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Cultura

La Napoli melanconica di Lacci apre Venezia 77

Il regista Lucchetti insieme a Lo Cascio e Morante raccontano il film tratto dal libro di Starnone che inaugura il Festival, in un’edizione che diventa manifesto per la ripartenza del cinema nel mondo. Cate Blanchett commenta in italiano: “Siamo qui e ce l’abbiamo fatta"

Finalmente è arrivato il giorno dell'apertura della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia che mai come quest'anno è stato così attesa. Venezia 77 è il reale simbolo di una nuova normalità per l'industria del cinema internazionale che, di certo, deve convivere con il Covid ma che può svolgersi e andare avanti.

Da quando è stato annunciato il programma del Festival di Venezia è subito stato evidente il tono elegante e autoriale di questa edizione che ha come presidente della giuria la divina Cate Blanchett, una delle attrici più brave della sua generazione “Sembra quasi un miracolo essere alla Mostra. Dobbiamo essere coraggiosi, abbiamo tante sfide davanti a noi. Questa è una sfida globale. Siamo qui e ce l’abbiamo fatta” commenta in italiano l’attrice australiana due volte premio Oscar.

Forse un miracolo lo è per davvero visto che fino a cinque mesi fa si dubitava sul fatto che saremmo tornati a vedere i film riuniti in una sala, in piena sicurezza nel rispetto delle norme di prevenzione. In nome della condivisione e di un nuovo modo di vivere il cinema, il Festival di Venezia decide di aprire le sue porte in modo inedito, con la proiezione in diretta streaming, in 100 cinema di tutta Italia, della cerimonia di inaugurazione, che ha per madrina l’attrice Anna Foglietta: un evento fortemente voluto dall’ANEC, Associazione Nazionale Esercenti Cinema, che ha trovato immediata adesione nella Biennale di Venezia, grazie all’attenzione del Presidente Roberto Cicutto e del Direttore artistico della Mostra Alberto Barbera, e in Rai Cinema e 01 Distribution, che ha messo a disposizione dei cinema aderenti il film d’apertura di Venezia 77, Lacci, il film di Daniele Lucchetti tratto dal libro dello scrittore napoletano Domenico Starnone, considerato dal New York Times uno dei 100 migliori libri del 2017.

Una cerimonia che inizia con il ‘Tema di Deborah’ della colonna sonora di C’era una vola in America per omaggiare il musicista Ennio Morricone con l’orchestra diretta dal figlio del maestro, Andrea. Un’edizione che entra nella storia grazie alla tenacia di Barbera che è stato supportato da tutti i direttori dei festival cinematografici del mondo per riuscire a organizzarla senza rinviare neanche di un giorno. Nella Sala Grande ci sono pochi invitati e sul red carpet si sfila con tanto di distanziamento sociale e di mascherina che si tolgono solo per qualche scatto da regalare ai fotografi, in cui non si rilasciano interviste per evitare assembramenti.

La famiglia secondo Lucchetti nella Napoli degli anni '80

Per inaugurare la 77 edizione la Mostra del Cinema non punta sulla mega produzione estera ma su un film italiano, ambientato nella Napoli degli anni' 80 dove protagonista è una famiglia, con le sue contraddizioni e ferite. Al centro c’è una coppia sposata, Vanda e Aldo, in crisi da quando Aldo tradisce la moglie con Lidia. Il loro amore è ormai perso e invece di lasciarsi continuano a stare insieme lanciandosi recriminazioni, ricatti morali. Un grande risentimento che Aldo e Vanda si riversano addosso con il passare degli anni, senza risparmiarsi contraccolpi emotivi che incidono anche sulle vite dei loro figli, Sandro e Anna. La storia del legame di una famiglia disfunzionale, che diventa una fotografia su come si può restare uniti quando l'amore non c'è più, narrando di una coppia che continua a restare insieme per rancore, per vergogna, nel folle tentativo di tener fede alla parola data cercando di riunire i cocci rotti.

Lucchetti, insieme allo stesso Starnone e allo sceneggiatore campano Francesco Piccolo, adatta un libro dove il linguaggio è primario tanto che anche nel film i dialoghi sono potenziati realizzando un film di parola.

