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Economia

La provincia di Napoli sarà la più colpita dall'aumento della disoccupazione nel 2023: lo studio

Le stime dell’Ufficio studi della CGIA, sulla base di una elaborazione dei dati Istat e delle previsioni Prometeia: in Campania si rischiano oltre 11mila disoccupati in più, di cui oltre 5mila solo nella provincia di Napoli

Per il 2023 le previsioni economiche non sono particolarmente rosee. Rispetto al 2022 la crescita del Pil e dei consumi delle famiglie è destinata ad azzerarsi e ciò contribuirà a incrementare il numero dei disoccupati, almeno di 63 mila unità. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA, sulla base di una elaborazione dei dati Istat e delle previsioni Prometeia. 

Il numero complessivo dei senza lavoro, infatti, sfiorerà nel prossimo anno la quota di 2.118.000. In termini assoluti, le situazioni più critiche si verificheranno nel Centro-Sud, ripartizione che già oggi presenta un livello di fragilità occupazionale molto preoccupante. Napoli, Roma, Caserta, Latina, Frosinone, Bari, Messina, Catania e Siracusa saranno le province che registreranno gli incrementi maggiori.

L’incidenza della sommatoria dei nuovi disoccupati di Sicilia (+ 12.735), Lazio (+ 12.665) e Campania (+ 11.054) sarà pari al 58 per cento del totale nazionale.

Napoli la provincia più colpita dall'aumento della disoccupazione

A livello territoriale - secondo le stime dell'Ufficio studi della CGIA di Mestre - le 10 province più interessate dall’aumento della disoccupazione saranno nell'ordine: Napoli (+ 5.327 unità), Roma (+ 5.299), Caserta (+ 3.687), Latina (+ 3.160), Frosinone (+ 2.805), Bari (+ 2.554), Messina (+ 2.346), Catania (+ 2.266), Siracusa (+ 2.045) e Torino (+ 1.993). Poche le realtà territoriali che, invece, vedranno diminuire il numero dei senza lavoro. Si segnala, in particolare, Perugia (- 741), Lucca (- 864) e Milano (- 1.098).

I settori che rischiano maggiori contraccolpi

I comparti manifatturieri, specie quelli energivori e più legati alla domanda interna, potrebbero subire dei contraccolpi occupazionali, mentre le imprese più attive nei mercati globali tra cui quelle che operano nella metalmeccanica, nei macchinari, nell’alimentare-bevande e nell’alta moda saranno meno esposte. Non solo, stando al sentiment di molti esperti e di altrettanti imprenditori, altre difficoltà potrebbero interessare i trasporti, la filiera automobilistica e l’edilizia, quest’ultima penalizzata dalla modifica legislativa relativa al superbonus, potrebbero registrare le perdite di posti di lavoro più significative.

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