caso.

Oggi la Fiom discuterà delle iniziative da intraprendere nel corso dell'assemblea degli iscritti convocata a Pomigliano, ha fatto sapere lo stesso Masini, sottolineando che con la Cgil "non c'è una visione diversa". La sua scelta e la sua posizione non sono però state condivisa dalle altre sigle sindacali. "E' la solita cortina fumogena per nascondere la ritrosia della Fiom all'innovazione e alla firma di accordi", ha replicato il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, che al contrario si è detto "molto contento" per la firma degli altri. In campo è scesa anche la politica.

La Fiom è "un sindacato paralizzato dal blocco ideologico", ha detto il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. E' "la rivincita dei riformisti", ha sostenuto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Un invito a mettere da parte "la logica dei veti incrociati", stamattina era arrivato anche dal presidente del Senato, Renato Schifani: "Non è più il tempo del no o della fuga", ha detto. Si è invece schierato apertamente con la Fiom, l'Idv di Antonio Di Pietro, secondo cui si tratta di "un ricatto inaccettabile". Mentre non ha nascosto le proprie perplessità il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, che ha parlato di "vicenda eccezionale".

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