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Cultura Chiaia / Largo Sermoneta

La Fontana del Sebeto, omaggio al fiume dove fu immerso Masaniello

Originariamente collocata in via Cesario Console, oggi domina il mare da Largo Sermoneta

Porta la firma di Cosimo Fanzago la progettazione della Fontana monumentale del Sebeto, poi eseguita dal figlio Carlo con la collaborazione di Salomone Rapi. Costruita nel 1635 per volere del vicerè Emanuele Zunica e Fonseca, è posizionata davanti al mare, a Largo Sermoneta, soltanto dal 1939, anno in cui terminò la colmata che oggi corrisponde a via Caracciolo. Originariamente, infatti, era collocata nell’attuale via Cesario Console: quella che un tempo era la strada in onore del vicerè Enrico di Gusman che aveva ridisegnato la geografia della zona di Santa Lucia e che perciò fu chiamata strada Gusmana (ancora prima, era la vecchia rua dei Provenzali). Lì restò fino al 1899, quando fu smontata e portata nei depositi comunali.

Tre vasche in marmo poggiate sulla base in piperno: su una delle tre, quella centrale si ergono due mostri marini dalle cui bocche sgorga l'acqua. Il monumento è costruito intorno alla figura di una figura maschile anziana, distesa sul fianco destro, simbolo del fiume Sebeto che un tempo scorreva nel cuore dell'antica Neapolis. Il suo antico nome greco era Sepeithos, traducibile come "andar con impeto". Nasceva dalle sorgenti della Bolla, alle falde del Monte Somma: verso la fine del Medioevo, il suo corso già cominciava ad essere ridimensionato a causa dello sviluppo urbanistico della città; i documenti storici ci raccontano che nel 1340 Petrarca si era recato a Napoli alla ricerca del fiume spinto dai riferimenti fatti in epoca romana da Virgilio, Tito Livio, e Stazio, ma che il fiume era ormai ridotto a poco più di un rigagnolo. Probabilmente, quando Cosimo Fanzago progettò la fontana, il Sebeto era già del tutto scomparso, anche se viene citato nella storia di Masaniello scritta da Tommaso de Santis. Sembra infatti che il cadavere del rivoluzionario, morto nel 1647, sia stato immerso proprio nelle sue acque: "Quivi lo rizzarono, e lavato che l'ebbero al Sebeto, lo portarono a Port'Alba".

Il monumento termina in alto con gli stemmi del re di Spagna (al centro) e ai lati quelli della città di Napoli e del vicerè. Alle due estremità della fontana altrettanti obelischi piramidali con globo e stelline, di cui oggi non resta traccia (se ne ha memoria perché la Fontana fu descritta in modo dettagliato da una tavola del 1725 di Parrino). Non essendo più addossata ad un muro, una volta collocata in Largo Sermoneta fu necessario progettarne una facciata posteriore, lasciata liscia, sulla quale venne sistemata un’epigrafe: "Questa fontana eretta nel 1635 dalla salita del Gigante rimossa nel 1900 risorge in riva al mare di Posillipo a cura dell’Amministrazione Podesterale nel 1939-XVII". La salita citata altro non era che un altro nome della strada Gusmana.

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