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Cultura

Pino Mauro: "Gomorra e Saviano danno un'immagine distorta di Napoli"

L'artista: "La camorra è fortunatamente una piccola fetta dei quartieri di Napoli e delle città della provincia"

"Ho cantato l'amore e la strada, la cronaca e la guapparia... Sono in molti a non aver capito e a non aver voluto capire il mio messaggio, attaccandomi per tornaconto personale e di altri e relegandomi a solo cantante di malavita, o peggio di camorra.. Mi hanno più volte accostato a mafia, organizzazioni camorristiche, accostamento che io stigmatizzo e combatterò sempre. Nel 1982 fui tirato in ballo in una storia di droga, una storia inventata di sana pianta, tenuta in piedi dal niente. Ho pagato quelle bugie e quelle cattiverie dette e fatte nei miei confronti, passando due anni in carcere da innocente, poi sono stato assolto con formula piena. Non ho avuto diritto nemmeno al risarcimento, poiché la legge al riguardo entrò in vigore solo qualche anno dopo e non contemplava retroattività". È un fiume in piena Pino Mauro. L'artista, che presto sarà sul red carpet di Venezia in occasione della presentazione del film dei Manetti Bros "Ammore e malavita", si è raccontato a Giancarlo Tommasone di Stylo24.

"Gomorra e Saviano danno un’immagine distorta di Napoli e del Sud. Li considero una rovina per la nostra terra. La camorra è fortunatamente una piccola fetta dei quartieri di Napoli e delle città della provincia. Eppure, nel resto d’Italia e all’estero, ormai siamo considerati abitanti di posti in cui ci sono solo boss, sparatorie, droga e omicidi. A me appare tutto come un’operazione di marketing ottimamente riuscita, perché queste cose vendono e fanno arricchire chi le produce. Tornando a Gomorra, e mi riferisco soprattutto alla serie, tranne poche eccezioni è pessima anche nel cast e nella recitazione degli interpreti".

In merito alla colonna sonora: "Per quanto riguarda i brani dei rapper napoletani, che considero miei nipoti d’arte, c’è qualità, anche se credo che alla fine abbiano partecipato al progetto solo per maggiore visibilità. Sui pezzi dei cantanti neomelodici, invece, posso semplicemente dire che si tratta di deriva culturale, sia dal punto di vista dei contenuti che da quello di chi li interpreta".

Napoli è "‘a vita mia. Racconto quello che spesso mi succede. La mia famiglia si è trasferita a Milano da tempo e ogni tanto vado a trovare i miei figli. Dopo cinque giorni però devo tornare a Napoli... So solo che, fino a quando regneranno clientelismo e interessi personali, questa città non sarà mai libera".

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