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Cultura

A tu per tu con Francesco Di Leva: intervista al protagonista de “Il sindaco del rione Sanità”

Incontro con l'artista, ideatore del Nest, nel primo giorno di proiezione del film

“Negli anni il NEST è entrato dentro di noi. E’ un raccoglitore di sensazioni difficili da descrivere, forse, le parole possono anche essere riduttive. Il NEST è come un figlio che sta compiendo il suo percorso in maniera autonoma e ha dei padri che siamo noi del collettivo. Il NEST sono tutti i ragazzi che lo animano in cui noi facciamo da tutor dando dei consigli in cui c’è tanta condivisione. Il NEST è tutto questo”, sono parole che vibrano di emozioni quelle di Francesco Di Leva, attore e regista napoletano che insieme ad Adriano Pantaleo (con cui ha anche creato la casa di produzione cinematografica TerraNera) e a un folto gruppo di artisti ha fondato a San Giovanni a Teduccio in una vecchia palestra di una scuola abbandonata il NEST, dando vita a un’operazione culturale e di recupero sociale mirato soprattutto ai giovani. Proprio da questa realtà teatrale nasce Il Sindaco del Rione Sanità di Mario Martone che dal teatro oggi arriva al cinema come film evento fino al 2 ottobre prodotto da Indigo Film e Rai Cinema distribuito da Nexo Digital.

Il sindaco del rione Sanità

L’avventura de Il Sindaco del Rione Sanità inizia nel 2017 quando Francesco Di Leva propone a Mario Martone di dirigere Il Sindaco del Rione Sanità, un’impresa che, per quanto il testo sia rispettato nella sua integrità, il personaggio di Antonio Barracano, uomo di 75 anni, è interpretato da un uomo di 37 anni, attualizzazione necessaria per fotografare la contemporaneità in cui i boss sono giovanissimi. Martone accetta a una condizione: che lo spettacolo venga messo in scena proprio in quello spazio di 100 posti nella periferia napoletana in cui Di Leva, Pantaleo, Giuseppe Miale di Mauro, Giuseppe Guadino e tutto il collettivo si rimboccano le maniche e agiscono creando e portando avanti con tenacia per progetti aiutando a far riscattare la zona e coloro che la vivono. “Il sindaco del Rione Sanità è il mio primo Eduardo. Mi sono sempre tenuto alla larga perché mettere in scena i suoi testi significa assumere inevitabilmente non solo quanto c'è scritto sulla carta ma anche il macrotesto delle messe in scena di De Filippo attore e regista, tramandato e codificato attraverso le innumerevoli recite e le varie versioni televisive. Non aspettatevi le illusioni del vecchio Barracano nato dell'800, che ancora consentivano di tracciare dei confini morali: qui affiora un'umanità feroce, ambigua e dolente, dove il bene e il male si confrontano in ogni personaggio” dichiara Martone che sta preparando un film sul padre di Eduardo, il commediografo Eduardo Scarpetta che avrà il volto di Toni Servillo con cui anni fa ha dato vita alla cooperativa Teatri Uniti.

A Martone e al collettivo del NEST si sono poi aggiunti Mauro Di Francesco e Massimiliano Gallo (il suo strepitoso Santaniello lo ha portato alla vittoria de La Maschera del Teatro nel 2018), sono poi arrivati i premi, la decisione di farne un film da girare in 4 settimane proprio a San Giovanni a Teduccio, il plebiscito alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia gridando al capolavoro, i Premi Pasinetti che Martone, Di Leva e Gallo portano a casa e le anteprime da Sold Out non solo a Napoli ma in tutta Italia.

Francesco, a Venezia ci sono stati 8 minuti di applausi ed è stato tra quei film del festival ha messo d’accordo tutti. Secondo te, qual è stato l’elemento decisivo che ha conquistato?

Sicuramente Eduardo De Filippo! La sua è una drammaturgia potente, contemporanea, una delle poche storie che Eduardo stesso ha dichiarato essere realmente accaduta nel quartiere Sanità. Forse non siamo neanche più abituati a quel tipo di scrittura forse per i ritmi veloci dei nostri tempi. Poi è stata fondamentale tutta la forza del gruppo NEST. Gran parte del cast è formato dai ragazzi dei nostri laboratori che Mario Martone ha voluto fortemente come Ralph P. che oltre ad aver composto la colonna sonora recita anche il ruolo di ‘O Palummiello.

Visto nel contesto di oggi, chi è Antonio Barracano?

E’ un grido di allarme che arriva alle nuove generazioni. E’ un urlo forte che viene dalle periferie. E’ un uomo che ha ottenuto potere con la criminalità dal suo status di essere boss ma che al tempo stesso vuole comunicare che non vale la pena vivere 5 anni da leone ma una vita intera in prigione. E’ stanco, dopo tutto a differenza di altri boss, si lascia morire.

