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Cultura

Alla riscoperta della musica napoletana perduta

La Fondazione Bideri diffonde su 45 giri un capolavoro dimenticato di Vincenzo Russo, autore di ‘I’ te vurria vasà’. A interpretarla la cantante Francesca Fariello

Incidere su vinile un classico della musica napoletana caduto nell’oblio composto da Vincenzo Russo, autore di ‘I’ te vurria vasà’ potrebbe essere un azzardo, eppure per la Fondazione Bideri è un’opportunità per unire la magia fisica del 45 giri alla valorizzazione di un repertorio musicale sconosciuto dai posteri. Per farlo la Fondazione ha due obiettivi principali: rendere di nuovo fruibile un repertorio ormai dimenticato, soprattutto per l’assenza di incisioni, e poi avvicinare le nuove generazioni alla canzone classica napoletana, in primis ai suoi autori più rappresentativi. Fondamentale per l’operazione di divulgazione e recupero del nostro patrimonio musicale è il digitale sia per “fissare” la memoria recuperata che per favorire la conoscenza. 

Complice perfetta per la mission della Fondazione Bideri è la cantante Francesca Fariello che diventa la voce per questo progetto di recupero della memoria. “È stata una vera epifania musicale. Con Francesca Fariello, stavamo lavorando sul repertorio meno noto di Vincenzo Russo quando ci siamo imbattuti in Fronn’ ‘e rose. Leggere il testo e decidere di registrarla è stato un tutt’uno”, spiega Antonio De Guglielmo, ideatore e coordinatore della parte editoriale della Fondazione e sottolinea che dopo il brano di Russo, nel 2020 sono già a lavoro per portare alla conoscenza di un pubblico più giovane le opere di altri artisti. “Entro giugno 2020 pubblicheremo almeno un’altra ventina di canzoni “ritrovate”, tra gli altri brani di Capurro e Salvatore di Giacomo finiti immeritatamente nel dimenticatoio. Non escludiamo altre pubblicazioni su vinile, sicuramente continueremo a combinare l’emozionalità tattile e visiva del vinile con la funzionalità dell’ascolto digitale per una modalità di fruizione contemporanea”.  

Stampato su vinile con etichetta Gennarelli Bideri, ‘Fronn’ ‘e rose’ è interpretato dalla Fariello con il solo accompagnamento del piano, nel rispetto della versione pubblicata nella Piedigrotta Orpheus 1902. Il 45 giri può essere ascoltato anche via smartphone scansionando il QR code associato. 

Francesca, partiamo dalla scommessa del progetto incidere su 45 giri un classico napoletano che non è conosciuto dalla massa. La mission è portare alla ribalta una canzone dimenticata su un supporto che a piano piano sta ritornando, cosa sperate di trasmettere ulteriormente?

"L’amore per la musica, per la poesia, per la cultura è stratificata nei secoli di storia di una città come Napoli: questo progetto di archeologia musicale, per me, ha lo scopo di ricostruire storiograficamente ciò che manca alla storia ufficiale della canzone napoletana. È il caso di un capolavoro come Fronn’’e rose: tutti conoscono I’ te vurria vasà di Vincenzo Russo ma non conoscono gli altri tesori nascosti di grandissimo valore compositivo e poetico, che si spera possano essere riproposti da grandi interpreti contemporanei e dei secoli a venire. Per esempio, mi sono emozionata a donare il 45 giri a un grandissimo interprete come Peppe Servillo. Il sogno più grande è quello riportare alla luce un canto zittito dalla polvere e donarlo a tutti. Perché la musica è una cosa che è nata in cielo ma è patrimonio dell’umanità".

Quando ti hanno proposto l’idea qual è stato il primo pensiero?

"Prima è arrivata l’emozione e poi il pensiero! Si può soltanto immaginare cosa rappresentino centinaia di spartiti antichi, lettere autografe scritte secoli orsono, agli occhi di chiunque, ma in particolare per chi si occupa di storia antica: attualmente sto proseguendo il mio percorso accademico presso un’Università francese con un dottorato in archeologia e storia antica e lavoro ad un progetto di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università degli Studi di Napoli Federico II per la valorizzazione del patrimonio artistico culturale e musicale della Campania. Se a tutto ciò s’ aggiunge il fatto che il canto è la mia “prima lingua” e che ho intrapreso un percorso musicale dalla primissima adolescenza diventa tutta un’emozione incontenibile. Quando per la prima volta mi sono state aperte le porte dell’Archivio della Fondazione Bideri sono rimasta lì con il cuore pieno di stupore a sentire il profumo della carta di quegli spartiti antichi".

Come ti sei avvicinata a Fronn’ ‘e rose?

"Vincenzo Russo è la risposta. Anni fa è cominciata la collaborazione con la Fondazione Bideri e ho interpretato e tradotto in cinese e in inglese il testo di I’ te vurria vasà scritto appunto da Vincenzo Russo. Dalla delicatezza e dalla profondità un po’ struggente della sua poetica ho iniziato un tale processo di avvicinamento che gli ho persino dedicato un racconto letterario che sarà pubblicato in una raccolta di racconti che fa seguito al volume “Emozioni. Esperienze e Colori” a cura di Serena Ammendola della OXP – Orientexpress, la casa editrice indipendente de l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” al quale ho avuto il piacere di partecipare! Vincenzo Russo è un artista che merita di essere celebrato, cantato e letto per l’eternità".

Il disco è stato concepito in chiave phygital per unire la sensibilità tattile e visiva del vinile con la funzionalità dell’ascolto digitale. Tu però in questo caso ti sei trasformata anche come ricercatrice per approfondire l’aspetto filologico dell’operazione. Come è andata?

"La scelta delle partiture è stata dettata anche dalla voglia di mettere prima di tutto in luce capolavori sconosciuti di autori e compositori celebri e spero continuerà con la “scoperta” di composizioni di autori meno celebri. Approcciarsi a degli spartiti antichi, anche soltanto toccarli, prevede una predisposizione e un contatto particolarmente sensibile e delicato. Lo stesso approccio è stato applicato durante lo studio delle partiture, dei testi e delle registrazioni con il pianista Antonio Gillo. Siamo dovuti entrare in contatto con melodie senza tempo ed è stato necessario dimenticare di vivere in un tempo determinato. Cantare il suono di questi testi mi ha persino fatto scoprire un livello sensibile che non conoscevo di me come interprete. Le partiture erano più importanti di noi. Dovevamo essere il più filologici possibile per comunicare il messaggio antico di quelle composizioni". 

Dopo questa esperienza cosa ti attende?

"Ancora tanta musica, tanta ricerca e tanto studio. È il percorso che ho scelto: croce e delizia, ma è l’unica Via che mi permette di vivere in contatto con me stessa. Spero di essere fortunata così come per questo progetto in cui questi diversi pilastri della mia vita si sono incastrati magicamente in un’unica opera monumentale dando vita ad una visione più unitaria dei miei diversi percorsi".

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