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Venerdì, 19 Aprile 2024
L'intervista

Miriam Candurro presenta il suo nuovo romanzo: “La settima stanza? Un luogo dell'anima”

L'autrice ne ha parlato a Napolitoday spiegandone la genesi e raccontando la sua fascinazione per le seconde possibilità

“I personaggi in questo libro fanno esattamente l'opposto di quello che speri facciano. Ma lo fanno perché sono veri”. Basterebbe questa frase per invogliare un lettore curioso a leggere il nuovo romanzo di Miriam Candurro, “La settima stanza”. Edito da Sperling & Kupfer, è uscito da qualche settimana e sta raccogliendo un successo di pubblico e critica che toglie l'etichetta alla Candurro di “attrice prestata alla scrittura”. Il romanzo è ambientato in un paesino inventato della Puglia, San Falco, dove Giovanni, il protagonista è costretto a tornare per risolvere una rogna di familiare. Dopo 20 anni deve vendere un piccolo albergo con sette stanze. Un appuntamento con il notaio preso mesi prima lo porta ad arrivare nel borgo pugliese il 22 marzo 2020, il giorno prima del decreto che vietava lo spostamento delle persone tra le regioni a causa della pandemia. La costrizione, come spesso accade, diventa un'opportunità. Rivede Anna, suo vecchio amore, che gli fa tornare alla mente il motivo per il quale aveva tagliato i ponti con il passato. Un passato segnato da una vicenda di violenza che aveva toccato la vita di quel paesino.

Il romanzo, scritto proprio durante il lockdown da Candurro, vive di continui flashback e di una doppia voce narrativa affidata ai due protagonisti della storia. Ha come tema portante quello delle seconde opportunità “che mi ha sempre affascinato – confida a Napolitoday l'autrice-. Ho sempre pensato che quella è la vita che solo noi possiamo immaginare e per questo la carichiamo di significati e possibilità che nessuno può restituirci”. Dopo il tour de force durante i mesi del primo lockdown, la storia è stata lasciata lì a sedimentare per poi essere ripresa dall'autrice che l'ha portata in libreria. Un processo creativo diverso ma con molti punti di contatto da quello che si trova a vivere ormai da anni nella sua carriera decennale di attrice.

“Il processo ha qualcosa di quello attoriale. In realtà quando recito provo a immergermi nell'emozione che devo raccontare e poi ci lego le battute scritte per rappresentarle al pubblico. In questo caso le battute, i dialoghi o le descrizioni dovevo crearli attraverso il mezzo della scrittura”. La settima stanza è il secondo libro di Candurro dopo “Vorrei che fosse già domani” scritto a quattro mani con Massimo Cacciapuoti per Garzanti. “Ci sono pro e contro nell'essere unica autrice. C'è sicuramente una libertà maggiore ma c'è anche la paura nell'essere sola. La cosa bella è stata lasciarmi andare e vedere come i personaggi prendessero la loro strada anche al di là del percorso che avevo inizialmente pensato per loro. Questo però li ha resi veri e credibili”.

Da donna e artista Candurro ha poi parlato del tema della violenza sulle donne esprimendo la convinzione che “purtroppo in alcuni posti del nostro Paese, soprattutto nei piccoli paesi, temo che sia cambiato poco rispetto al passato. Mi confortano però le nuove generazioni e l'attenzione con la quale viene parlato loro di questo tema. Sono sicura che i miei figli reagiranno in maniera diversa alla violenza”. La dipendenza dalla “droga della scrittura” sta portando l'autrice a immaginare una nuova storia, probabilmente tutta al femminile ma per ora è solo un progetto in divenire. Nel brevissimo tempo, invece, c'è il tour di presentazioni che l'ha portata nella libreria “Io ci sto” al Vomero insieme a Francesco Della Calce e questa sera a Sorrento e che proseguirà nelle prossime settimane in giro per l'Italia.

Miriam Candurro da Io ci sto

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