Sapete perché si dice “Zizza, prevete e ccusetore”?
L’espressione è molto datata ed uno stringato modo partenopeo di riassumere l’iter della vita di un individuo
Perchè si dice “Zizza, prevete e ccusetore”? A spiegarcelo è il libro “Come se penza a NNapule. 2500 modi di dire napoletani", commentati da Raffaele Bracale e a cura di Amedeo Colella.
Letteralmente significa “tetta, prete e sarto”. L’espressione è molto datata ed è un icastico, stringato modo partenopeo di riassumere l’iter della vita di un individuo: zizza, per indicare la primissima infanzia, quando il nutrimento dell’infante è rappresentato in primis dal latte del seno materno o da quello della balia; prevete, usato per significare l’età matura quella adatta alle nozze, al matrimonio per solito celebrato da un sacerdote; cusetore, termine usato per significare la circostanza del decesso per la quale un tempo si era soliti tener pronto un vestito nuovo fatto approntare ad hoc dal sarto di fiducia; al proposito rammento che alibi s’usava e ancora s’usa l’espressione: Fà ‘e scarpe a uno e ccoserle ‘nu vestito. Espressione che letteralmente vale: confezionare scarpe ad uno e cucirgli un vestito. Cioè: far gravare danno a qualcuno conciandolo male, riducendolo a cattivo partito fino al punto di approntargli la morte; oppure più modestamente augurargli di decedere e procederne alla vestizione come accadeva un tempo allorchè, come ho detto, alla morte di qualcuno gli si metteva indosso un abito nuovo e gli si facevano calzare scarpe approntate a bella posta.