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Cultura

Paccheri napoletani, sapete perché si chiamano così?

Il nome trae origine dal rumore, simile a uno schiaffo, che fanno quando vengono versati dalla pentola nel piatto o rimescolati nella zuppiera pieni di salsa

Nella cucina partenopea vengono, generalmente, abbinati ai sughi di pesce (pensiamo al pacchero con le cozze), ai sughi di carne (pensiamo al pacchero alla genovese), al ragù, o riempiti di ricotta. I paccheri, lisci o rigati, sono un tipo di pasta tipica napoletana fatta con la farina di semola di grano duro. Hanno una forma che ricorda molto quella dei maccheroni ma di taglia gigante. Anticamente era il formato di pasta più consumato dai meno abbienti: pensate che 4/5 paccheri saziavano anche i più affamati. Ma perché questo nome così bizzarro? "Pacchero" è un termine che deriva dal greco antico (πας, “tutto", e χειρ, "mano") e ancora oggi viene utilizzato nella lingua italiana come “pacca", cioè “schiaffo a piena mano”. A Napoli vengono chiamati così (o anche “schiaffoni”) per via del rumore, simile a uno schiaffo, che fanno quando vengono versati dalla pentola nel piatto o rimescolati nella zuppiera pieni di salsa. All’origine del nome è associato anche un altro aneddoto molto divertente. Si racconta che agli inizi del ‘900 fu fatta una gara per creare un pennone gigante: è in questa occasione che venne creato il pacchero. In un pastificio di Gragnano, un giovane apprendista, sbagliando il taglio della pasta, diede vita a questo nuovo formato, oggi ritenuto tra i più buoni e famosi. Ma, essendosi trattato di un errore, per la sua negligenza il ragazzo ricevette uno schiaffo dal mastro pastaio. Da qui nasce il nome che tutt’oggi conosciamo.

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