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Applausi per de Giovanni e Lino Guanciale: “A Napoli devo molto, perché legata a Ricciardi e al teatro” | Video

Lo scrittore napoletano insieme a Guanciale protagonista della serie de Il commissario Ricciardi, presenta il ritorno del beniamino letterario con il romanzo Caminito, presentato con un reading accolto con grande affetto

“E’ un’enorme felicità essere qui a Napoli, al teatro Diana, per condividere con Maurizio de Giovanni l’uscita di Caminito essendo il commissario Ricciardi tra i personaggi a cui sono più affezionato” dichiara Lino Guanciale durante la nostra intervista che insieme allo scrittore napoletano ha presentato al pubblico lo sperato ritorno letterario di un personaggio amatissimo come Luigi Alfredo Ricciardi, che dopo la serie tv dove ha trovato corpo e anima in Guanciale ha quadruplicato la sua popolarità conquistando anche spettatori e lettori giovanissimi, anche loro a fare la calca per non perdersi la prima tappa promozionale di Caminito pubblicato da Einaudi.

Un’ovazione per Maurizio de Giovanni e per Lino Guanciale quando appaiono sul palcoscenico del Teatro Diana gremito per assistere al reading diretto da Annamaria Russo con le performance musicali di Marco Zurzolo, Carlo Fimiani e Marco de Tilla e la partecipazione di Maria Anita Carfora. Sono insieme per il grande ritorno di Ricciardi per presentare step by step la nuova storia di Ricciardi, i nuovi personaggi in cui si imbatterà nel corso di questa nuova indagine e, soprattutto, quelli che il pubblico adora come il brigadiere Maione, il travestito Bamibinella e la governante Nelide.

Tra una platea piena che vede persone di generazioni diverse unite dalla passione per il mondo Ricciardi, compaiono due volti che interpretano nella serie i personaggi più amati, Antonio Milo e Adriano Falivene, rispettivamente Raffaele Maione e Bambinella.

Dove siamo rimasti...

Caminito. Un aprile del Commissario Ricciardi, anticipa quello che potrebbe essere, verosimilmente, anche il destino televisivo di Ricciardi, Maione, Bambinella, l’anti fascita dottor Modo e avviene in uno dei luoghi più congeniali, il teatro. Del resto, per Guanciale, Milo, Falivene e anche per Enrico Ianniello, che veste i panni di Modo, il teatro è la loro casa e i loro personaggi hanno un imprinting teatrale.

“In Ricciardi c’è tanto di teatro. E’ un uomo abituato ad attraversare tutto da una certa distanza ma senza perdere alcun dettaglio degli altri esseri umani in un periodo storico complesso. Questo è un processo che generalmente un attore dovrebbe acquistare pari pari, per approcciare al mestiere mettendosi nei panni degli altri, osservandoli cercando di comprenderli empaticamente anche sospendendo il suo giudizio. Tutte cose che Ricciardi ha di suo e che fanno parte dell’imprinting teatrale che è quindi insito nel personaggio. Il background teatrale ha unito tutti noi partendo dal testo per non tradire la natura dei nostri personaggi, una cosa che si fa in genere in teatro. Di teatrale Ricciardi c’è proprio la sua visione del mondo. Metodologicamente, in genere, si costruisce partendo dalla lettera del testo che bisogna incarnare, trovando poi delle proprie soluzioni interpretative originali. In Ricciardi ho trovato un’assoluta sintonia del lavoro che in genere faccio in teatro” ci ha confidato Guanciale in una precedente intervista.

Lui ha sempre amato questo personaggio prima ancora che diventasse un caso letterario. Quando ha scoperto che sarebbe stato lui a incarnarlo in tv è partito proprio da ciò che gli hanno trasmesso quelle pagine da lettore. Si è basato sull’empatia innata di Ricciardi per entrarci dentro. Questo personaggio è diventato familiare per lui e quando quest’estate è ritornato sul set per essere di nuovo lui ha scelto di seguire il sentimento del rischio, status inevitabile per i cambiamenti che dovrà affrontare.

La parola cambiamento è la parola per definire il mood di Caminito. Il cambiamento è quello esistenziale che in 5 anni vive Ricciardi da quando è morta l’amata moglie Enrica lasciandogli la figlioletta Marta, la sua unica ragione di vita anche se teme che anche lei abbia la condanna de ‘Il Fatto’ ossia vedere e udire le ultime parole di persone vittime di morte violenta. C’è poi il cambiamento repentino del mondo che sta per vivere la tragedia della seconda guerra mondiale.

