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Elsa Morante su Totò: "Sfruttato come comico, non valorizzato come artista"

Nel libro "La vita nel suo movimento" che raccoglie le recensioni cinematografiche scritte dall'autrice per la Rai negli anni'50, emerge un bellissimo ritratto del Principe della Risata

La grande autrice Elsa Morante scrisse negli anni '50 diverse recensioni cinematografiche per un programma radiofonico settimanale della Rai. La casa editrice Einaudi ha voluto raccoglierle tutte nel libro “La vita nel suo movimento”. Si tratta di quarantasette schede scritte nel biennio 1950-51 dove sono recensiti i film di Visconti, di Orson Welles, di John Ford e di tanti altri autori e registi, maggiori e minori. La prefazione è di Goffredo Fofi che, a partire dai ricordi personali, traccia il complesso rapporto della scrittrice con il cinema.

Dalle pagine emerge però anche un bellissimo ritratto del grande Totò che negli anni ’50, secondo l’autrice, veniva “sfruttato” come una maschera comica e non valorizzato come artista. La Morante infatti, come si legge nel libro, punta il dito contro i registi, autori e produttori che poco valorizzavano l’attore napoletano, sfruttandolo con sceneggiature troppo semplici e di bassa levatura con un unico obiettivo: aumentare gli incassi al botteghino. “Il personaggio di Totò - si legge nella recensione di Totò Sceicco, riproposta dal Fatto - ha qualche parentela con quello di Eduardo De Filippo, non foss’altro per esser tutti e due napoletani. Entrambi hanno dello straordinario popolo di Napoli, quella particolare generosità e adattabilità, e quella specie di filosofia, grazie alla quale, in ogni circostanza, il napoletano si comporta da gran signore. Senonché, Eduardo ci rivela l’intelligente e profonda malinconia, e il grave sentimento del destino, che si nasconde sotto la secolare pazienza del suo popolo; mentre che Totò si accontenta degli effetti comici del suo personaggio. E per meglio ottenerli, si giova, talvolta anche troppo, della sua maschera animatissima e della sua vivacissima mimica meridionale”. “Nel caso di Totò - prosegue la Morante - come già dicemmo altre volte, i registi si assumono quasi sempre una parte, non soltanto secondaria, ma, in certi casi, addirittura poco onorifica. Fidandosi esclusivamente sulle virtù mimiche dell’attore, essi gli montano intorno le situazioni più abusate, più melense e più volgari nella certezza, che, tanto, la partecipazione di Totò assicura il successo”. “Va riconosciuto a questo Totò sceicco - conclude la Morante - una maggior cura dell’allestimento scenico, una maggiore pulizia e ricchezza dei costumi (che di solito, nei films di Totò, sembrano una mostra della straccioneria)”.

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