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Cultura Torre annunziata

Scavi di Oplontis, il primo febbraio riapre la Villa di Poppea

La residenza monumentale fu sepolta dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.c. e riportata alla luce da scavi archeologici iniziati nel 1964

Il primo febbraio riapre al pubblico la Villa di Poppea negli antichi Scavi di Oplontis a Torre Annunziata, che fanno parte del Parco Archeologico di Pompei. Si tratta di una villa residenziale, non interamente riportata alla luce, risalente alla metà del I secolo a.C. e ampliata nella prima età imperiale. Anticamente era affacciata a picco sul mare in posizione panoramica ed era dotata di splendidi apparati decorativi di cui si conservano eccezionali testimonianze, oltre a contenere addirittura un piccolo complesso termale. In questa lussuosa villa, inserita tra i beni che l'UNESCO ha definito "Patrimonio dell'Umanità", viveva un tempo Poppea Sabina, seconda moglie di Nerone, morta attorno al 65 d.c. per alcune complicazioni legate alla gravidanza. Al momento dell'eruzione la villa era disabitata perché oggetto di lavori di ristrutturazione come dimostrato dalle suppellettili ammassate in poche stanze e dal materiale edilizio.


GLI SCAVI DI OPLONTIS

Gli Scavi di Oplontis sono relativi ad una zona suburbana di Pompei (il toponimo "Oplontis" indica, infatti, alcune strutture posizionate tra Pompei ed Ercolano) e comprendono anche un’altra residenza rustica, non ancora visitabile: la cosiddetta "Villa B" attribuita ad un certo Lucius Crassius Tertius. La grande quantità di anfore accatastate, pesi e suppellettili ritrovati ha avvalorato la tesi che la struttura fosse destinata in massima parte a magazzini e quindi ospitasse molto probabilmente una azienda di trasformazione e/o commercializzazione di prodotti agricoli provenienti dai dintorni. Una parte dell'edificio era riservata all'abitazione del dominus (il proprietario): a confermarlo il ritrovamento di pregevoli affreschi. In questa struttura è stata ritrovata una ricca quantità di gioielli e monete, e anche i resti di 54 persone, probabilmente raccoltesi in questo luogo perché ritenuto erroneamente più sicuro.

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