Siamo infatti nell’aprile del 1939, l’ultima primavera vissuta in pace prima dello scoppio del secondo conflitto. Il fascismo si è inasprito ancora di più con l’alleanza che si ventila tra l’Italia e la Germania di Hitler.

Il vento d’odio che soffia sull’Europa rischia di spazzare via l’idea stessa di civiltà. Sull’orlo dell’abisso, l’unico punto fermo è il delitto. Fra i cespugli di un boschetto vengono ritrovati i cadaveri di due giovani, stavano facendo l’amore e qualcuno li ha brutalmente uccisi. Le ragioni dell’omicidio appaiono subito oscure; dietro il crimine si affaccia il fantasma della politica. Con l’aiuto del fidato Maione, in ansia per una questione di famiglia, Ricciardi dovrà risolvere il caso e proteggere un caro amico che per amore della libertà rischia grosso.

In quest’atmosfera in cui i colori e gli odori di aprile assumono tinte inevitabilmente cupe per essere una primavera le note struggenti del tango sembrano essere le uniche adatte per dare sintonia. Ecco il tango Caminito che è anche la canzone preferita dell’indimenticabile Enrica.

Maurizio de Giovanni, padre di Ricciardi

“Niente parole, niente discussioni, niente domande e risposte. Ci sarà tempo per questo. Ora deve parlare il libro. Si devono regalare le suggestioni, le atmosfere fatte di parole, sì, ma anche di musica, di espressioni, di pause e di silenzi” ha annunciato Maurizio de Giovanni sui social anticipando come sarebbe stata la prima presentazione di Caminito. La musica è fondamentale per Ricciardi. Lo è sempre stata. Infatti, Caminito, si apre con dei chiari riferimenti alla musica.

Quattro anni fa Maurizio de Giovanni, aveva intenzione di chiudere il ciclo letterario di Ricciardi che però avrebbe continuato a vivere in altre forme espressive: le graphic novel della Bonelli (pochi giorni fa è uscita nelle librerie l’adattamento a fumetti di Rondini d’Inverno) e poi si attende la seconda stagione della serie che andrà in onda su Rai1 all’inizio del 2023.

Nella vita, mai dire mai. Come se fosse un vecchio amico, il commissario Ricciardi è tornato a trovarlo per continuare a raccontargli la sua storia, convincendolo, dopo quattro anni, a scrivere un nuovo romanzo.

Ed eccoci con Caminito. Ritroviamo dei personaggi umani, tutti d'un pezzo che fanno parte di un'epoca lontana, appartenenti a un'Italia che forse non esiste più, benché siano molto attuali per certi versi. Ritroviamo personaggi amatissimi come Maione e Bambinella che hanno avuto anche una vita propria a teatro con Mettici la mano.

"Tutti i personaggi sono vivi. Sono convinto che esistano realmente da qualche parte. Gli autori vanno solo a vedere cosa fanno. Così è per il mondo di Ricciardi,un mondo straordinario dov'è bello andare in viaggio" spiega Maurizio de Giovanni.

La dedica a Ischia

In questo momento di entusiasmo per festeggiare il ritorno di Ricciardi, non mancano riflessioni sulla sciagura che ha colpito Casamicciola, perché un po' d’isola non manca in Ricciardi.

Ischia c'è nell'ultimo episodio della serie. In queste ore così  drammatiche per l'isola dopo poi gli ultimi ritrovamenti di giovanissime vittime, lo scrittore fa sentire la sua voce.

"Ho molto dolore e molta rabbia" sostiene de Giovanni "dolore perché ci sono molti bambini, ragazzi e giovani sposi coinvolti. Lo spaccato di umanità rimasta vittima in questa tragedia è molto vicina a noi. La mia Rabbia, invece, è perché sarebbe stata una tragedia evitabile. Un terremoto colpisce in maniera inattesa, mentre una forte pioggia a novembre non è inattesa. Il dissesto  idrogeologico di quella parte di Ischia era stato ampiamente prevedibile. Si sapeva. Io mi auguro che chi debba pagare paghi ma che nel frattempo si mettano subito in atto delle misure per impedire che ciò succeda ancora".

Video interviste a:

Lino Guanciale

Maurizio de Giovanni

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