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Cultura San Ferdinando / Riviera di Chiaia, 281

Palazzo San Teodoro, stile pompeiano alla Riviera di Chiaia

L'antica casa nobiliare in stile neoclassico valse al suo progettista l'incarico di abbellire Villa Pignatelli

Quando fu costruito Palazzo San Teodoro, il quartiere di Chiaia esisteva da poco: fino alla fine del Settecento, infatti, la zona era ancora extra-moenia, fuori da quella che era considerata formalmente la città. Fu re Ferdinando IV che la trasformò in uno dei rioni, quello a ridosso del lungomare di Napoli. Pian piano la zona, dalla posizione incantevole, iniziò ad attirare nobili e aristocratici che qui acquistarono palazzine con l’intento di farle restaurare secondo il gusto corrente. Così fece, all’inizio dell'800, il duca Carlo Caracciolo di San Teodoro che di edifici ne comprò addirittura tre (appartenenti alle famiglie Pannone e Leonardo di Tocco), tutti sull’attuale Riviera di Chiaia, e affidò l’incarico all’architetto toscano Guglielmo Bechi - chiamato dalla Corte borbonica a lavorare nella capitale del Regno delle Due Sicilie - per farne un’unica, enorme dimora.

Il risultato del suo progetto è un’opera d'arte di stile neoclassico con pianta a “L”: tre i piani, mentre nel basamento presenta un vestibolo con tre aperture scandite da quattro colonne scanalate con capitelli dorici, che reggono la grande balconata del piano superiore. Non mancano i capitelli ionici e corinzi, rispettivamente al secondo e al terzo piano, e anche qui il motivo della balconata si ripete. Il pian terreno presenta una decorazione in piperno, mentre gli altri due piani hanno un decorazione in stucco; la facciata termina con un cornicione a dentelli.

La facciata è tutta in rosso pompeiano con bugne piatte al pian terreno. L’androne presenta una copertura con volta a botte a tutto sesto; la scala neoclassica, con volta a padiglione, conduce ai piani superiori, dove a quello nobile troviamo la sala da ballo delimitata da colonne, anch’essa caratterizzata da volta a botte e da due absidi. Palazzo San Teodoro, inserito nel circuito delle dimore storiche del Fondo Italiano per l’Ambiente, è stato restaurato nel 2001 e la famiglia che ne è proprietaria la mette a disposizione per eventi culturali, artistici e cerimonie.

La progettazione di Guglielmo Bechi, ritenuta esemplare, gli valse numerosi altri incarichi in città: tra questi, il più rilevante è certamente quello avuto per Villa Pignatelli, dove ha realizzato la decorazione interna dell’appartamento e la scalinata d’ingresso in marmo sul lato posteriore, con sculture raffiguranti il cosiddetto Cane di Alcibiade.

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