Il personaggio: “Sono Vittoria Schisano e se ho delle cose da dire le dico quando voglio”
Intervista all’attrice napoletana che è tra i protagonisti di punta di Ballando con le stelle
“Sono una persona di pancia per cui mi fa piace fare una chiacchierata informale, senza sovrastrutture” inizia con questa frase la nostra intervista all’attrice napoletana Vittoria Schisano che è tra i protagonisti più in risalto dell’ultima edizione di Ballando con le stelle, lo show del sabato sera di Raiuno.
Che non le interessano le sovrastrutture lo dimostra parlando con il cuore in mano, senza mettere paletti, del resto, Vittoria Schisano non si è mai nascosta dietro a un dito e ha sempre colto l’occasione per raccontare la sua storia fin da quando nel 2011 dichiara l’inizio del suo percorso per cambiare sesso per diventare donna.
Dopo sofferenze e una consapevole presa di coscienza, sboccia Vittoria. E’ un nuovo inizio. Da lì arrivano le prime copertine come quella del 2016 di Playboy Italia dove è la prima donna ad aver fatto una transizione ad apparire in copertina.
Non si ferma più e, mettendoci sempre la faccia, alterna la carriera di attrice a quella di scrittrice con la pubblicazione di La Vittoria che nessuno sa, l’autobiografia scritta a quattro mani con Angela Iantosca.
Negli ultimi anni è diventata un volto sempre più noto in tv grazie anche al suo ingresso in Un posto al sole dove interpreta la transgender Carla Parisi.
A Ballando con le stelle si sta facendo notare, non solo per le sue esibizioni da ballerina in coppia con il suo insegnante Marco De Angelis, ma anche per qualche alterco con i componenti della giuria più mordaci, i quali contestano la sua ridondanza nel fare riferimento al suo passato. Durante il talent la sua vicenda fa capolino e ne parla con serenità, con l’unico obiettivo di lanciare un messaggio positivo che possa incidere sul pensiero comune.
Intervista a Vittoria Schisano
Partiamo dalla fine. Sabato scorso, inaspettatamente, sei andata allo spareggio con Lina Sastri. E’ stata una bella sfida tra due napoletane che in pista hanno messo eleganza e grazia a ogni passo di danza. Come l’hai vissuta quella fase?
“Ti dico la verità, non mi ha fatto piacere. Lina oltre a essere un’amica è una grandissima artista. E’ un’icona del cinema e del teatro italiano. Trovarmi al ballottaggio con lei è stato imbarazzante. Io non sono nemmeno riuscita a esultare quando abbiamo superato lo spareggio. Lina non meritava di essere al ballottaggio e,tanto meno, meritava di uscire. Capisco che le persone da casa votano lasciandosi trasportare dalle emozioni e dall’affetto che ha per ognuno di noi, a prescindere da come abbiamo ballato. Mentre, dai giurati presenti in studio mi aspetto che giudichino solo ed esclusivamente il ballo...”
Come ogni forma espressiva la danza è un racconto. Fino a che punto ti aspettavi che le emozioni fossero così potenti?
“Non me l’aspettavo affatto. Non sono una ballerina e terminato il programma non avrò velleità da ballerina. Non ho mai studiato danza, semmai, sono semplicemente portata e pensavo di godermi questa esperienza in tranquillità. Però quando sono arrivata in RAI per iniziare le prove ho lasciato fuori dalla porta tutte quelle sovrastrutture che sono la mia corazza. La danza è una forma di femminilità e di emotività libera e in quanto tale mi sta facendo ripercorrere la mia storia. Ovviamente, sono andata avanti ma, laddove l’emozione lo richiede, è inevitabile che io faccia dei passi indietro per vivere nella consapevolezza del mio passato. Quindi, quando ho parlato di me, non è perché non sono risolta come qualcuno maliziosamente ha voluto suggerire. E’ l’esatto contrario. Proprio perché oggi sono risolta con me stessa riesco a guardare in faccia la persona che sono stata prima. Sono Vittoria Schisano e se ho delle cose da dire le dico quando voglio...”
Cosa intendi?
“Intendo che non mi trovo a casa del giurato che si annoia ad ascoltarmi, ma sono su Raiuno in uno show visto da milioni di telespettatori. Parlo a loro e se tra questi ci fosse anche solo una persona che ha bisogno che le venga ripetuto un concetto non mi tiro indietro. E’ assurdo che ancora oggi ci siano ragazzi di 18 anni che muoiono a causa di omotransfobia e bullismo. Purtroppo siamo ancora lontani da pensare di smettere di parlarne ed essendo un personaggio pubblico è giusto che ne parli cercando di fare anche informazione”.
Non hai mai esitato a raccontare la tua storia e, appunto, a Ballando con le stelle sta venendo fuori in modo ancora più netto. Secondo te come è recepita dal pubblico che ti guarda da casa?
“Io non ho mai fatto mistero della mia vita. Per quanto ci siano delle cose della vita privata che vanno tutelate, per chi fa il mio mestiere pubblico e privato vanno di pari passo. Per esempio, in passato prendevo le distanze da me perché mi stavo affacciando a un contesto totalmente nuovo e non sapevo come gestire le mie paure e quasi scimmiottavo l’idea di essere donna, un po' come quando si ha 15 anni e si vive con immaturità la propria femminilità. Oggi mi sento una donna realizzata perché sia la mia vita privata che quella professionale sono felici. Proprio oggi che non ho più paure e frustrazioni è importante che io parli, senza remore, della mia storia, essendo estremamente consapevole di chi ero prima. Lo faccio, soprattutto, per quelle persone che ancora non riescono a vivere serenamente con se stesse”.
