Serena Rossi: “Spero che la mia Mina Settembre faccia scoprire il cuore del Rione Sanità”
L’attrice napoletana, insieme alla regista e al cast, racconta l’avventura di interpretare l’attesa serie in onda su Rai1 girata tra la Napoli chic e quella più popolare, liberamente adattata dai libri di de Giovanni
Per la serialità televisiva nostrana, il 2021 sembra essere targato Maurizio de Giovanni. In attesa di vedere la terza stagione de I Bastardi di Pizzofalcone, durante il mese di gennaio arrivano in prima serata su Rai1 Il Commissario Ricciardi e Mina Settembre.
Ad aprire le danze domenica 17 gennaio sarà proprio l’universo femminile della dottoressa Mina Settembre, diretta da Tiziana Aristarco e interpretata da Serena Rossi, un’occasione che sarà la prova del nove per l’attrice e cantante napoletana.
“Costruire una serie nuova è sempre un grande lavoro. In questo caso si partiva dai romanzi di de Giovanni liberamente rielaborati da un team di sceneggiatori. Io sono partita proprio dalla caratterizzazione di Mina, una donna sempre in movimento sia fisicamente che emotivamente. È una donna che cammina sempre con un cappotto rosso, simbolo della sua passionalità interiore, indumento che la rendesse anche subito riconoscibile. Il racconto di un movimento in una Napoli che si attraversa dalla Napoli passando da quella più alto borghese a quella più popolare. Non essendo napoletana mi sono approcciata con il mio sguardo offrendo la mia visione di questa città che mi ha incantata. Tutto questo seguendo un’unica parola d'ordine: credibilità” racconta la regista Tiziana Aristarco.
Un affresco della Napoli di oggi
Composto in sei puntate divise in 12 episodi liberamente ispirati ai racconti Un giorno di Settembre a Natale e Un telegramma da Settembre, il dramedy è un affresco realistico della città del suo tessuto sociale: da una parte c’è la Napoli borghese mentre dall’altra quella più bisognosa, contrasto che anima la città, a volte presente in quartieri confinanti tra loro. Mina fa da ponte tra queste due realtà.
Correndo a piedi con quel cappottino rosso da Chiaia alla Sanità, dal Vomero alle zone più periferiche della città, la donna fieramente capatosta, si butta con incoscienza e sprezzante senso del pericolo per aggiustare le vite di tutti coloro che bussano alla sua porta. Si sente appagata se può essere utile e, in fondo anche per questo decide di abbandonare l’agiata carriera da psicologa per fare d’assistente sociale in un consultorio nel cuore del Rione Sanità (nei libri di de Giovanni si è, invece, nei Quartieri Spagnoli).
Il bisogno di aiutare come assistente sociale le fasce più deboli della comunità, nasce non solo dalla sua incapacità di mettere un muro tra lei e i suoi pazienti, ma anche dalla morte dell’adorato padre e dalla separazione da suo marito Claudio, rinomato magistrato. Due figure maschili che, in modo, diverso l’hanno tradita e che hanno rinsaldato in lei la necessità di rivoluzionare la sua vita, cercando di curare anche lo strappo presente in sé stessa.
Un set bloccato dal Covid
Le riprese di Mina Settembre sono iniziate a gennaio 2020 e sono durate quasi un anno. È stato tra quei set chiusi bruscamente a marzo a causa della Pandemia, cosa che non ha causato non pochi problemi quando tre mesi dopo si è ricominciato a girare.
Il primo problema d’affrontare è di rappresentare una città dove in apparenza non ci fosse il Covid, decidendo di non modificare la sceneggiatura per inserire dei momenti che facessero riferimenti alla pandemia. “L’interruzione delle riprese è stata violenta. Stavamo iniziando l’ottava settimana quando il 9 marzo è arrivata la notizia che ci saremmo dovuti fermare. È stato faticoso ricominciare dopo tre mesi rapportandoci alla realtà del Covid che ha cambiato il modo di stare sul set: distanziamento, mascherine, test e attori risultati positivi, comportando ritardi. Infatti, nonostante domenica e lunedì vadano in onda le prime puntate siamo ancora alle ultimissime fasi di montaggio. Se da quando è stato battuto l'ultimo ciak è riuscito a passare poco tempo è merito dell’affiatamento che c’è stato tra troupe e cast. Tutti si sono impegnati al massimo per riuscire a superare tutte le difficoltà. Ciò, indubbiamente ci ha unito di più, contribuendo a rendere questa esperienza indimenticabile” spiega la regista.