Infatti è un personaggio affascinante da interpretare per le sue contraddizioni.

Assolutamente sì. Come attore, ti dico, che è strepitoso. Descritto meravigliosamente. Il personaggio che tutti desiderano interpretare perché racchiude tante sfumature. Ovviamente da operatore culturale che vive nel quartiere ti dico che un uomo pessimo, che non ha motivo di esistere. Anche se a modo suo fa del bene, lo fa in modo sbagliato, prevaricando e adottando la violenza.

Il film ha già generato tanta curiosità nel pubblico come dimostrano i sold out delle anteprime.

Sì e la cosa che mi inorgoglisce di più è la partecipazione che sta dimostrando il pubblico napoletano. Ovviamente i risultati veri li vedremo in questi tre giorni in sala, però, sono felice della curiosità che c’è in giro per il nostro Sindaco del Rione Sanità e che Napoli risponde sempre positivamente quando si tratta di sostenere i propri artisti come De Filippo e Mario Martone. A Martone va il grande merito di aver messo al primo posto il copione, riuscendo a dare voce a tutti i personaggi. Credimi, per noi è una grande dimostrazione di affetto per un progetto che parte dalla periferia.

In questi giorni parlando di voi è emerso spesso il concetto di “atto politico”, che è uno dei princìpi del vostro teatro e che nel film viene ancora di più fuori anche nel suo aspetto più desolante.

Vedi poco prima di sentirci vengo proprio da una mattinata trascorsa con le scuole e ho notato che l’impatto più forte ce l’hanno proprio le nuove generazioni. Sono più ricettivi. Questo è un progetto innescato nel NEST che è un presidio culturale in una zona difficile. I giovani si avvicinano a un film ma scoprono un autore e come ha raccontato la nostra terra. Quest’anno compiamo dieci anni di compagnia teatrale e di attività in cui abbiamo fatto delle cose che vanno anche oltre la semplice stagione teatrale. E’ davvero un laboratorio a cielo aperto in cui ognuno trova il proprio spazio e persone pronte ad ascoltare. Ecco, questo, secondo me, è un atto politico.

Il 3 ottobre sarà anche presentato il cartellone 2019/2020. Da notare è che grazie al lavoro che avete fatto negli ultimi anni i grandi nomi vogliono venire al NEST per dare il loro contributo.

Ti posso garantire che quest’anno ci saranno davvero dei bei nomi! Vengono perché vogliono dare una mano alle periferie. La cosa bella è che noi abbiniamo a i nomi di fama nazionale alle compagnie giovani, trovando nel NEST un luogo dove raccontare le loro storie. Molti non venivano più a Napoli e in 5 anni noi abbiamo portato anche dei gruppi che non mai stati a Napoli.

Parlando di giovani, un messaggio importante è stato dato sicuramente da loro visto che a Venezia i ragazzi vi hanno assegnato il Leoncino d’Oro. Questi ragazzi venerdì sono anche venuti a trovarti a San Giovanni e hanno rivisto il film all’anteprima del cinema Modernissimo.

Questa è stata davvero una figata! Quando c’è stata la premiazione a Venezia io li ho invitati perché volevo che conoscessero la realtà di San Giovanni e loro sono venuti da tutta Italia. Abbiamo trascorso una giornata stupenda insieme e i responsabili del premio mi hanno detto che una cosa del genere non era mai accaduta, anzi, non credevano ai loro occhi. Per me è una cosa del tutto normale aver invitato questi ragazzi e trascorrere del tempo con loro. E’ una delle cose che facciamo quotidianamente da 10 anni a questa parte. Sono dei bei momenti condivisione.

Francesco, in questo periodo stai scrivendo il tuo primo lungometraggio da regista e presto tornerai a teatro anche con due adattamenti tratti da Pirandello, ma se volessimo fare un percorso a ritroso i tuoi inizi sono legati proprio a Martone e a De Filippo…

E’ vero! A 20 anni ho fatto un laboratorio teatrale con Mario, successivamente lui mi ha chiamato per Noi Credevamo. Mentre ho fatto parte della compagnia di Luca De Filippo sia per Napoli Milionaria che con Le Voci Di Dentro diretti da Francesco Rosi. Per me essere riuscito ad avere e coltivare dei rapporti con artisti come loro è come vincere il Superenalotto. Credo che gli incontri facciano la vita di un uomo. Possono essere la sua fortuna. E io sono stato fortunato ad aver incontrato queste persone che con una parola riescono a illuminarti, capendo il senso di un percorso e di alcune scelte. E sono davvero felice di essere riuscito ad avere la stima di artisti che hanno fatto la storia della cultura. Io sono rimasto in contatto con Carolina Rosi e con i figli di Luca De Filippo. Loro sono molto presenti nella vita del Nest infatti abbiamo in cantiere altri progetti insieme. Sono contento che a loro sia molto piaciuto il film.

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