"Con Francesco Piccolo non abbiamo avuto paura nello scrivere un film che fosse basato sulla parola. Era un libro con una storia che mi dava l'opportunità di identificarmi con tutti i personaggi. Ho cercato di mantenere sempre in azione e in tensione ciò che avviene in scena. C’è una forte paura che è presente nei sotto testi soprattutto nel lavoro fatto con gli attori i quali hanno creduto alla verità di questi personaggi. Abbiamo cercato di dare vitalità a ciò che è nascosto che è forse più importante rispetto a ciò che non è detto o mostrato,lasciando volutamente dei buchi allo spettatore per far rispondere da solo a delle domande sollecitate vedendo il film" dice Daniele Lucchetti da Venezia dove Lacci è stato visto in anteprima mondiale fuori concorso, contribuendo a dare al film, che uscirà il 1 ottobre, un volano per il suo lancio internazionale .

E’ un film che gioca in sottotono per non dare troppi stimoli sensoriali agli spettatori, senza assalirli con troppi mezzi espressivi. Una scelta precisa del regista: “È un copione che ha pochissima trama, è un film composto sulle azioni che accadono in scena, legate alle emotività con duelli verbali che partono dai ragionamenti di Vanda che raggelano. Ci siamo preoccupati di concentrarci su ciò che accade e non sullo svolgersi ed evoluzione della trama.”

Un cast all star

Girato in una Napoli melanconica, quasi letteraria, Lacci è un film che vuole fare un ritratto realistico della famiglia, senza strappare sorrisi, ma che vuole essere vero senza fare sconti. Ci sono personaggi irrisolti, attorcigliati dai lacci dei rapporti di coppia; dei rapporti tra genitori e figli e quelli tra fratelli. Per interpretarli Daniele Lucchetti sceglie un gruppo di attori stellare: Luigi Lo Cascio e Alba Rohrwacher (Aldo e Vanda giovani); Laura Morante e Silvio Orlando (Vanda e Aldo in età matura. Silvio Orlando ha già interpretato Aldo nella versione teatrale di Lacci) Giovanna Mezzogiorno e Adriano Giannini (sono Anna e Sandro, i figli adulti della coppia che portano con loro le cicatrici di quelle liti furibonde dei genitori e i traumi di quel cappio familiare); Linda Caridi (Lidia la donna di cui Aldo si innamora mandando a rotoli un matrimonio che Vanda irrazionalmente si ostina a tenere in piedi anche dopo).

Al Lido per presentare Lacci ci sono Luigi Lo Cascio, Laura Morante, Adriano Giannini e Linda Caridi

“I personaggi fanno delle scelte abbastanza crudeli. Sono persone che sentiamo, che in qualche modo ci riguardano. Possono essere personaggi che facilmente possiamo incrociare nella vita – spiega Luigi Lo Cascio - Il libro di Domenico Starnone è sintetico, di poche pagine ma che parla di nodi emotivi e moventi dei personaggi raccontati in decenni. Senza essere didascalici si è andati alle motivazioni dei personaggi ancora più a fondo. Hanno delle spinte egoistiche, sono incapaci di contemplare le sofferenze che generano. Gli egoisti, infatti, non tengono conto dei problemi che causano o delle rinunce che gli altri fanno. Il mio personaggio alla fine soccombe”.

Lo Cascio racconta che per preparare i loro personaggi lui e gli altri componenti del cast sono spesso ricorsi al libro di Starnone per capire il suo punto di vista riguardo il loro modo di agire: “È un film sugli abbandoni e sui ritorni che poi è il nocciolo narrativo del film dove noi attori abbiamo ricercato i moventi dei personaggi, tra di noi abbiamo avuto bisogno di capire i motivi per i quali si comportano così. Con Alba è bello lavorare, è una compagna fantastica dimostrando di esserci sempre. Adriano, Linda, Laura e io siamo stati fortunati a giocare con attori straordinari come lei, Silvio Orlando e Giovanna Mezzogiorno”.

Per Laura Morante, che interpreta la Vanda anziana, è toccante essere a Venezia in un’annata che va oltre la promozione del film. “Essere alla Mostra quest’anno con Lacci significa dare un segnale dell’esistenza dell’industri cinematografica, nonostante le difficoltà”. Riguardo il suo personaggio, Vanda è una donna sconfitta come Aldo: “E’ la storia delle sofferenze di Vanda e di suo marito Aldo, uniti da un legame vendicativo e autolesionistico. Nessuno di loro ha torto o ha ragione. C'è una sofferenza nel loro ostinarsi a stare insieme che trasforma in un mattatoio generale. Non sono come Vanda e fino a un certo punto condivido le sue scelte. Bisogna cambiare e incoraggiare le forme dell'amore che cambiano, altrimenti è una battaglia persa".

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