Quanto sta diventando catartica l’esperienza di Ballando?
“Per me questa è stata anche l’occasione per farmi conoscere dal pubblico per quello che sono realmente, senza filtri. Quando qualcuno della giuria mi ha invitato ad andare avanti e a non parlare più della bambina che c’è sempre stata dentro di me, ti confesso, che mi turba perché è come se banalizzassero il mio percorso. Non mi sono sentita capita”.
Tanti sono i passi in avanti fatti, non ultima l’AIFA ha stabilito che i farmaci ormonali per il cambio di sesso siano a carico dello Stato. Allora, perché è ancora straordinario parlare di genere e di transizione?
“Di passi in avanti ne sono stati fatti tantissimi. Il problema è che non se ne parla ancora abbastanza ecco perché ritengo importante la mia presenza a Ballando con le stelle, proprio per normalizzare e ovviamente è necessario parlarne senza liquidarlo in pochi secondi perché è un argomento troppo importante. Probabilmente chi sta a casa sta facendo il mio stesso tipo di percorso o potrebbero esserci dei genitori che si stanno confrontando con quei figli. Potrebbe anche essere semplicemente il vicino di casa di chi è in transizione. Tutti loro hanno bisogno di vedere un esempio sano che dopo il momento di show faccia prendere atto dell’esistenza di una normalità parallela. Finché se ne parlerà principalmente in chiave ‘fumettistica’ o macabra per episodi legati alla cronaca, la transizione continuerà a essere vista come qualcosa di anormale. Per cui raccontare proprio a quelle persone che anch’io sono stata vittima di bullismo, che all’inizio non sono stata capita dalla mia famiglia e che io stessa ho avuto perplessità e paure può essere un messaggio di esortazione e normalità importante, dimostrando anche che non sono un caso isolato. Tra l’altro, ci sono tante e tanti trans che fanno i lavori più disparati...”
Infatti in Francia è stata eletta una transgender come sindaco…
“Esatto! Eppure si è scritto pochissimo su di lei, perché, probabilmente, non è considerata una notizia appetibile.
Io stessa conosco molta gente che ha fatto un percorso di transizione e fanno lavori normali come la poliziotta, la skipper e l’insegnante, ma nessuno ne parla perché non fa notizia. Spesso si tende a generalizzare sul mondo transgender, riducendolo a chi lavora nello spettacolo e alle escort.”
E nel lavoro quanto potrebbe ancora influire?
“Anche se non dovrebbe esserlo, purtroppo nel lavoro continua a essere un limite. Esistono delle persone illuminate che valutano solo la professionalità andando oltre l’orientamento sessuale e di genere. Però ci sono anche delle persone che hanno dei pregiudizi e quindi determinano la fine di un lavoro. Ti faccio un esempio pratico. C’è una ragazza che spesso mi scrive, la quale ha fatto il mio identico percorso e che oggi è totalmente una donna. Lei è un’insegnante e ha anche ricevuto l’incarico da una scuola. Dopo tre giorni di lezione è stata rimandata a casa perché il suo piano didattico non era ritenuto adatto alla classe. Invece, non è stato affatto per questo, ma il motivo reale è perché ha fatto un percorso di transizione. Proprio la scuola dovrebbe educare al dialogo e al confronto con altre normalità che potrebbero essere diverse, lottando contro l’omotransfobia che, purtroppo, nasce proprio tra i banchi di scuola”.
Qual è stato il momento più duro?
“Il momento più faticoso è quando mi è arrivata la verità tra capo e collo. Io ho sempre saputo di essere Vittoria. Non perdevo occasione di prendere i vestiti di mia sorella o le scarpe di mia madre. Ovviamente la società non ci educa a questo tipo di possibilità. Con l’adolescenza arrivano i tabù e i limiti, quindi per molti anni ho accantonato l’idea. Circa sette anni fa è arrivato un momento nella mia vita dove ho dovuto tirare inevitabilmente delle somme. Io sono nata a Pomigliano d’Arco e sono orgogliosa di venire da una famiglia semplice, però quando ho detto che volevo recitare mi hanno guardato come se volessi andare su Marte. Fatto sta, riesco a fare l’attore e stavo ottenendo anche i primi successi ma non ero felice perché vivevo a metà. Quando si vive a metà non si sarà mai felici. All’epoca ne parlai con il mio migliore amico, il quale è anche il mio ufficio stampa. Lui mi ha fatto riflettere su ciò che avrei potuto perdere ma non c’era prezzo perché avrei guadagnato me stessa. Il dono che mi ha fatto la vita è la gioia di guardarmi allo specchio e di riconoscermi. Prima di tutto, dobbiamo piacere a noi stessi”.
Nella tua carriera c’è stata anche la conduzione di un talk show scritto da te La Vasca, trasmesso sulla piattaforma di Loft tv. Lo rifaresti?
“Io sono molto curiosa. Alcune esperienze che faccio sono anche una sfida per me. Un’avventura come quella de La Vasca la rifarei subito. Mi farebbe davvero molto piacere condurre un programma tutto mio.
Io sogno molto, anche perché ritengo che senza sogni non si vada da nessuna parte. Certo, bisogna anche rimboccarsi le maniche. Io ho già raggiunto molti traguardi ma non mi accontento e tra i sogni che ho c’è il Festival di Sanremo e mi piacerebbe ritornare a Un posto al sole che mi ha davvero regalato tanto. Affronta tematiche importanti nel preserale di Raitre e arrivano a tutti nel modo più semplice. Questa per me è l’idea di servizio pubblico. Poi, mi manca la famiglia di Un posto al sole”.