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"Ho vissuto l'emergenza Covid in solitudine, ma il calore dei fan mi ha commosso": intervista a Tony Tammaro

L'artista napoletano ha pubblicato la sua prima biografia "Io, Tony Tammaro", dove ripercorre la sua carriera. Dai battibecchi con suo padre dopo l'uscita del primo disco sino agli esordi nel cinema. Con un'anticipazione sul futuro

Un antidepressivo naturale senza effetti collaterali. E' così, da sempre, Tony Tammaro, artista a tutto tondo, che con le sue canzoni dissacranti (scrive sia testi che musiche da sempre) ha ritratto con maestria l'essenza del "tamarro" (ma non solo) nei suoi costumi e nelle sue abitudini.

Nella sua prima fatica letteraria "Io, Tony Tammaro" (Graus Edizioni), scritta con il giornalista e psichiatra e psicoterapeuta, Ignazio Senatore, ha aperto il cassetto dei propri ricordi con aneddoti succosi, senza perdere la solita irriverenza che da sempre lo contraddistingue. 

- Tony Tammaro, nella biografia hai raccontato a cuore aperto la tua vita e la tua carriera, davanti ad uno psichiatra e giornalista. Com'è andata?
"E' stata dura, Senatore disse che mi voleva fare alcune domande, invece è stato quattro ore.

- Avevi remore sulla biografia?
"Avevo delle riserve, è un po' secciatoria la biografia. Mi era già stato chiesto ma volevo prima finire la mia vita. Ma Senatore è stato convincente e diciamo che ho raccontato la prima parte della mia vita".

- Tuo padre musicista, Egisto Sarnelli, cosa avrebbe pensato del libro?
"Papà sarebbe stato contento di questa biografia. Avrebbe apprezzato. Non gli è piaciuto il primo disco, mi disse 'che hai combinato con questa voce sguaiata'. Gli risposi che interpretavo un personaggio e cantavo di proposito con voce nasale. Ma non lo convinsi, mi disse che l'avrei pagata. E infatti..."

- Però hai avuto e stai avendo una carriera brillante, non ti puoi certo lamentare.
"Meglio infatti una carriera lunga che un grande successo nel breve periodo, l'ho sempre pensato".

- Chi è il "tamarro" oggi? Come è evoluto in questi decenni?
"Oggi pure i tamarri sono politicamente corretti. Buttavano le cartacce a terra, mentre ora nel cestino. Non si mettono il casco sul motorino dopo 25 anni dalla legge uscita, pure pericoloso. Non capisco il perchè".

- Qual è stata la tua più grande soddisfazione lavorativa finora?
"La più commovente è stata fare uscire un ragazzo dal coma, dopo che aveva ascoltato le mie canzoni. Era caduto dal motorino..."

Il più grande rimpianto?
"Non ne ho, sono anomalo. Festivalbar, Sanremo, qualcuno direbbe, ma non mi hanno mai interessato, diventi famoso  una stagione ma poi sparisci".

- Il sogno nel cassetto? Più cinema o più canzoni?
"Il cinema è stato uno scherzo. Sto scrivendo un romanzo. Sto raccontando una storia, non è la solita storia di tamarri. In 300, 400 pagine ci si può esprimere di più rispetto ad una canzone che è grande come un foglio A4".

-Anticipazioni sul prossimo romanzo?
"Si parla di Napoli, dei luoghi che ho conosciuto nella mia vita. Si parlerà di qualcosa in una maniera in cui non ne ha parlato nessuno finora. Come ho fatto ad esempio con la 127, nessuno aveva mai scritto una canzone su quest'auto".

- Come hai vissuto l'emergenza Covid? Il tuo live in streaming su Facebook ha fatto numeri da record...
"Sono quello che ha fatto più ascoltatori tra tutti coloro che si sono cimentati nei concerti live. E' stato unico momento di gioia, mi commuovevo. Ho sentito grande calore. Ho vissuto l'emergenza Coronavirus nella solitudine più assoluta. Per paura di mischiare i parenti sono rimasto un mese da solo nello studio di registrazione. Vedevo Padre Pio, la Madonna. Vedevo nello specchio solo me, ho capito innanzitutto chi ero io. Ho fatto attenzione lavorando ad evitare di scrivere roba depressiva, visto che tutti un po' lo siamo stati".

-Hai ancora aspirazioni nel mondo del cinema dopo "La parrucchiera" e "Achille Tarallo" o sono state solo parentesi?
"Se mi dovessero chiamare è sempre un piacere. Nel cinema sei coccolato in tutti i modi, truccatori, parrucchieri. Ti infilano anche la giacca, c'è una persona apposita che lo fa".

-Se potessi scegliere tu, che tipologia di personaggio vorresti interpretare? Di nuovo un cattivo ad esempio?
"Ci ho preso gusto. In Achille Tarallo facevo il cantante, però pensandoci è stato bello fare il cattivo. Farei qualsiasi cosa che non penserei mai di essere nel mondo reale, un camorrista, l'astronauta, qualsiasi cosa che non ha a che fare con il mio lavoro di cantante".

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