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Cultura San Ferdinando / Via Toledo, 185

Palazzo Zevallos, casa dell’ultima opera di Caravaggio

L’edificio seicentesco di via Toledo progettato dal Fanzago ospita una galleria d’arte di proprietà del gruppo Intesa Sanpaolo

Edificio monumentale di via Toledo, Palazzo Zevallos (conosciuto anche come palazzo Colonna di Stigliano o ancora palazzo Zevallos Stigliano) è uno dei meravigliosi esempi di architettura del Fanzago. Costruito tra il 1637 ed il 1639, per volere di Giovanni Zevallos, Uffiziale di Corte e duca di Ostuni dal 1648 che non riuscì a costruirne uno nei vicini Quartieri Spagnoli per mancanza di spazio, si articola attorno al grande cortile interno rettangolare. Vi si accede varcando la soglia del sontuoso portale secentesco su cui domina lo stemma dei Zevallos sostenuto da festoni ed affiancato da due giare, mantenutosi inalterato fino ad oggi.

Durante le sommosse popolari del 1647 l’edificio fu danneggiato e poco dopo fu venduto al ricco mercante fiammingo Giovanni de Vandeneynden, la cui figlia Giovanna sposò il principe di Sonnino, don Giuliano Colonna, cui la proprietà passò definitivamente nel 1688 e mantenuta fino alla fine dell’Ottocento. Durante la prima metà del XIX secolo, a causa di alcuni dissidi interni alla famiglia Colonna di Stigliano, il palazzo venne frazionato in più parti e ceduto in fitto ad inquilini diversi che non avevano alcun legame con la famiglia nobile. Durante questo periodo, il ciclo di affreschi di Luca Giordano che ospitava andò perduto.

A cavallo tra il XIX e il XX secolo fu acquistato dalla Banca Commerciale Italiana, che lo ristrutturò secondo il progetto di Luigi Platania. La facciata che vediamo oggi è frutto di questo ciclo di lavori, mentre all’interno fu aggiunta la scala monumentale pur lasciando intatti gli affreschi ottocenteschi di Cammarano con l'Apoteosi di Saffo. Il cortile interno divenne salone per il pubblico e coperto da un lucernario vetrato, decorato secondo lo stile di inizio Novecento.

Nel 1920, l'edificio ritornò ad essere, dopo quasi un secolo, un unico palazzo. In occasione di un processo di fusione, nel 2001 Banca Intesa, ora Intesa Sanpaolo, ha ereditato il palazzo, concedendo al pubblico godimento i circa 120 tesori d’arte contenuti: dalle pitture che vanno dal Seicento napoletano all’Ottocento, fino a sculture e disegni a matita e carboncino eseguiti da Vincenzo Gemito. Senza dubbio, uno dei pezzi più importanti della collezione è l’ultima opera di Caravaggio, il Martirio di sant'Orsola, del 1610, dipinto poco prima della morte dell’artista avvenuta quello stesso anno a Porto Ercole.

Commissionato dal banchiere genovese Marcantonio Doria (la cui famiglia aveva per protettrice proprio Sant'Orsola), il dipinto fu eseguito in tempi brevissimi, al punto tale che pare sia stato consegnato ancora non perfettamente asciutto: la fretta dell'artista era dovuta probabilmente alla sua prossima partenza per Porto Ercole, dove avrebbe dovuto compiere le formalità per essere graziato dal bando capitale (e dove invece morì). Il dipinto si discosta dall'iconografia tradizionale di Sant'Orsola, che qui viene ritratta nel momento in cui, avendo rifiutato di concedersi al tiranno Attila, viene da lui trafitta con una freccia

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