rotate-mobile

Emiliano Dario Esposito

Giornalista NapoliToday

Riccardo Muti, la sfida per i suoi 80 anni e Napoli: "Addolorato per l'incultura nel Paese"

Il Maestro napoletano e le celebrazioni per il suo compleanno

Il 28 luglio il Maestro Riccardo Muti compirà 80 anni. Li festeggerà affrontando per la prima volta una partitura imponente e difficile, la 'Missa Solemnis' di Beethoven, che dirigerà il 13, 15 e 16 agosto al Festival di Salisburgo alla guida dei Wiener Philharmoniker.

"Ci lavoro da più di mezzo secolo, ma non ho mai osato dirigerla. Lo farò ad agosto a Salisburgo. È la Cappella Sistina della musica: la sola idea di accostarla mi ha sempre dato grande timore", ha rivelato il Maestro napoletano in una recente intervista al 'Corriere della Sera'.

La vita di Riccardo Muti

Figlio di un medico molfettese, Domenico Muti, e di Gilda Peli Sellitto, nonostante la famiglia vivesse a Molfetta Muti nasce a Napoli per volontà della madre, che immaginando un giorno di dover rispondere all'estero dove fossero nati i suoi figli, riteneva che Molfetta fosse un luogo sconosciuto e difficile da spiegare, mentre Napoli è una città ben nota in tutto il mondo. Muti però cresce e studia a Molfetta nello stesso liceo che frequentò Gaetano Salvemini, per poi trasferirsi a Napoli e studiare pianoforte con Vincenzo Vitale, diplomandosi al Conservatorio di San Pietro a Majella. Poi si trasferisce a Milano dove studia composizione con Bruno Bettinelli e direzione d'orchestra con Antonino Votto, braccio destro di Arturo Toscanini e rappresentante di quella tradizione operistica italiana che Muti fa propria. E la rivela compiutamente nel 1971, quando Herbert von Karajan lo invita a dirigere il 'Don Pasquale' di Donizetti al Festival di Salisburgo alla guida dei Wiener Philharmoniker. Muti in quell'occasione divide la critica rompendo il cliché che vedeva il capolavoro di Donizetti come una semplice 'operina', e ne rivela lo spessore e l'intima inflessione patetica. Con i Wiener inizia un lungo rapporto di collaborazione basato sulla "stima" reciproca, che porta alle interpretazioni mozartiane e all'affascinante lettura delle sinfonie di Schubert, fino ai concerti di Capodanno. L'ultimo, quello dello scorso 1 gennaio, che si è tenuto nella sala del Musikverein di Vienna senza pubblico per via della pandemia.

Nel corso della sua lunga carriera Muti si confronta con le più grandi orchestre, da quella del Maggio Fiorentino, di cui è stato direttore dagli esordi nel 1968 al 1980, a quella della Scala (1985-2005), alla londinese Philharmonia Orchestra (1973-1982), l'orchestra di Filadelfia (1980-1992), ai numerosi incontri con i Berliner Philharmoniker e oggi alla guida della Chicago Symphony, una delle più prestigiose orchestre del mondo sul cui podio arriva nel 2010 in veste di direttore musicale.

In questi anni Muti - sposato dal 1969 con Cristina Mazzavillani, padre di tre figli (Chiara, Francesco e Domenico) e nonno di due nipoti (Gilda, figlia di Chiara e Riccardo, figlio di Francesco) - ha sempre cercato di formare le nuove generazioni di esecutori fondando a Ravenna, città in cui vive con la famiglia, la 'Riccardo Muti Italian Opera Academy', con l'obiettivo di trasmettere ai giovani musicisti la sua esperienza, e l'Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, formata da giovani strumentisti scelti da una commissione internazionale e intitolata a uno dei suoi compositori prediletti, "ingiustamente tralasciato", secondo Muti, perché considerato "dotto e noioso classicista" e "musicista per musicisti".

Il suo rapporto con Napoli e l'Italia: "Mi addolora vedere cadere il Paese nell'incultura"

"Mi addolora veder cadere il Paese nell'incultura. Campiamo con la rendita di gloriosi trascorsi a cui siamo inadeguati. Abbiamo un patrimonio culturale immenso che precipita malgrado lo sforzo di alcuni singoli. Stimo Franceschini, ma una persona sola non basta", ha spiegato Muti a Repubblica. Nell'intervista, incentrata sul suo rapporto con Napoli e con Eduardo De Filippo e Totò, spiega: "Eduardo descrisse la piccola e media borghesia napoletana, mentre Totò era la Napoli della miseria e della fame. Eduardo coglieva aspetti di un ceto più o meno benestante e li universalizzava. Ma entrambi riflettono la tragica maschera partenopea. Una tragedia che non prescinde dalla comicità. L'importante, riferendosi a Napoli, è non ridurla a stereotipi. Eduardo polemizzava contro la napoletanità superficiale, sciatta, negativa o feroce. In effetti esiste. Ma accanto c'è una Napoli gigantesca le cui qualità non sono dimenticabili. Mi riferisco tra l'altro al legame con Virgilio o agli splendori di Federico II, a Giambattista Vico e a Gaetano Filangieri, che contribuì alla stesura della Costituzione americana. O ancora alla Biblioteca dei Girolamini e a quella del Conservatorio, che custodisce le partiture del prezioso Settecento musicale napoletano. Le istituzioni dovrebbero convergere per esaltare le straordinarie peculiarità cittadine. Eduardo ha penato e combattuto per questo, come Roberto De Simone, mente libera ed esponente dell'anima più autentica di Napoli, fondata anche su una teutonicità rigorosa dovuta all'influsso dei Borboni e dei Normanni".

E parlando di Eduardo, il maestro torna su uno degli argomenti che gli sta più a cuore, l'educazione e la formazione. "Per lui il teatro era una fonte irrinunciabile di formazione e si lamentava delle carenze a cui i politici non ponevano rimedio. Io penso le stesse cose rispetto alla musica e ne parlo da una vita. Mancano le orchestre, l'insegnamento musicale nelle scuole è inesistente, troppi teatri storici restano chiusi. Mi addolora veder cadere il Paese nell'incultura. Campiamo con la rendita di gloriosi trascorsi a cui siamo inadeguati. Abbiamo un patrimonio culturale immenso che precipita malgrado lo sforzo di alcuni singoli. Stimo Franceschini, ma una persona sola non basta".

Quanto agli omaggi per il suo 80mo compleanno, "il 30 luglio - spiega - il Conservatorio mi dedicherà una festa con professori e allievi, e il giorno prima dirigerò un concerto a Roma, al Quirinale, in occasione del G20, sul podio dell'Orchestra Giovanile Cherubini e davanti a Mattarella e ai ministri della cultura del mondo. Il 31 sarò a Scampia per lavorare con un'orchestra di ragazzi che meritano il miglior futuro possibile. Il gruppo si chiama 'Scampia Musica Libera Tutti'. Nel luogo dove più attecchisce il male, un ensemble di giovani diffonde il messaggio del fare musica insieme, in nome dell'armonia e della libertà. Come Eduardo sapeva, Napoli è anche questo".

Si parla di

Riccardo Muti, la sfida per i suoi 80 anni e Napoli: "Addolorato per l'incultura nel Paese"

NapoliToday è in caricamento