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Domenica, 10 Dicembre 2023
Economia

A quanto ammonta la retribuzione media annua dei napoletani? Le cifre

I dati dell'analisi dell'Ufficio studi della CGIA: un lavoratore dipendente della Città Metropolitana di Milano due anni fa percepiva il 90 per cento in più di un collega occupato nel capoluogo campano

Come in molti paesi d’Europa, anche in Italia le differenze salariali a livello territoriale sono importanti. Nel 2021, ad esempio, la retribuzione media lorda annua dei lavoratori dipendenti italiani occupati nel settore privato nella Città Metropolitana di Milano era di 31.202 euro, a Napoli, invece, di 16.435 euro. Praticamente nella 'capitale economica' del Paese un ipotetico lavoratore dipendente medio due anni fa percepiva il 90 per cento in più di un collega occupato nel capoluogo campano, a fronte di una retribuzione media nazionale che, invece, ammontava a 21.868 euro.

E' quanto emerge dall’elaborazione eseguita dall’Ufficio studi della CGIA su dati INPS, che ripropone l'antica questione degli squilibri retributivi presenti tra Nord e Sud, ma anche tra le aree urbane e quelle rurali. Questione che le parti sociali hanno tentato di risolvere, dopo l’abolizione delle cosiddette gabbie salariali avvenuta nei primi anni ’70 del secolo scorso, attraverso l’impiego del contratto collettivo nazionale del lavoro (CCNL). L’applicazione, però - rileva la CGIA di Mestre - ha prodotto solo in parte gli effetti sperati. Le disuguaglianze salariali tra le ripartizioni geografiche, infatti, sono rimaste tali perché nel settore privato le multinazionali, le utilities, le imprese medio-grandi, le società finanziarie/assicurative/bancarie, che tendenzialmente riconoscono ai propri dipendenti stipendi molto più elevati della media, sono ubicate prevalentemente nelle aree metropolitane del Nord. 

Disuguaglianze salariali a livello geografico importanti, ma più contenute rispetto agli altri Paesi

Tuttavia, se invece di comparare il dato medio tra aree geografiche diverse lo facciamo tra lavoratori dello stesso settore, le differenze territoriali si riducono e mediamente sono addirittura più contenute di quelle presenti in altri paesi europei. Pertanto, possiamo dire che in Italia le disuguaglianze salariali a livello geografico sono importanti, ma, grazie a un preponderante ricorso alla contrattazione centralizzata, abbiamo differenziali più contenuti rispetto agli altri Paesi. Per contro, la scarsa diffusione in Italia della contrattazione decentrata - istituto, ad esempio, molto diffuso in Germania - non consente ai salari reali di rimanere agganciati all’andamento dell’inflazione, al costo delle abitazioni e ai livelli di produttività locale. Secondo l'Ufficio studi della CGIA per innalzare gli stipendi dei lavoratori dipendenti, in particolar modo di quelli con qualifiche professionali minori, bisognerebbe continuare nel taglio dell’Irpef e diffondere maggiormente la contrattazione decentrata. Oltre ad estendere l’applicazione della contrattazione decentrata, per appesantire le buste paga sarebbe necessario rispettare le scadenze entro le quali rinnovare i contratti di lavoro. Al netto del settore dell’agricoltura, del lavoro domestico e di alcune questioni di natura tecnica, al 1° settembre scorso il 54% dei lavoratori dipendenti del settore privato (quasi 7,5 milioni di dipendenti su un totale che sfiora i 14 milioni) aveva il CCNL scaduto. 

L'analisi provinciale delle retribuzioni: Napoli in 73esima posizione

Dall’analisi provinciale delle retribuzioni medie lorde pagate ai lavoratori dipendenti del settore privato emerge che, nell'anno 2021, Milano è stata la realtà con gli stipendi più elevati: 31.202 euro. Seguono Parma con 25.912 euro, Bologna con 25.797 euro, Modena con 25.722 euro e Reggio Emilia con 25.566 euro. In fondo alla classifica i lavoratori di Vibo Valentia, che in un anno di lavoro hanno portato a casa solo 11.823 euro. 

Napoli si piazza al 73esimo posto su 103, con una retribuzione media annua di 16.435 euro, - 5433 euro rispetto alla media nazionale. 

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