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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cultura Pendino / Via San Biagio dei Librai

La testa del cavallo di bronzo e la magia di Virgilio

Originariamente collocata nel cortile di Palazzo Carafa, dal 1809 è al Museo Archeologico ed è ormai ufficialmente attribuita a Donatello

È probabilmente una delle statue intorno alle quali gravitano più storie: alla testa bronzea di cavallo, custodita per secoli all’interno del Palazzo Diomede Carafa in via San Biagio dei Librai e trasferita nel 1809 al Museo Archeologico di Napoli - donata dall'ultimo principe Carafa di Colubrano – sono infatti legate molte leggende. Superato il monumentale ingresso del Palazzo, che si distingue grazie alla sua facciata rivestita da bugne in tufo giallo e pietra grigia e il portale marmoreo, oggi si può osservare una copia in terracotta addossata alla parete di fondo del cortile.

Studi recentissimi sostengono che la testa di cavallo sia parte di una statua equestre commissionata a Donatello da Alfonso V d’Aragona da posizionare nell'arco superiore della porta trionfale in marmo di Castel Nuovo. La statua, cominciata nel 1456, non fu mai completata: si ritiene che le ragioni fossero molteplici, come la morte del sovrano, la prima Guerra dei Baroni e la morte di Donatello nel 1466. Quel che è certo è che la testa si trovava a Firenze: nel 1471 Lorenzo il Magnifico, su richiesta di Ferrante I, spedì la testa a Napoli per donarla a Diomede Carafa. L’associazione con il maestro fiorentino in via ufficiale (oggi, al Museo Archeologico, la testa è formalmente attribuita a Donatello) sarebbe stata possibile grazie ad alcuni documenti come i mandati di pagamento per l’opera e una lettera in cui Diomede Carafa ringraziava Lorenzo de' Medici per il dono della scultura.

La statua fu per secoli venerata dal popolo per la leggenda che la legava al Virgilio Mago, autore di statue di animali portafortuna. Come nel racconto popolare riportato da Matilde Serao, “quando un morbo fierissimo invase la razza dei cavalli, Virgilio fece fondere un grande cavallo di bronzo, gli trasfuse il suo magico potere e ogni cavallo condotto a fare tre giri, intorno a quello di bronzo, era immancabilmente guarito”. Avidi maniscalchi, però, distrussero la statua per fonderla e costruire le campane del Duomo: del cavallo di bronzo di Virgilio, fu risparmiata solo la testa.

Un'altra copia della testa (un calco in bronzo) è visibile nella stazione della metropolitana Museo, ad annunciare la vicinanza con l'originale custodito al Museo Archeologico. 

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