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Economia

Crisi commercio, continuano a sparire tanti negozi: in Campania il saldo negativo più alto in Italia

Nell'ultimo anno la nostra regione tra nuove aperture e chiusure di negozi, ha fatto registrato un saldo negativo di - 2707 attività commerciali. I dati elaborati da Confesercenti

Prima la pandemia, poi il caro energia, il mercato crescente dell'on line e non solo. Prosegue la crisi del commercio in Italia ed in Campania. Secondo le elaborazioni condotte da Confesercenti sui dati resi disponibili dalle fonti camerali, nel 2022 nel nostro Paese sono nate solo 22.608 nuove attività, il 20,3% in meno del 2021. Un numero del tutto insufficiente a compensare le oltre 43mila imprese che hanno abbassato per sempre la saracinesca, e che fa chiudere l’anno con un bilancio negativo per oltre 20mila unità, per una media di oltre due negozi spariti ogni ora.

A registrare la perdita più rilevante è la Campania, con un saldo negativo di - 2.707 negozi; seguono, a stretta distanza, il Lazio (- 2.215) e la Sicilia (- 2.142). Perdite rilevanti anche in Lombardia (- 2.123), Piemonte (- 1.683), Toscana (- 1.479), ed Emilia-Romagna (- 1.253).

Il crollo delle nuove aperture

Mentre il numero di chiusure è in linea con quello rilevato negli anni pre-pandemia, il dato delle aperture del 2022 è il più basso degli ultimi dieci anni, inferiore del -47,9% non solo al valore del 2012, ma anche rispetto al 2020, anno della Covid e del lockdown, che comunque aveva registrato l’arrivo sul mercato di oltre 25mila imprese del commercio. Nel 2019, invece, le aperture erano state 29mila. 

Commercio, in Campania 19.7 imprese ogni 1000 abitanti

Tra chiusure e mancate aperture, il numero di negozi di vicinato al servizio della comunità è calato, rispetto al 2012, del - 14,3% circa. Nelle regioni del Sud il tessuto del commercio resiste un po’ di più, in particolare in Campania (19,7 imprese ogni 1000 abitanti). 

"Aprire una nuova attività di commercio di vicinato è sempre più difficile"

“La ripartenza post-pandemia non è riuscita a infondere nuovo slancio alle piccole imprese del commercio al dettaglio. Aprire una nuova attività di commercio di vicinato, in un mercato crescentemente dominato da grandi gruppi e giganti dell’online, è sempre più difficile: ed i neoimprenditori, semplicemente, rinunciano, come evidente dal calo delle nuove aperture, inferiore addirittura all’anno della pandemia”. E' quanto afferma Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti.

“A rischio c’è il pluralismo del sistema distributivo e il servizio ai cittadini: proprio l’anno della pandemia ha dimostrato il valore della rete dei piccoli negozi – dagli alimentari alle edicole – per la popolazione. Occorre aiutare le piccole superfici di vendita a inserirsi nel mercato e a restarci. Innanzitutto, puntando di più sulle politiche attive, a partire dalla formazione imprenditoriale e dal tutoraggio delle start-up da parte delle associazioni di categoria. Ma servirebbe una spinta anche sul piano fiscale, con un regime agevolato per le attività di vicinato”, conclude De Luise. 

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