Un racconto al femminile tra amicizia e amori
Fin dai titoli di testa si entra nella vita e negli affetti di Mina. Tasselli che danno indizi del suo cambiamento che avviene via via da psicologa della alta borghesia napoletana ad assistente sociale spericolata ad aiutare persone ai margini senza mettere paletti, dimostrando come sia più brava nel risolvere i problemi degli altri.
Tra flashback e avvenimenti che raccontano l’indole volitiva di Mina si muovono attorno una galleria di personaggi.
Ci sono i tre uomini centrali della sua vita: il padre, centrale nei suoi ricordi, che spinge Mina a vestire i panni improvvisati di investigatrice per scoprirne la vita segreta venuta fuori dopo la sua morte; c’è il marito Claudio, interpretato da Giorgio Pasotti, che non si rassegna della loro rottura e che cerca di riconquistarla in tutti i modi, correndo sempre da lei appena ha bisogno del suo aiuto; poi Mimmo, il nuovo ginecologo del consultorio dove Mina lavora per il quale prova un’attrazione, ricambiata.
A vestire i panni di Mimmo c’è l’attore napoletano Giuseppe Zeno, un personaggio che è al contrario di Mina viene dai quartieri popolari decidendo di continuare a restare alla Sanità per svolgere la sua professione da medico: “E’ un progetto che mi ha riportato nella mia terra d'origine. Devo ringraziare sinceramente Tiziana Aristarco: quando sono stato convocato al provino, senza esitazione, mi ha voluto per Mimmo” dichiara l’attore “Mantiene una sua ingenuità, frutto, forse, della sua estrazione. L’incontro tra lui e Mina incarna i vari sentimenti e colori che animano Napoli, rappresentazione dei due mondi da cui provengono. Tiziana ha messo a fuoco ogni personaggio riportandomi anche ai toni di commedia. Serena poi ha una vivacità artistica che viene fuori da tutti i pori”.
Non manca il problema numero uno di Mina, sua madre Olga, donna alto borghese dalla battuta tagliente. Da anni costretta (da sé stessa, non avendo alcuna patologia) sulla sedia a rotelle, sembra avere come unico imperativo quello di rendere impossibile la vita di sua figlia. A dare il volto Olga c’è Marina Confalone, reduce dal recente successo di Natale in Casa Cupiello e che presto vedremo al cinema ne Il Silenzio Grande di Alessandro Gassmann, sempre scritto da Maurizio de Giovanni.
La Confalone descrive Olga come una donna respingente, un personaggio che l’ha spinta ad approdare alla televisione. “Ho fatto pochissima tv finora. Questa serie l’ho trovata invitante anche perché ambientata a Napoli. Serena Rossi è una ragazza d'oro e sono stata contenta di averci lavorato. Voglio ringraziare gli sceneggiatori che valorizza le nostre performance” sostiene la Confalone “Olga È una donna terribile. Il problema numero uno della figlia. Si sente viva con il contrasto con il prossimo anche se non è cattiva come donna. Decide di sedersi su una sedia a rotelle chiamandosi fuori come donna e come madre a causa di un dispiacere che verrà fuori...”
E se loro acuiscono le fragilità Mina e lo strappo interiore che tenta di ricucire, ci sono poi le sue due migliori amiche, Irene e Titti, il suo carburante per ritrovare gioia.
Nella costruzione della serie l’amicizia al femminile è molto centrale rispetto ai romanzi. Far emergere il mondo delle donne è stata un’idea della coproduttrice Paola Lucisano ed è stato focale raccontarlo attraverso il trio storico delle amiche, lanciando anche il concetto di famiglia che si sceglie in cui si può essere accolti e accettati senza mai giudicare con affetto e solidarietà ma senza sconfinare nel buonismo.
L’intervista a Serena Rossi
Gli ultimi anni per Serena Rossi sono stati in trionfo ed essere Mina Settembre è un attestato di riconoscimento che può rivoluzionare la sua carriera diventando protagonista assoluta di una fiction molto attesa. E’ diventato un volto caro al pubblico, non è una caso che a marzo la vedremo di nuovo nella prima serata di Rai1 anche come conduttrice del segretissimo show La Canzone Segreta dove non mancheranno super ospiti: “Non nasco come conduttrice, quando mi trovo a farlo seguo l'istinto ponendomi come ascoltatrice mettendo a proprio agio soprattutto chi non è abituato alle telecamere, cercando di far arrivare positività”. Qualcuno la vorrebbe anche sul palco di Sanremo ma sull’argomento lei nicchia.
