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Decreto Cura Italia, Massimiliano Campanile: “Per il momento si è rivelato solo un annuncio”

L'hair stylist Massimiliano Campanile, titolare di un marchio internazionale in Campania, interviene, con una riflessione, sul delicato momento economico che sta vivendo la sua categoria e più in generale dall’intero Paese

L’imprenditore napoletano Massimiliano Campanile, hair stylist tra i migliori professionisti del settore, titolare di un marchio internazionale in Campania interviene, con una riflessione, sul delicato momento economico che sta vivendo la sua categoria e più in generale dall’intero Paese. 

"Fino ad ora abbiamo accettato, silenziosamente, di sacrificarci in nome del bene comune. Ci è stato chiesto di chiudere le nostre attività, rimanere a casa, annullare ogni tipo di contatto sociale e di limitare le nostre uscite a quelle funzioni essenziali quali l’acquisto dei farmaci e di generi alimentari. 
Lo abbiamo fatto con l’orgoglio di appartenenza a un Paese di cui siamo fieri di sentirci cittadini e figli,  con la consapevolezza di “combattere una guerra contro un nemico cattivo e invisibile” che ci ha già procurato notevoli danni morali e materiali. Quando si ripartirà, lo affermano politici seri ed economisti, ci ritroveremo a vivere uno scenario da secondo dopo guerra. Noi imprenditori siamo consapevoli di tutto questo, sappiamo anche che dovremo rimboccarci le maniche e lavorare con più meticolosità e attenzione di quando è giunta questa chiusura improvvisa.
Però è giunta l’ora di mettere da parte gli annunci, le promosse e di passare ai fatti concreti. Il cosiddetto decreto “Cura Italia”, con il quale il governo ha dichiarato a gran voce di aver messo in campo uno sforzo economico importante,  è fino ad oggi rimasto solamente un annuncio perché nulla è ancora chiaro.
Noi imprenditori abbiamo paura che questa classe dirigente ci stia prendendo in giro. Noi imprenditori abbiamo paura di non poter più proseguire le nostre attività o, nella più beneaugurante delle ipotesi, di poterlo fare dovendo lasciare a casa un bel po’ di dipendenti. 
Noi imprenditori chiediamo chiarezza, chiediamo al nostro governo e a tutta la classe politica di dare uno sguardo alla vita reale, alla quotidianità  perché tanta gente inizia a non poter più fare la spesa. Per questo vi chiediamo di non far finta di nulla, di non voltarvi dall’altra parte e di prendere atto che la situazione sta per scoppiare. Stiamo per arrivare a un punto di non ritorno. 
Per questo non chiediamo denari, finanziamenti a pioggia o qualsiasi forma di assistenzialismo ma l’azzeramento delle tasse per il periodo di chiusura forzata. Questo ci permetterebbe di limitare i danni solamente ai mancati incassi di questi mesi che potremmo, così, archiviare come una perdita per la nostra impresa. Però non possiamo pagare anche le tasse sui periodi di chiusura. Tutto questo ci creerebbe notevoli difficoltà, una ripartenza con un gap di passivo notevole che potrebbe costringere anche a ridimensionare l’attività con licenziamenti del personale.
Non c’è più tempo per slogan e annunci televisivi, ora bisogna passare ai fatti concreti".

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