Serena, come descriveresti il tuo percorso lungo questa scalata al successo?
“Sicuramente molto lungo. La mia strada è iniziata quasi 20 anni fa, fatta di tanta serietà, duro lavoro e molta fatica. Ritengo che le cose se faticate resistono nel tempo. Mi piace lanciarmi in sfide diverse, come la conduzione e il doppiaggio per esempio, perché spinta dalla mia curiosità, cosa che, sicuramente, comporta delle difficoltà. Parto sempre con entusiasmo anche se vengo momenti di panico ma si lavora sodo e alla fine si vede una luce che mi dà carica. Quando ho cominciato volevo dedicarmi solo alla musica, non avrei mai pensato di fare l’attrice, poi le cose sono andate così, dandomi sempre più nuovi stimoli. Ora forse, la parte difficile, è conciliare alla perfezione la carriera e la mia vita di mamma di un bimbo di 4 anni perché vorrei essere sempre presente, ma io sono sempre ottimista e ce la farò a far convivere queste due parti (ndr ride)”
Parliamo di Mina. È un ruolo che da quando sei stata scelta ti è stato cucito addosso. È caratterizzato in ogni dettaglio. Quanto lo hai arricchito dando semmai dei suggerimenti per contribuire a costruirtelo addosso? E, quanto ha aiutato il fatto che fossero pochi i libri e che rispetto al Commissario Ricciardi o ai Bastardi di Pizzofalcone, essendo, così, ancora un personaggio meno impresso al pubblico dei lettori?
“Ci sono entrata dentro. È stata davvero parte di me per circa un anno. Di mio in Mina c'è tanto dando tante piccole sfumature di me. È una donna contemporanea, che si dà da fare. Mi assomiglia molto. La parola chiave è stata empatia. Le ho dato tutta la mia positività cercando di metter a mio agio tutti sul set. Altro aspetto che condivido con Mina. Ma è estremamente indurita della vita per delle delusioni affettive. Si sente anche fuori posto. Cose che, per fortuna, io non sono. Al contrario mi sono sempre sentita nel posto giusto sia al lavoro che nella mia vita sentimentale, per esempio, quando ho incontrato sul set di un Posto Al sole Davide ho subito saputo che lui sarebbe stato il mio compagno di vita (ndr l’attore Davide Devenuto presente anche nella serie). Il personaggio ha una sua evoluzione rispetto ai romanzi essendo una trasposizione libera e questo ha contribuito nella costruzione. Il supporto dato da Maurizio de Giovanni quando è venuto a trovarci a sorpresa sul set è stato fondamentale. Un altro aspetto che ha contato molto è che io e Tiziana siamo state sulla stessa lunghezza d’onda, ciò è stato essenziale”
Mina come assistente sociale è in prima linea al Rione Sanità, quartiere che proprio durante la Pandemia si è distinto di più. Una coincidenza profetica che non può non saltare agli occhi.
“Sì! Vedi, io ho vissuto il lockdown proprio a Napoli, quindi ho vissuto in prima persona come la città ha affrontato il Covid. Ho trovato i napoletani bisognosi di aiutarsi. Napoli è meravigliosamente prepotente ed è nel nostro temperamento fare rete per la comunità. Poi, al Rione Sanità c’è stata tanta solidarietà che è stata data anche a noi della troupe quando abbiamo ripreso a girare: c’è chi ci portava le pizze calde o c’erano alcune signore del Rione che, puntuali, non ci facevano mai mancare il caffè. Se c’era bisogno c’era sempre qualcuno pronto a dare una mano. E se la serie potrà contribuire a far venire fuori il cuore di questo quartiere ne sarò fiera”.
Il Covid-19 ha causato non poche complicazioni durante la lavorazione…
“Altra ragione per la quale voglio molto bene a Mina. L'esperienza del Covid ci ha unito molto di più affrontando anche praticamente le tante difficoltà e condividendo la paura del virus. Abbiamo vissuto insieme con il cast 130 giorni vissuti in tutte le condizioni climatiche, del resto, abbiamo iniziato a gennaio e, a causa dell’emergenza, abbiamo continuato anche ad agosto. Spero che tutto questo venga percepito dal pubblico”.